Virginia Raggi, da mammina a mantide: Salvatore Romeo, quarto uomo eliminato
Virginia Raggi: da “quattro amici al bar” a “quattro amici in procura”
Virginia Raggi è di nuovo indagata per abuso d’ufficio in concorso con uno dei suoi uomini di riferimento, Salvatore Romeo. In rete dilagano i meme in cui i “quattro amici al bar” vengono dileggiati come “quattro amici in procura”. È al centro c’è sempre lei, Virginia, unica donna attorniata da un manipolo di uomini che, non appena l’avvicinano, finiscono in disgrazia. E, alla loro caduta, pur essendosi avvalsa e aver giovato delle loro competenze e capacità, dopo averli avvolti nel manto del suo funebre potere, la “Dolce Virgy” li scarica come scorie nucleari. Ovviamente, quando non è lei stessa a contribuire ad affossarli.
Il primo uomo a cadere vittima del "bacio mortale" di Virginia è Marcello De Vito, suo ex collega consigliere comunale nel periodo 2013-2016 e primo rivale nella corsa delle primarie interne al m5s. Se dobbiamo dare retta alle chat segrete pubblicate in esclusiva per affaritaliani.it, la Raggi è stata parte integrante e principale beneficiaria di quel “Dossier De Vito” che ha stroncato la possibilità di quest’ultimo di diventare candidato sindaco per il Movimento Cinque Stelle. Primo uomo eliminato.
In campagna elettorale la Raggi si presentava come una dolce mammina di un figlioletto e felice moglie di Andrea Severini, regista radiofonico. Ma dopo l’insediamento, la narrazione della famigliola felice non serviva più e si scoprì che i due erano separati da tempo. Severini scrisse una lettera accorata a Virginia, ma quest’ultima neanche lo degnò di considerazione. Come prosegue a fare imperterrita, malgrado quello continui ancora oggi a difenderla a spada tratta con le unghie e con i denti. Secondo uomo eliminato.
Fin dai primi giorni da sindaca, emerse che la prima cittadina era circondata dal cosiddetto “Raggio magico”, composto da lei, Daniele Frongia, attivista del m5s come lei, Salvatore Romeo, funzionario comunale che collaborava con loro dal 2013, e Raffaele Marra, uomo dal passato scomodo per il Movimento, ma con una tale serie di competenze e titoli da mangiarsi tutti quanti in un sol boccone.
Nella deriva progressiva della sua amministrazione, dopo aver elargito loro cariche altisonanti o stipendi faraonici, Virginia si attacca ai tre, e in special modo a Marra e Romeo, come la vampira Catherine Deneuve alle sue vittime nel film “Miriam si sveglia a mezzanotte”. I vertici grillini, la base e la nemica di sempre Roberta Lombardi protestano e cercano di distruggere quel sodalizio, ma Virginia non demorde. Solo quando l’arresto di Raffaele Marra scuote come un terremoto la giunta, la sindaca è costretta a cedere ai diktat di Grillo e dei detrattori interni. Romeo viene allontanato, Frongia ridimensionato e Marra, recluso a Regina Coeli, viene scaricato tout court. Quello che prima era l’insostituibile e preziosissimo braccio destro, diventa una sorta di "persona non grata" da rinnegare in tutto e per tutto e, fra un sorriso di circostanza e un battito di ciglia, la sindaca lo liquida come un “errore di valutazione”. Peccato però che abbia avuto parecchio tempo per valutarlo, e peccato che Raffaele Marra sia stato cruciale per la sua elezione. Ma Virginia non ha scrupoli. Terzo uomo eliminato.
Pur allontanato dalla giunta, Salvatore Romeo continua ancora oggi a restare fedele alla sindaca, che tuttavia ne smentisce ogni dichiarazione (quella delle cimici, per esempio) fino a dirsi “sconvolta” quando apprende, a suo dire, delle polizze intestate a suo nome dal suo ex fido collaboratore, valutando anche una possibile denuncia nei suoi confronti. Per citare un film di culto, Romeo deve morire. Quarto uomo eliminato.
L’unico sopravvissuto, per ora, a questa strage di maschi è Daniele Frongia, che – da vicesindaco – è stato ridimensionato ad assessore allo Sport e che, da allora, è praticamente svanito dalla ribalta mediatica. Sarà lui la prossima vittima della mantide Virginia? Per ora non ci è dato sapere, ma come nei migliori thriller che si rispettino, dal carcere Raffaele Marra minaccia di parlare e di far cadere tutto. E sarebbe forse un giusto contrappasso se fosse proprio uno dei suoi uomini usati e poi gettati, il più intelligente e pericoloso di tutti, colui che più ha contribuito a portarla al trionfo, a far cadere definitivamente la Mantide del Campidoglio.