Politica
Vannacci: "Non mi dimetto da generale". Procedimento disciplinare? Il suo avvocato: "E' sereno"
La precisazione di Giorgio Carta, difensore dell'ufficiale in riferimento ad una notizia pubblicata oggi da Repubblica in merito ad altro fascicolo aperto legato alla pubblicazione del secondo libro di Vannacci
Vannacci: "Non è improbabile che un giorno io possa tornare al servizio militare attivo"
"Ora il mio servizio alla Patria continua con una veste diversa". Lo spiega l'eurodeputato della Lega e generale Roberto Vannacci in una lettera al Corriere della Sera in cui replica al giornalista Carlo Verdelli. "In merito al suo suggerimento di dimettermi dall'Esercito, preciso che nessuna legge o normativa mi impone di farlo - prosegue -. Non mi risulta, peraltro che, in passato, siano state richieste le dimissioni di altri militari o magistrati che hanno espresso pubblicamente le loro idee o che hanno partecipato attivamente alla vita politica del Paese". "Non è improbabile - aggiunge Vannacci -, che un giorno io possa tornare al servizio militare attivo". Il generale chiarisce poi nella lettera il suo riferimento alla Decima Mas molto criticato, prima del voto alle europee. "Tra i ranghi dell'odierna Marina Militare esiste un reparto erede delle tradizioni, del valore, del coraggio e delle gesta eroiche di quella gloriosissima unità della Regia Marina - racconta -, che operò colando a picco un tonnellaggio di naviglio nemico superiore a quanto l'intera Marina non avesse fatto dal '39 al '43. Quella è la Decima al cui valore con deferenza mi inchino. Ogni altro riferimento sarebbe totalmente arbitrario e lo respingo al mittente. Sconfortante, inoltre, constatare che ai giovani di oggi i nomi di questi eroi siano quasi sempre sconosciuti". "Ribadisco anche che non considero 'fascista' un'offesa, ma, tutt'al più, un giudizio politico che, come tale, rispetto", conclude.
Legale Vannacci: "Sereno per nuovo procedimento disciplinare"
"In riferimento alla notizia apparsa oggi sulla stampa, si precisa che il generale Roberto Vannacci affronta il nuovo procedimento disciplinare in questione con l'assoluta serenità e la consapevolezza di chi ha sempre agito nel rispetto delle regole e delle procedure previste dall'ordinamento militare. Confida pertanto che la correttezza e l'integrità che da sempre contraddistinguono il suo operato saranno nuovamente riconosciute dalle autorità competenti". Lo riferisce in una nota l'avvocato Giorgio Carta, difensore dell'ufficiale, in riferimento ad una notizia pubblicata oggi da Repubblica in merito ad altro fascicolo aperto legato alla pubblicazione del secondo libro di Vannacci. "Allo stato attuale, i dati disponibili sul procedimento sono limitati, in quanto non è stato ancora fatto accesso alla relativa documentazione. Tuttavia, è possibile affermare con convinzione, ancor più rispetto al precedente procedimento disciplinare, che il generale Vannacci non ha trattato nemmeno nel secondo libro argomenti riservati di servizio e non è quindi incorso in alcuna violazione dell'articolo 1472 del Codice dell'Ordinamento Militare, il quale stabilisce i limiti entro cui un militare può esprimersi pubblicamente - continua il legale -. Considerando che la questione è strettamente legata al servizio, non è possibile fornire ulteriori dettagli sul procedimento al di fuori delle sedi istituzionali competenti. Ogni chiarimento verrà dato nelle sole sedi preposte. Piuttosto, sorprende che la stampa sia a conoscenza di un procedimento disciplinare in corso, di natura spiccatamente interna, trattandosi questa certamente di notizia riservata, mai divulgata dall'interessato e a conoscenza dei soli funzionari pubblici direttamente interessati per ragioni di ufficio. Si auspica pertanto che venga mantenuto il necessario riserbo su questioni così delicate, nel rispetto della trasparenza e della correttezza che devono contraddistinguere la materia disciplinare. Si precisa, infine, che, così come per il primo procedimento, ogni eventuale sanzione sarà impugnata nelle opportune sedi giurisdizionali nazionali ed europee, essendo nuovamente in discussione la libertà di manifestazione del pensiero".