Pillole d'Europa

STUDI SU MONKEYPOX, NORME ANTIRICICLAGGIO, CERTIFICAZIONE PARITA’ DI GENERE

Boschiero Cinzia

PER STARE MEGLIO COME CITTADINI  EUROPEI  E  CONOSCERE DIRITTI E TUTTE LE OPPORTUNITA' UTILI - In questa rubrica notizie flash sulle normative europee e internazionali, notizie internazionali ed europee utili e pratiche per la vita di tutti i giorni. E’ attivo  un servizio di “A domanda, risposta” su bandi, agevolazioni, finanziamenti europei , borse di studio e di ricerca nazionali, regionali e locali per i lettori di Affaritaliani. Per richieste di informazioni sui bandi scrivete a cinziaboschiero@gmail.com – oppure alla  e-mail: dialogoconleuropa@gmail.com

Domanda: sono un oculista e volevo sapere se ci sono studi internazionali sui sintomi della patologia da Monkeypox? Nerina Cuspio

Risposta:  Lo abbiamo chiesto al dott. Danilo Mazzacane, medico oculista e segr. gen. della associazione nazionale oculisti ambulatoriali GOAL che ci ha risposto che in un recente studio internazionale (Link Monkeypox: Virus DNA is widespread in treatment rooms, study finds - BMJ 2022; 379 doi: https://doi.org/10.1136/bmj.o2460 (Published 12 October 2022)  si conferma che la malattia da  Monkeypox  talvolta manifesta un coinvolgimento oculare come prima sintomatologia, con il rischio che questa patologia  non sia individuata correttamente;  si viene quindi a dedurre che anche gli oftalmologi potrebbero  trovarsi di fronte un caso di MPX, verificandosi negli occhi i primi sintomi di insorgenza. La malattia si presenta tipicamente clinicamente con febbre, eruzione cutanea e linfonodi ingrossati e può portare a una serie di complicazioni mediche che colpiscono oltre la pelle, le mucose orali (nel 70% dei casi), i genitali (30%) e le congiuntive (20%), così come la cornea. Il coinvolgimento oculare può essere complicato con risultati fino alla cecità.  Ci sono stati ad oggi oltre 70mila casi e 26 deceduti in 108 Stati quest’anno secondo la World Health Organization.

Domanda: ci sono misure europee antiriciclaggio?

Risposta: sì. La Commissione europea ha adottato una relazione sulla valutazione sovranazionale dei rischi (SNRA), uno strumento per aiutare gli Stati membri dell’Unione europea ad individuare ed affrontare i rischi di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo. Sebbene la maggior parte delle raccomandazioni contenute nelle valutazioni precedenti (l’ultima relazione di questo tipo risale al 2019) sia già stata attuata, la relazione sottolinea il fatto che le debolezze nell’individuare la titolarità effettiva continuano a rappresentare una grave minaccia per il sistema finanziario, in quanto l’anonimato rimane una vulnerabilità critica per tutti i settori e tutte le attività. La relazione ricalcola inoltre i livelli di rischio di alcuni settori in cui sono stati rilevati cambiamenti dal 2019, ad esempio nelle cripto-attività e nel gioco d’azzardo online, in cui i rischi sono ora più elevati. La Commissione europea mantiene il suo impegno a proteggere i cittadini dell’Unione Europea ed il sistema finanziario dal riciclaggio di denaro e dal finanziamento del terrorismo.  Le recenti norme antiriciclaggio europee proposte nel pacchetto legislativo del 2021 mirano a migliorare l’individuazione delle operazioni e delle attività sospette e a colmare le lacune utilizzate dai criminali per riciclare proventi illeciti o finanziare attività terroristiche attraverso il sistema finanziario.

