Il Sociale

Italia sociale: la Fondazione governativa potrà investire e avviare imprese

Una Fondazione che non si limiterà a sostenere il terzo settore, ma potrà investire e avviare imprese

Dallo Statuto approvato dal Consiglio dei ministri emerge la fisionomia di una Fondazione che non si limiterà a sostenere il terzo settore: potrà investire nella finanza sociale, acquistare immobili o gestire quelli pubblici o avviare imprese sociali. Il suo presidente sarà nominato dal Ministro del Lavoro e delle politiche sociali

Potrà fare un po' di tutto: investire nella finanza sociale, acquistare immobili o gestire quelli pubblici, garantire prestiti, costituire fondi, avviare imprese sociali, dare consulenze. E il suo presidente sarà di nomina squisitamente politica: lo sceglierà il ministro del Lavoro. Lo statuto della Fondazione Italia Sociale, approvato dal Consiglio dei ministri il 15 marzo scorso, dà una vasta libertà di azione a chi la guiderà. Istituita con le legge di riforma del terzo settore, la Fondazione Italia Sociale avrà natura giuridica privata, ma allo stesso tempo sarà strettamente controllata dal Governo e gestirà anche beni pubblici. La sua sede sarà a Milano e partirà con un capitale di 1 milione di euro. È dunque uno Statuto che delinea la fisionomia di una fondazione con grandi poteri, resa ancora più forte dal suo essere governativa e non espressione del terzo settore. La legge che l'ha istituita prevede che il suo scopo sia quello di "sostenere, mediante l'apporto di risorse finanziarie e di competenze gestionali, la realizzazione e lo sviluppo di interventi innovativi da parte di enti del Terzo settore". Ma con questo Statuto l'impressione è che farà molto di più. 

È l'articolo 2 dello Statuto che, in particolare, enuncia le attività che la Fondazione potrà mettere in campo. Dall'"investire in progetti imprenditoriali degli enti del Terzo settore" con "strumenti di partecipazione, prestito e garanzia" al "promuovere la costituzione di fondi", dall'investire in strumenti di finanza sociale (come il microcredito e i social bond) all'acquisto o alla gestione in comodato "di beni immobili o pubblici anche facenti parte del demanio e del patrimonio indisponibile e disponibile dello Stato". Potrà altresì "sostenere prestiti a soggetti del Terzo settore" avvalendosi di "intermediari autorizzati" al fine di "contenere gli onere per interessi". Potrà creare imprese sociali, cooperative e reti. Avvierà raccolte fondi e farà consulenza alle organizzazioni del terzo settore. 

Gli organi della Fondazione saranno il Collegio dei partecipanti, il comitato di gestione, il presidente e il vice presidente, il segretario generale e l'Organo di revisione. Il ponte di comando è costituito dal Comitato di gestione, composto da 10 membri, di cui tre designati da Presidente del consiglio, ministro dell'Economia e dal ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Il consigliere nominato dal Ministro del Lavoro "ricopre di diritto la carica di Presidente della Fondazione", si legge all'articolo 8 dello Statuto. Nel Comitato di gestione sederanno poi un membro del Consiglio nazionale del Terzo settore e sei consiglieri "designati dal Collegio dei partecipanti, che siano espressione" sia del mondo non profit che di quello profit. Ha invece solo potere consultivo il Collegio dei partecipanti, formato da rappresentanti di enti non profit e profit.  

Lo Statuto è ora al vaglio della Camera dei deputati e del Senato che potranno esprimere un parere. Dopodiché, salvo eccezionali modifiche da parte del Governo, il Presidente della Repubblica emanerà il decreto con il quale la Fondazione sarà ufficialmente costituita e operativa.

Da Redattore Sociale