Roma

Bocce avvelenate, la Fib contrattacca: “Rizzoli vuole influenzare i giudici"

Il segretario della Federazione Bocce, Riccardo Milana, risponde alle accuse: “Solo Un polverone prima della scadenza elettorale. Aspettiamo i giudici”

di Valentina Renzopaoli

Bocce avvelenate, la story che scuote la Federazione Italiana Bocce con accuse pesantissime, una sentenza sportiva e due richieste di archiviazione della Procura di Roma, entra nella Federazione. Riccardo Milana, Segretario Generale Federazione Italiana Bocce, replica.

Allora Milana, qual è la posizione della Federazione rispetto a questa vicenda in cui le carte bollate superano ampiamente lo sport?

“Ho ravvisato nelle dichiarazioni dell'ex Presidente Rizzoli e dell'avvocato una serie di imprecisioni, ma capisco che ognuno tira l'acqua al suo mulino. La posizione della Federazione è abbastanza chiara: su questa vicenda si sono pronunciate la giustizia sportiva e quella amministrativa e per due volte la Procura di Roma ha chiesto l'archiviazione e per due volte, com'è facoltà consentita dalla legge, Rizzoli ha fatto ricorso. Il 28 settembre ci saranno gli esiti di questo ricorso ma, secondo noi, la vicenda è molto chiara. Tra l'altro Rizzoli ha registrato la conversazione del pranzo insieme a Pancalli e De Sanctis, durante il quale sarebbe avvenuto, secondo lui, il tentativo di corruzione ma non ha altre prove. Ci sono, invece, prove molto concrete di altre sue richieste di appuntamenti e abboccamenti che nessuno gli ha concesso”.

Su questa storia, la Giustizia Sportiva si è già pronunciata con un patteggiamento e una sentenza. Nel luglio 2017 De Santis patteggia la pena alla squalifica di 45 giorni; nell’agosto successivo, il Tribunale federale condanna Rizzoli alla squalifica di 3 mesi con sospensione da qualunque qualifica federale. Quindi un giudizio c'è, il fatto esiste?

“La sentenza di patteggiamento parla della vicenda delle frasi sconvenienti nei confronti di alcuni esponenti di dirigenti Coni, non certo del tentativo di corruzione, che non avrebbe ammesso nessun patteggiamento. A me sembra tutto chiaro e mi pare anche che qualcuno tenda a sollevare un polverone perché siamo in prossimità della scadenza elettorale o forse per tentare di influenzare i giudici che, credo, siano persone rette e nelle quali abbiamo piena fiducia”.

Sullo stato di salute della casse Federali, Rizzoli spiega “abbiamo lasciato una sede a Torino che, ancora oggi, ospita il comitato provinciale e regionale, di enorme valore: e una floridità economica nella casse: ho lasciato un milione e 700mila euro circa nei conti correnti e una floridità su tutto il territorio perché ogni comitato provinciale e regionale aveva la propria cassa che poi consolidava nel bilancio”. Cosa ha da dire?

“Rizzoli si contraddice: nella registrazione che tanto sbandiera sostiene che “la federazione non ha una lira”; e poi invece, nella vostra intervista, sostiene che la situazione era florida, confondendo cassa e competenza. Un conto sono i soldi che si hanno in cassa, un conto sono quello che scrivono i bilanci. E' evidente anche che nei passaggi tra i bilanci annuali e quelli in dodicesimi, sono state registrate una serie di cose che poi sono emerse. C'è stata anche una gestione non del tutto chiara di quello che avveniva nei rapporti generali su tutta Italia”.

Lo stato dei bilanci federali?

“Noi abbiamo presentato i nostri bilanci, li abbiamo messi in ordine, li abbiamo portati in pareggio con grande fatica, abbiamo avuto un problema il primo anno che siamo entrati, che evidentemente avevamo ereditato, che però si è risolto. Oggi la situazione è aggravata non da situazioni strane come lui vorrebbe lasciar credere ma dalla vicenda del Covid che ha portato una forte ridimensionamento dei fondi federali per la mancanza di attività in questi mesi”.

LEGGI LE PUNTATE dell'inchiesta di affaritaliani.it

Bufera Federbocce: lo Sport li condanna, la Procura indaga solo contro ignoti

Bocce avvelenate: “Io te darei 60 mila se non ti ricandidi”. Audio da brivido

Bocce avvelenate: “Soldi per non candidarsi”, la bufera Fib non si ferma