Domanda: sono un imprenditore, la certificazione sulla parità di genere sarà l’ennesima certificazione solo per spillarci soldi? Come nasce e in cosa consiste a livello europeo? Roberto Scapido

Risposta: proprio di recente si è svolto un incontro a Palazzo Pirelli in Regione Lombardia dal titolo “Le Consigliere di Parità e la certificazione della parità di genere”, organizzato dall’Ufficio della Consigliera di Parità regionale. Erano presenti tra gli altri l’Assessore alla Formazione e Lavoro di Regione Lombardia Melania Rizzoli, la Consigliera Nazionale di Parità Franca Cipriani, la Vice Presidente della Commissione regionale Sanità e Politiche Sociali Simona Tironi, le Consigliere di Parità regionali Anna Maria Gandolfi (effettiva) e Valeria Gerla (supplente), il Direttore dell’Ufficio per le Questioni internazionali e gli Affari generali del Dipartimento Pari Opportunità Stefano Pizzicannella, l’Ispettrice del Dipartimento Certificazione e Ispezione Accredia Irene Uccello, Angela Alberti in rappresentanza del Coordinamento Donne CISL Lombardia e anche di CGIL e UIL e per la Fondazione Libellula Andrea Catizone. L’Agenda 2030 indica tra i suoi obiettivi l’aumento dell’occupazione femminile e la certificazione della parità di genere. In Italia nel 2020, anno della pandemia da Covid-19, per la prima volta dal 2013 l’occupazione femminile è calata al 49%. In Lombardia l’occupazione femminile si attesta sul 56%, in poche regioni del nord si registra una percentuale tra il 60% e il 61%, mentre al sud il 70% delle donne non lavorano. “La legge n. 162/2021 prevede a partire dal 1° gennaio 2022 la certificazione della parità di genere sul posto di lavoro per eliminare il divario di retribuzione tra uomini e donne,” ha precisato Anna Maria Gandolfi. L’incontro è stato utile a tutti gli stakeholder per comprendere meglio il ruolo delle Consigliere di Parità in relazione alla Certificazione della Parità di genere che non vuole essere l’ennesimo bollino rosa ma un percorso utile alle aziende affinché attraverso l’assunzione di personale femminile possano raggiungere la massima efficienza dei propri processi lavorativi, senza trascurare i benefici fiscali che potranno ottenere. La misure ha lo scopo di assicurare una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro e ridurre il gender pay gap attraverso la creazione di un sistema nazionale di certificazione della parità di genere, che dovrà migliorare le condizioni di lavoro delle donne anche in termini qualitativi, di remunerazione e di ruolo e promuovere la trasparenza sui processi lavorativi nelle imprese. Ad ottenere la certificazione entro giugno 2026 dovranno essere almeno 800 aziende, di cui almeno 450 piccole e medie, cui si aggiungeranno 1000 che l'otterranno assieme a un'assistenza tecnica. I criteri cui si guarderà per l'ottenimento della certificazione sarà la crescita di opportunità per le donne all'interno dell'impresa, l'uguaglianza delle remunerazioni a parità di lavoro, la presenza di politiche per la diversità di genere, la protezione della maternità. PNRR, inclusione e coesione. Ad oggi, nessuno Stato membro dell’Unione Europea ha raggiunto la parità tra uomini e donne nel contesto lavorativo e gli obiettivi del PNRR hanno posto, tra gli altri, particolare attenzione alla parità di genere. In attuazione del progetto, la legge di Bilancio 2022 e la legge n. 162/2021 hanno iniziato a introdurre precise misure in tal senso, tra cui il sistema della certificazione sulla parità dei sessi e i nuovi fondi per agevolare il perseguimento dei fini previsti. La strategia nazionale volta a garantire la parità di genere da attuarsi nel quinquennio 2021-2026 prevede di raggiungere, entro il 2026, un incremento del 5% nella classifica dell’Indice sull’uguaglianza di genere elaborato dall’omonimo Istituto europeo (EIGE) che oggi vede l’Italia classificata al quattordicesimo posto rispetto agli altri Stati dell’Unione europea con un punteggio di 63,5 su 100, cioè 4,4 punti sotto la media comunitaria;  i  primi tre Stati