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Federica Pellegrini conferma: "Avanti a Tokyo 2020, la mia quinta Olimpiade"

Federica Pellegrini punta le Olimpiadi di Tokyo 2020 dopo aver smaltito la delusione per il mancato podio a Rio 2016

Federica Pellegrini conferma: "Avanti a Tokyo 2020, la mia quinta Olimpiade"


"La delusione di Rio è stata tanta, ho pensato a lungo a quei 20 centesimi e ne avevo abbastanza. Ma l'amore per lo sport ha prevalso: punto ai Mondiali 2017 e poi alle Olimpiadi del 2020: se riuscirò a qualificarmi, sarà la mia 5.a volta. Ci credo". Federica Pellegrini ha smaltito l'amarezza della medaglia di legno (a un soffio dal bronzo) di Rio 2016 e conferma che vuole provare a puntare le Olimpiadi di Tokyo nel 2020.


FEDERICA PELLEGRINI ROAD TOKYO 2020. LO STRALCIO DELL'INTERVISTA  A VERISSIMO
 

Toffanin: Federica, com’è stata questa estate 2016?
Pellegrini: “All’inizio è stata un’estate un po’ dura. E’ logico che la mia vita per adesso è il nuoto. Prepararsi quattro anni per un’Olimpiade, dopo la grande delusione che è stata Londra 2012. Ci credevo, ci credevo tanto. Eravamo arrivati pronti, perché quest’anno è stato bello come pochi fino a Rio e fino a quei 20 centesimi che mi hanno fatto perdere la medaglia”.
 
Toffanin: Però, dopo un momento in cui volevi lasciare, ora stai reagendo …
Pellegrini: “Sì, onestamente, a caldo, dopo la gara ero talmente tanto delusa da questi 20 centesimi (che è un niente)… e noi nel nuoto, ogni volta che entriamo in acqua, lo sappiamo che si vince di centesimi e si perde di centesimi. Quindi, ho detto: ‘mi sento un po’ stufa di dover fare i conti con questi centesimi ogni volta, dopo anni di duri allenamenti e sacrifici’. Dopo la gara, onestamente, ero stufa di fare i conti con queste minime distanze che ti fanno perdere o vincere. Poi, insomma, l’amore che porto per questo sport mi ha fatto fare un’altra scelta.
Ho deciso di darmi un’altra chance. Il mio prossimo obiettivo quest’anno, a fine luglio, inizio agosto, saranno i mondiali di Budapest e poi c’è Tokyo 2020. Se riuscirò a qualificarmi per questa Olimpiade, sarà la mia quinta volta e, a 32 anni, per il nuoto, è un’età abbastanza avanzata. Ho deciso di crederci e ci credo fortemente, da questo arriva la mia scelta di andare avanti”.
 
Toffanin: Il tuo percorso è stato costellato da tante cadute e tantissime risalite. Tutta la tua vita è sempre stata esposta al pubblico, spesso attraverso i social. Come li vivi?
Pellegrini: “Il rapporto con i social è un grosso problema della società in genere. La gente si scherma molto dietro una tastiera. Non c’è più il coraggio di dirti le cose in faccia.
Ti scrivono delle cose che dici: ‘questo non sa neppure di cosa sta parlando’. Comunque, mi arrivano addosso e mi fanno male, ma allo stesso tempo, so che chi sta scrivendo è una persona che non sa nemmeno di cosa sta parlando. Il mio desiderio sarà un giorno metterli tutti in una stanza e mettermi a loro disposizione, per fargli capire che quello che dicono e scrivono sui social non è la mia vita. Mi piacerebbe, però, vederli di persona”.
 
Toffanin: Quanto è stato importante ed è importante, nei momenti di difficoltà, avere un compagno che è anche un tuo collega, Filippo Magnini?
Pellegrini: “E’ molto importante. Averlo di fianco ad ogni allenamento per me è molto stimolante. Sa dirmi le cose giuste e capisce cosa io possa provare. In allenamento, poi, Filippo è un osso duro”.
 
Toffanin: Cosa ti ha detto dopo la gara?
Pellegrini: “Diciamo che eravamo tutti sconvolti. Io, lui, il mio allenatore, la mia psicologa e il mio fisioterapista. Mi sono venuti incontro subito e devo dire, se possibile, che forse loro erano più dispiaciuti di me. Perché non c’è stato niente di sbagliato durante l’anno: gli allenamenti, le gare erano tutte andate bene, addirittura migliorando i miei personali. Certo, sapevamo di dovercela giocare, poiché i 200 stile libero stanno diventando una gara sempre più veloce ed io sto diventando sempre più vecchia. Ti confronti con giovani che, ovviamente, stanno migliorando e crescendo e tu devi limare il massimo, il centesimo. Poi arrivi lì, fai tutto quello che è giusto, ma non prendi la medaglia. E’ logico che ti prende una gran rabbia”.
 
Toffanin: Però hai ritrovato la forza per continuare …
Pellegrini: “Presa la decisone di continuare, la forza la ritrovo. Perché voglio darmi un’altra chance, rimettermi a nuotare e fare tutti sacrifici che ho fatto l’anno scorso per poi giocarmela com’è sempre stato.
Ho bisogno di un’altra gara, anche se vincere sarà sempre più difficile. Però se avessi smesso adesso avrei lasciato qualcosa in sospeso e a me non piace lasciare le cose in sospeso. Diciamo che mi piacerebbe chiudere questo ciclo e spero di farlo come vorrei io”.
 
Toffanin: Se un giorno avessi una figlia che volesse seguire le tue orme e fare la nuotatrice, le consiglieresti di seguire questa strada, perché è un bel mondo, o le diresti di no?
Pellegrini: “Le direi assolutamente di sì. Il nuoto è uno sport sano. Nella mia vita ho sempre e solo nuotato, per cui non so paragonarlo ad altri sport, ma conosco molto bene il mio e posso dire che è uno sport sano. Purtroppo è sempre più intaccato dall’ombra doping a livello internazionale. Si legge anche da qualche giorno sui giornali questa ‘guerra fredda’ tra Russia e America, con nomi molto importanti che sono venuti fuori e che verranno fuori. Insomma, l’ombra di questo doping aleggia molto e si sente anche durante le gare: vedi fisici cambiare di tre mesi in tre mesi e, soprattutto per una donna, questo è impossibile. Però consiglierei a mia figlia di farlo perché in Italia ancora tutto questo non esiste”.