Memoria attiva, cittadinanza europea e immigrazione: le priorità per la cooperazione - Affaritaliani.it

Pillole d'Europa

Memoria attiva, cittadinanza europea e immigrazione: le priorità per la cooperazione

Di Cinzia Boschiero

Quali sono i cittadini europei? Manca un legame forte sia culturale che sociale, hanno poca memoria storica e soprattutto per questo motivo, periodicamente, vengono aperti dei bandi da parte della Commissione europea, proprio per realizzare progetti sulla memoria europea, gemellaggi di città, reti di città e progetti della società civile, progetti di riflessione sulle cause dei regimi totalitari nella storia moderna dell'Europa, iniziative volte a commemorare le vittime di crimini, progetti riguardanti altri momenti cruciali e punti di riferimento nella recente storia europea. Abbiamo intervistato su questo tema Cristiana Muscardini, ex parlamentare europea ad un incontro organizzato dalla Fondazione R.E.S., Raggruppamento Europa Sociale, per commemorare l’Ambasciatore somalo alle Nazioni Unite di Ginevra, Yusuf Ismail Bari Bari, assassinato a Mogadiscio lo scorso 27 marzo da un gruppo di terroristi appartenenti ad Al Shabab. All’evento, organizzato dalla Fondazione R.E.S. erano presenti anche la dott.ssa Maryan Ismail, sorella dell’Ambasciatore, Fausto Biloslavo, giornalista inviato di guerra, Luciano Scalettari, giornalista di Famiglia Cristiana, Andrea Mascaretti per il Comune di Milano, il dott. Bruno Marasà, Direttore dell’Ufficio di Milano del Parlamento europeo, l’ex parlamentare europeo Niccolò Rinaldi.

Domanda: quanto è importante avere una memoria storica?

Risposta: “La memoria storica è fondamentale” dice Cristiana Muscardini, ”l’identità europea passa attraverso una maturazione socio-culturale che deve ancora assestarsi. Anche dinanzi al problema dell’immigrazione dovrebbe esserci una maggiore cooperazione. Il terrorismo e la guerra sono problemi comuni mondiali dinanzi ai quali l’Europa deve attivarsi in modo adeguato.

Domanda: Di recente il Parlamento europeo ha fatto una risoluzione sulla persecuzione dei cristiani nel mondo, è un passo avanti?

Risposta: certo. Ho scritto di recente un libro intitolato “Politeisti & Assassini” in cui ribadisco quando sia pericoloso il silenzio della Comunità internazionale e anche dell’Italia in tanti episodi storici, soprattutto nella lotta contro il terrorismo che richiede una strategia immediata, chiara, una trasparenza di intenti comuni e decisioni ferme e concrete. Non vi può essere riconoscimento né culturale né religioso dove sono violentemente negati i diritti universali dell’essere umano. C’è una importante responsabilità del mondo occidentale nel non intervenire nei luoghi del mondo in cui i violenti “profeti” solo dell’odio seminano la loro parola infetta, dove il dogma religioso falsato e interpretato solo per uccidere, opprimere e seminare ignoranza, si sostituisce alla legge e dove viene calpestata la libertà, la democrazia, il rispetto umano e religioso.

Domanda: Yusuf Mohamed Ismail Bari Bari era nato nel 1958 a Roma, dal 2008 era stato nominato Ambasciatore Somalo per la Svizzera e per le Nazioni Unite, sede di Ginevra. Si era sempre occupato di diritti umani e battuto per la riconciliazione tra le fazioni somale, era responsabile del programma per la ricostruzione e la stabilizzazione dello Stato somalo. Secondo Lei si poteva salvare o tutelare meglio?

