Il Sociale
Maltrattamenti all'infanzia, "al Sud rischi maggiori e servizi carenti"
resentato l'indice regionale sul maltrattamento all'infanzia in Italia del Cesvi: stretta relazione tra maltrattamenti e povertà economica
Forte divario tra Nord e Sud del Paese per quanto riguarda il rischio di maltrattamento all'infanzia. Allarme al Sud dove i rischi sono maggiori e i servizi sono carenti o di bassa qualità. In ultima posizione c'è la Campania, preceduta da Sicilia, Calabria e Puglia. Male Abruzzo e Lazio. Migliora il Molise. Sardegna e Umbria hanno criticità ambientali ma un'offerta di servizi dinamici dedicati al maltrattamento. L'Emilia-Romagna si riconferma la regione con la maggiore capacità di fronteggiare il maltrattamento sia in termini di contesto ambientale sia di servizi, seguita da Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Toscana. Rilevanti differenze territoriali anche per quanto riguarda la povertà. Sono 1,2 milioni i minori che vivono in povertà assoluta in Italia con il 32,8% dei bambini a rischio povertà o esclusione sociale. Anche in questo caso la situazione peggiore è al Sud dove il 44% della popolazione è a rischio: Napoli, Palermo e Catania le città con una maggiore vulnerabilità a livello sociale e materiale. È il risultato della seconda edizione dell'Indice regionale sul maltrattamento all'infanzia in Italia realizzato da Cesvi e presentato alla Camera dei deputati. “Attraverso questo indice regionale vogliamo portare l'attenzione degli attori politici su una serie di misure necessarie, tra cui una legge quadro sul maltrattamento all'infanzia che intervenga in modo sistematico sul fenomeno, facilitando la costruzione di politiche intergenerazionali – ha detto Daniele Barbone, amministratore delegato di Cesvi – A ciò si aggiunge l'importanza di disporre di un sistema informativo puntuale in grado di approfondire le tematiche legate alla genitorialità, ai gruppi familiari più a rischio e alle condizioni di salute dei genitori e dei bambini, per cogliere la multidimensionalità di un problema che riguarda diversi aspetti della vita quotidiana dei bambini”.
Stretta relazione tra maltrattamento e povertà (materiale, relazionale, educativa). Intesa nella sua accezione economica, la povertà non determina in modo diretto il maltrattamento infantile ma è un fattore di rischio a elevata criticità. È infatti considerata uno dei fattori predittivi per il maltrattamento minorile e per la trascuratezza. “È stato dimostrato che il maltrattamento avviene trasversalmente in tutte le classi sociali, ma la condizione economica della famiglia può avere un effetto diretto su maltrattamento e trascuratezza, ad esempio per la mancanza di denaro necessario per rispondere ai bisogni di base dei minori, o indiretto, aumentando la situazione di stress dei genitori – continua Barbone – Inoltre, povertà materiale e povertà educativa sono strettamente correlate: nelle famiglie in cui si fatica ad arrivare a fine mese è difficile, per esempio, riuscire a partecipare ad attività culturali e ricreative”.
Le conseguenze del maltrattamento sui minori. La maggior parte degli episodi di violenza sui minori avviene all'interno della famiglia. “Si tratta di una condizione che genera un drammatico circolo vizioso che porta a considerare la violenza come una risposta adeguata a situazioni di stress – si legge nell'indagine – . Di conseguenza, coloro che sono vittime di maltrattamento e trascuratezza durante l'infanzia rischiano di perpetuare il ciclo della violenza, maltrattando a loro volta figli e partner”. Le conseguenze del maltrattamento e della trascuratezza causano danni a breve e a lungo termine per i bambini a livello fisico, psicologico ed emotivo sia per l'individuo sia per la società. “Investire in prevenzione e contrasto al maltrattamento sui bambini deve costituire una scelta politica e strutturale di medio e lungo termine che tenga presente non solo i costi di questo investimento ma anche i ritorni in termini di benefici e vantaggi sociali ed economici per tutti”, ha concluso Barbone.