Il Sociale
Banca Prossima, filantropia e investimenti d'impatto. Ecco come
Filantropia e investimento d’impatto: ovvero come le fasce più abbienti della popolazione decidono investire sul sociale puntando sullo sviluppo di una economia sostenibile. “Investing in a Sustainable Social Economy”, questo il titolo del convegno presentato oggi a Milano da Marco Morganti, a.d. di Banca Prossima, la banca del Gruppo Intesa Sanpaolo dedicata al non profit laico e religioso.
Nel corso del convegno è stata presentata un’'indagine, realizzata da Method Investment e pubblicata dal Financial Times, condotta su 180 intervistati, tra family office e fondazioni di famiglia. Dallo studio emerge che filantropia e investimento d'impatto, fra le famiglie ricche, non sono fatti marginali. L'80% del campione pratica o la filantropia o l'investimento d'impatto. Circa metà fa una sola delle due.
Anche quando l'investimento d'impatto non viene praticato attraverso gli intermediari intervistati, il 40% delle famiglie si dedica comunque a una attività sociale gestita in proprio. Gli strumenti con cui l'investimento d'impatto si realizza sono azioni (circa 50%), fondi (circa 45%) o forme di debito (circa 35%); i settori d'investimento principali sono l'energia e la tecnologia "verdi" e l'istruzione; una quota non trascurabile dell' investment si dirige verso paesi in via di sviluppo, anche perché la motivazione principale per l'investimento è quella di contribuire allo sviluppo sostenibile. Il convegno è stato pensato proprio per promuovere anche in Italia l'investimento d'impatto, sulle modalità per stimolarlo e come effettuarlo. L’"investimento a impatto sociale" ( o d'impatto), è quello che mira sia al rendimento finanziario, sia ad un effetto sociale. Quest'ultimo può essere prevalente, o di pari importanza, o anche di minore importanza rispetto all'investimento finanziario, ma non deve essere marginale o ancillare. Rispetto all'investimento "responsabile", sceglie più spesso attività non liquide e mira a documentare e, se possibile, misurare l'impatto sociale. D'altro canto, l'investimento d'impatto differisce dalla filantropia poiché il filantropo non eroga a fondo perduto ma si attende che il suo capitale gli venga restituito, se possibile maggiorato di un rendimento contenuto.
Ci si può porre il problema se in Italia l'investimento a fini sociali effettuato dalle famiglie ricche sia destinato a crescere in quantità e sofisticazione. Nel corso della tavola rotonda ne hanno discusso insieme a Marco Morganti, il direttore di Big Society Capital, David Carrington, che porta il punto di vista del più grande operatore inglese, indipendente ma finanziato dal governo; la presidente della fondazione d'impresa di Johnson & Johnson, Jane Griffiths, che porta il punto di vista di una corporate multinazionale, con un forte interesse in un settore "a impatto sociale" (le cure mediche) e una grande capacità di intervento, anche in Italia,; Serena Porcari, di Dynamo Academy, che progetti esperienza e desideri di una impresa sociale investibile.