Risposta: L’Ambasciatore si era adoperato in prima persona per fare chiarezza sull’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin a Mogadiscio, in coerenza col suo impegno contro le discariche di rifiuti tossici che dall’Europa, dall’Italia erano portati in Somalia. E’ stato ucciso venerdì 27 marzo durante un attacco terroristico perpetrato da un gruppo di fondamentalisti aderenti al gruppo di Al Shabab all'Hotel Maka al Mukarama di Mogadiscio, la sua grave perdita però non è colpa solo dei jihadisti, ma è figlia anche dell'insubordinazione all'ordine del Primo Ministro da parte del capo delle operazioni militari. Credo che l’attacco avesse proprio l’obiettivo di eliminare l’ambasciatore che da anni si batteva, con esplicite e documentate denunce, contro il terrorismo e che lavorava per una Somalia libera, federale e per una pace certa tra i paesi africani e mediorientali.

Domanda: ci sono fondi europei per progetti di impegno democratico e di partecipazione civica sia nei Paesi comunitari che in quelli extracomunitari , è importante che siano potenziate queste azioni?

Risposta: Di sicuro. Tutto passa attraverso una maturazione culturale e sociale che richiede impegno costante. La partecipazione civica è una componente fondamentale per la crescita di qualsiasi Stato. Il qualunquismo, l’ignavia, l’ignoranza, la mancanza di memoria storica portano solo violenza, distruzione, guerre.
Domanda: Di recente sono stati stanziati tre milioni e 450mila euro all’interno del programma europeo denominato “Diritti, uguaglianza e cittadinanza” a sostegno di progetti volti a promuovere l’attuazione del principio di non discriminazione e l’integrazione dei Rom, gestiti dalla Commissione europea, cosa ne pensa?

Risposta: come scrivo nel mio libro bisogna evitare ogni tipo di discriminazione. Ho dedicato il mio libro a tutte le vittime del terrore, nella speranza che i bambini di domani siano migliori degli uomini di oggi.

Domanda: all'Assemblea Generale dell'EFC, European Foundation Centre, con oltre settecento delegati dei principali organismi filantropici europei è stato dato un importante annuncio. Le Fondazioni Europee hanno deciso di chiudere questa conferenza internazionale con una proposta concreta per i delegati, si impegneranno per gli interventi a favore dei minori non accompagnati che sbarcano sulle coste italiane con l'intento di superare l'emergenza e contribuire a garantire nel lungo periodo il loro benessere e la loro inclusione, ha spiegato Sergio Urbani, Segretario Generale di Fondazione Cariplo. E’ un’emergenza concreta?

Risposta: Sì. Il problema vero è la guerra, solo il Papa ha avuto il coraggio di dire che siamo in guerra. Il problema dei minori cresce in maniera esponenziale di anno in anno: sono stati 7.831 nel 2014 (+54% rispetto al 2013) i minori non accompagnati sbarcati sulle coste italiane. Nei primi 2 mesi del 2015, dei 7.883 migranti che hanno attraversato il Mediterraneo, 1 su 10 ha meno di 18 anni. Di questi, 521 hanno affrontato il viaggio completamente soli. Sono soprattutto maschi, provenienti da Gambia (135), Somalia (129), Eritrea (117) e altri Paesi dell'Africa sub-sahariana, ma anche da Siria e Palestina. A fine 2013 si registrava la presenza di 25.455 minori stranieri non accompagnati, di cui 12.685 richiedenti asilo in uno dei 28 paesi dell'Unione Europea, e 12.770 non richiedenti asilo. Tuttavia per i diritti dei minori c’è ancora molto da fare anche in Europa si pensi solo al problema dei bambini nei casi di divorzio o di coppie miste che a tutt’oggi non sono legalmente tutelati in modo adeguato neppure in Europa.

I minori stranieri non accompagnati che raggiungono l'Europa si trovano esposti a innumerevoli rischi come per esempio il traffico di essere umani, la fame, problemi di salute e il mancato rispetto dei loro diritti umani, soprattutto quando sottoposti a misure di detenzione e se fossimo un’Europa attiva e con memoria storica oltre che civile avremmo già attivato delle misure comuni più concrete, umane e adeguate.