dell’Unione europea sono Svezia, Danimarca e Francia. Già nel marzo del 2020 la Commissione Europea aveva adottato il documento programmatico “Un’Unione dell’uguaglianza: la strategia per la parità di genere 2020-2025”, con cui ha delineato azioni strategiche e obiettivi politici per raggiungere la parità di genere entro il 2025 con misure specifiche volte a conseguire la parità di genere (es. azioni contro la violenza di genere e gli stereotipi, misure per eliminare il divario salariale e per favorire il raggiungimento dell’equilibrio di genere nel processo decisionale e politico, politiche per una più equa ripartizione delle attività di assistenza familiare) e  per introdurre, in modo trasversale, una dimensione di genere in tutte le azioni comunitarie. In quest’ottica l’introduzione del Gender Impact Assessment (GIA) è volta proprio a misurare l’impatto sulla parità di genere delle politiche dell’Unione europea così come il fatto che le imprese che parteciperanno ai bandi europei dovranno dimostrare tale attenzione alle questioni di parità di genere. Sono stati evidenziati dei parametri minimi per il conseguimento della certificazione con la pubblicazione in data 16 marzo 2022 delle “Linee guida sul sistema di gestione per la parità di genere”, che prevedono l’adozione di specifici KPI (Key Performance Indicator) inerenti alle Politiche di parità di genere nelle organizzazioni” (UNI/PdR 125:2022). Pur non costituendo ad oggi, una normativa nazionale vincolante, lo standard UNI/Pdr 125/2022 raccoglie prescrizioni inerenti a prassi condivise dai soggetti istituzionali parte del Tavolo di lavoro e dalla società civile e individua degli indicatori prestazionali, di natura quantitativa e qualitativa, a cui sono assegnati specifici punteggi, suddivisi in sei aree principali in cui viene declinato l’obiettivo della parità di genere: (i) cultura e strategia; (ii) governance; (iii) processi HR; (iv) opportunità di crescita ed inclusione delle donne in azienda; (v) equità remunerativa per genere; (vi) tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro.  l PNRR prevede che nei bandi di gara saranno indicati, come requisiti necessari e, in aggiunta, premiali dell’offerta, criteri orientati verso gli obiettivi di parità. I criteri saranno definiti tenendo conto fra l’altro degli obiettivi attesi in termini di occupazione femminile (e giovanile) al 2026 e dei corrispondenti indicatori medi settoriali europei. Il sistema di certificazione della parità di genere è previsto dall’articolo 46-bis del Codice delle Pari Opportunità ed è ora collegato direttamente al Codice dei contratti pubblici, infatti  il possesso di tale certificazione è un passaggio obbligato sia sul fronte delle garanzie per la partecipazione alla procedura sia rispetto ai criteri premiali negli appalti pubblici (art. 34 D.L. n. 36/2022). Nel settore ricerca ad esempio la Commissione europea ha di recente fatto leva su un vero e proprio incentivo economico, introducendo un nuovo requisito per l’ammissibilità delle domande di finanziamento della ricerca nell’ambito del programma Horizon Europe: tutti gli enti pubblici che candidino proposte progettuali come partner o capofila devono dichiarare di essere in possesso di un piano per l’uguaglianza di genere, corrispondente a una serie di requisiti di processo e di contenuto come illustrato dalle linee guida della Commissione europea. Il "progetto Casper" (Certification-award systems to promote gender equality in research) è stato uno dei progetti sui quali la Commissione europea ha puntato in vista della programmazione di strumenti a sostegno dell’uguaglianza di genere nel mondo europeo della ricerca e dell’innovazione: Casper ha esaminato  la fattibilità della creazione di un sistema europeo di riconoscimento/certificazione dell'uguaglianza di genere per le università e le organizzazioni che svolgono attività di ricerca. Ad oggi associazioni come Donne e Scienza, EWMD, UGIS e la European Platform of Women Scientists monitorano con attenzione ogni sviluppo in tal senso.