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Sport
Champions, proteste anti-Turchia sui social: "No finale a Istanbul"

Le conseguenze dell'offensiva turca contro i curdi si è fatta sentire anche nel mondo del calcio. Molti tifosi hanno dimostrato il loro dissenso lanciando la proposta di boicottare Istanbul come teatro della finale di Champions League prevista per il 30 maggio allo stadio Ataturk, e spostare la partita in un altro stadio, in un altro Paese. Su Twitter l'argomento è trending topic e, oltre ad una petizione lanciata su Change.Org, all'appello hanno risposto presente anche diversi esponenti della politica italiana. A portare la vicenda nell'universo calcistico è stata la stessa nazionale turca che durante il match di qualificazione ad Euro 2020 contro l'Albania si è prodotta in un saluto militare di gruppo con evidente riferimento al conflitto e conseguente sostegno alle truppe. Calciatori turchi che giocano in Italia, come Demiral (Juventus), Calhanoglu (Milan) e Under (Roma) hanno appoggiato l'offensiva.

Tra i like alla foto incriminata anche quelli di Emre Can e Gundogan, entrambi di nazionalità tedesca ma di origine turca, il primo tesserato con la Juventus, il secondo gioca con il Manchester City. L'attaccante della Roma he espresso il suo sostegno indossando la maglia giallorossa e ha fatto esplodere un'altra polemica tra tifosi, società e giocatore con la dirigenza che non si è espressa a riguardo soprattutto perché in Europa League dovrà giocare contro il Basaksehir, squadra di Istanbul, fuori casa il 28 novembre. Hakan Sukur, storico attaccante della Turchia - primatista di reti in maglia turca - con un passato in Italia tra Torino, Inter e Parma, si è schierato contro Erdogan: "La mia è una lotta per la giustizia, per la democrazia, per la libertà e per la dignità umana. Non mi importa di quello che posso perdere se a vincere é l'umanità", ha scritto il recordman turco in una discussione su Twitter. La richiesta dei tifosi francesi è ancora più immediata. Da Parigi la proposta è quella di annullare la sfida di questa sera (14 ottobre) alle 20:45 tra la nazionale francese e quella turca. Il tono dei diversi politici d'Oltralpe è simile: "Non possiamo accogliere decentemente allo Stade de France coloro che salutano il massacro dei nostri alleati curdi", scrive ad esempio il presidente dell'Udi Jean-Christophe Lagarde. La paura è soprattutto incentrata sul pericolo di possibili scontri tra le tifoserie.

Il vicepresidente Uefa Michele Uva predica calma: "Il calcio non può far finta di niente", ha detto ai microfoni di Radio Anch’io, "ma tutte le cose vanno viste e discusse all’interno del Comitato Esecutivo. Revocare una finale è un atto forte, ma penso che non siamo ancora nelle condizioni di poterne discutere: valuteremo insieme le situazioni, ma mi sembra prematuro parlare di sanzioni a questo livello". L'ultima volta che è stato richiesto lo spostamento di una partita risale alla finale di Europa League di quest'anno. Per l'edizione vinta dal Chelsea in finale contro l'Arsenal molti tifosi dei gunners avevano proposto di spostare la gara a Wembley e non a Baku per due motivi: in primis la distanza tra l'Inghilterra e l'Azerbaigian e, in secondo luogo, l'impossibilità per Henrikh Mkhitaryan, calciatore armeno ora in forza alla Roma e all'epoca all'Arsenal, di essere della partita visti i rapporti tesi tra azeri e armeni a causa del conflitto in Nagorno-Karabakh.

La proposta fu respinta e la partita si giocò comunque a Baku dove il Chelsea si impose per 4-1. Nel 2018 venne annullata un'amichevole tra Israele e Argentina. I motivi erano da ricercare nelle minacce ricevute dai giocatori dell'albiceleste da parte di gruppi armati palestinesi. La ministra dello Sport Miri Regev confermò: "Da quando hanno annunciato che avrebbero giocato in Israele gruppi terroristici hanno inoltrato ai giocatori della nazionale argentina e ai loro congiunti messaggi e lettere, includendo chiare minacce che avrebbero colpito loro e le loro famiglie". Fino agli anni '70 non erano rari i casi di partite non giocate per assenza di rapporti diplomatici tra le nazioni e i conseguenti rifiuti di scendere in campo delle nazionali. Polonia e Cecoslovacchia non si affrontarono alle qualificazioni per i mondiali del 1934 per motivi politici con la Polonia che rivendica parte del territorio della Slesia concesso alla Cecoslovacchia. Turchia e Indonesia rifiutarono di giocare contro Israele alle qualifiche dei Mondiali del 1958, chiedendo anche di spostare la partita in campo neutro, richiesta negata dalla FIFA.

Nel 1973 ci fu uno dei casi più famosi. Si sarebbe dovuto giocare Cile-URSS, partita di ritorno delle qualificazioni per i Mondiali del 1974, ma l'Unione Sovietica si rifiutò di andare nello stato andino per il golpe di Pinochet avvenuto poco prima. All'andata con i tifosi cileni c'erano i militari per paura che gli spettatori potessero chiedere asilo politico in Russia. L'URSS richiese lo spostamento in campo neutro della partita di ritorno, la FIFA non tenne in considerazione la proposta sovietica e i russi rinunciarono alla trasferta. Andò in scena allora la cosiddetta partita fantasma. Nonostante la vittoria a tavolino, il 21 novembre del 1973, gli undici della Roja scesero comunque in campo, senza avversari, e con lo stadio gremito. Fu una dimostrazione di potenza propagandistica voluta dal dittatore cileno. La formazione sudamericano inscena un'azione che termina in un gol e che vale la qualificazione ai mondiali dell'anno seguente.

Spadafora a Uefa, inopportuna finale Champions in Turchia

"In qualità di Ministro per lo Sport del Governo italiano, le chiedo di valutare se non sia inopportuno mantenere, ad Istanbul, la finale della Uefa Champions League in programma per il prossimo 30 maggio". E' quanto scrive il ministro Vincenzo Spadafora al presidente dell'Uefa Alexander Ceferin, sottolineando: "Sappiamo bene che la drammaticità di quanto sta avvenendo in Siria non si risolverà con questo atto, ma siamo tutti consapevoli dell’importanza – politica, mediatica, economica, culturale - che riveste uno degli appuntamenti sportivi più importanti a livello mondiale". Spadafora ricorda nella lettera che "a seguito dei gravissimi atti contro la popolazione civile curda avvenuti negli ultimi giorni, il Consiglio degli Affari esteri dell’Unione Europea è appena intervenuto ufficialmente: “L’Unione europea condanna l’azione militare della Turchia che mina seriamente la stabilità e la sicurezza di tutta la regione”. Parole nette - rimarca il ministro - che interpretano il sentimento diffuso nell’opinione pubblica europea ed italiana. Le notizie di violazioni dei diritti umani, di crimini contro i civili e dell’uccisione di attivisti come Hevrin Khalaf hanno profondamente colpito la comunità internazionale". "Mi auguro - conclude - che il calcio europeo nella sua massima espressione possa, per il suo tramite, prendere la scelta più coraggiosa e dimostrare, ancora una volta, che lo sport è uno strumento di pace". 

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