Politica

Vittorio Di Battista il Federale di Viterbo

Il percorso politico di Vittorio Di Battista, fascista dichiarato

Vittorio Di Battista (75) è il padre del famoso Alessandro Di Battista, il volto rassicurante del M5S quello che dovrebbe contrastare l’ascesa di De Vito.

Ma torniamo al padre.

Vittorio dice di non essere di destra ma fascista ed in effetti ha fatto tutta la sua modesta carriera politica nell’ Msi (dove fu pure consigliere comunale a Civita Castellana agli inizi degli anni ’60) poi in Alleanza Nazionale, con un breve passaggio in IdV, e poi in formazioni di estrema destra minori come il Fronte Nazionale di Tilgher, legate all’estremismo romano.

Imprenditore della ceramica (attività molta diffusa nella zona) non ha mai nascosto il suo pensiero politico.

Personalmente lo ricordo come frequentatore di Italia dei Valori agli inizi del 2000 in cui veniva delegato da Di Pietro anche a trasmissioni di un certo peso a Radio Radicale.

Nel 2001 prese il 2.7% per IdV nel collegio di Viterbo Lazio 2 per la Camera dei Deputati.

https://it.wikipedia.org/wiki/Risultati_delle_elezioni_politiche_italiane_del_2001_(Camera_dei_deputati)

Faceva parte di quella componente fascista di IdV che c’è sempre stata nel partito e che all’inizio vedeva l’appoggio anche di Pino Rauti alle manifestazioni pro Mani Pulite.

In ogni caso Di Battista mi sembrò perfettamente inquadrato ed inquartato nel ruolo di uomo tutto ordine e legge secondo un certo stereotipo giustizialista di destra, come del resto è sempre stato anche Antonio Di Pietro, al di là delle mirabolanti “passeggiate spaziali” a sinistra che lo portarono alla distruzione del partito.

Vittorio è un anti - capitalista e un anti - globalista perpetuando il minestrone ideologico del fascismo le cui origini socialiste e la successiva evoluzione nazionalista e di “destra” hanno sempre prodotto un misto di ribellismo giustizialista e contemporaneamente profonda compartecipazione al potere istituzionalmente inteso.

Il figliolo è venuto su con tutte queste contraddizioni (da qui il suo impegno no - global fintamente di sinistra) e non poteva non essere intercettato da Grillo; se avesse avuto qualche anno in più lo si sarebbe potuto trovare con Di Pietro come, inutilmente, aveva tentato di fare il padre.

Infatti, ad un certo punto Vittorio Di Battista capì che in IdV non era aria e che al partito di Di Pietro serviva solo un po’ di classe dirigente politica minimale che servisse a radicarsi un po’ sul territorio e che lo scollamento tra quanto si predicava e quanto si faceva stava esponenzialmente aumentando già allora.

Dunque Di Battista senior levò rapidamente le tende e tornò nell’alveo della destra fascista di nicchia; una specie di vezzo da esibire nelle serate a vino rosso e salsicce in quelle terre viterbesi fredde e ventose.

Poi la comparsa di Grillo che di Di Pietro è la scientifica evoluzione (anche se il comico genovese non lo abbia mai voluto far salire a bordo nonostante grandi scappellamenti di amicizia) attirò la sua attenzione ma solo ideologica e non militante in senso stretto.

Curiosamente la scorsa estate a Palermo alla festa del M5S ha detto che suo figlio non ha i numeri per fare il leader come ha invece Di Maio.

Per Vittorio il figlio Alessandro è invece “uomo di popolo” più che leader. Forse una proiezione dettata dalla sua esperienza politica.

Se questi sono gli endorsement per i figli è comunque meglio farne a meno.