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Football is coming home, stavolta davvero: il dominio economico della Premier

Di Lorenzo Zacchetti

Campionati al via. Dopo le delusioni di Europei e Olimpiadi, tocca ai tifosi inglesi sorridere: il loro calcio è decisamente più in salute di quello italiano

Football is coming home, questa volta davvero. La ripartenza delle competizioni calcistiche nazionali mette fine all’estate di sfottò da parte dei tifosi italiani nei confronti di quelli inglesi, beffati prima agli Europei e poi anche alle Olimpiadi. Tutto ammissibile, finché si resta nei confini del rispetto, ma ormai relegato nel passato. Adesso tocca a loro sorridere. Se parliamo di campionati e coppe nazionali, il dominio inglese è ben lontano dall’essere messo in discussione. Certamente non da parte della Serie A italiana, per la quale il Covid-19 ha rappresentato l’effetto moltiplicatore di problemi che nascono da molto lontano.

Le perdite del calcio italiano

Il campionato dei campioni d’Europa non è il più bello del Continente, giudizio soggettivo, ma nemmeno il più ricco... e su questo i numeri non lasciano spazio alle opinioni. Con perdite pari a 1,6 miliardi e 4,6 miliardi di debiti, la Serie A italiana questa estate è stata ridimensionata anche sul piano tecnico. Si è parlato molto dell’Inter, che dopo aver vinto lo Scudetto ha dovuto privarsi di due pezzi pregiati come Hakimi e soprattutto Lukaku, con quest’ultimo che ha messo nero su bianco in una lettera ai tifosi come la proposta del Chelsea fosse un’occasione irrinunciabile… come se già non giocasse in uno dei club più blasonati d’Europa. A Stamford Bridge farà coppia con Jorginho, che dopo aver aggiunto la Supercoppa europea a un bottino che già annoverava Champions League ed Euro 2020 dovrebbe proprio riuscire a vincere anche il Pallone d’Oro. È dal 2006, con Cannavaro, che un azzurro non conquista il prestigioso premio, ma oggi come allora il protagonista gioca all’estero.

Gli "expat" della nazionale di Mancini

Della nazionale che ha trionfato a Wembley, anche Donnarumma si è aggiunto alla pattuglia degli “expat”, seguendo le orme di Florenzi, Emerson Palmieri e Verratti. Al contrario, con l’acquisto di Sancho da parte del Manchester United, si è rafforzata la rappresentatività dell’Inghilterra di Southgate nei confronti della Premier League: al momento solo Trippier (Atletico Madrid) e Bellingham (Borussia Dortmund) militano all’estero, ma attenzione, perché il calciomercato non si chiuderà prima della fine del mese ed entrambi hanno corteggiatori nella Madre Patria.

La Serie A, tra Green Pass e plusvalenze

Anche la Premier League, ovviamente, soffre delle perdite causate dal Covid, ma come accade per i pazienti comuni i sintomi sono meno gravi per chi ha un solido stato di salute pregresso. Infatti, il calcio inglese riesce a stare in piedi nonostante una perdita secca intorno al miliardo di euro, grazie a proventi dei diritti televisivi che sono di tre volte superiori a quelli italiani. Lo stato di salute del calcio italiano spinge gli addetti ai lavori a parlare di un fallimento sostanziale che sarebbe inevitabile, se non fosse per la natura stessa di questo particolare business – dal fortissimo peso politico - e l’abilità di taluni protagonisti nell’utilizzare le plusvalenze per salvarsi in corner. L’introduzione del Green Pass rappresenta una speranza per il rilancio del nostro calcio, che ha bisogno di riavere presto gli stadi pieni al massimo della capienza – o quasi – altrimenti non sarà possibile cavarsela con i suddetti diritti televisivi, come spesso è accaduto in passato.

Ristori al calcio: un'arma a doppio taglio

Se invece si tornasse a una serrata dovuta all’aumento dei contagi, sarebbe necessario ricorrere in maniera ancora più massiccia ai ristori statali, che già sono stati concessi soprattutto per lo sport dilettantistico, ma anche per quello professionistico. Nelle loro istanze nei confronti della politica i club hanno delle indiscutibili ragioni oggettive: su tutte, l’enorme gettito che nel corso degli anni hanno garantito allo Stato attraverso l’Erario e che si è riversato anche sugli “altri” sport, che giustamente hanno inorgoglito Malagò e tutti gli italiani alle Olimpiadi di Tokyo. Ci sono però anche le ragioni del buon gusto: la reazione degli italiani sarebbe certamente diversa se gli aiuti di Stato (tra cui il ventilato slittamento degli oneri Irpef) arrivassero nelle tasche di chi si è gestito in modo allegro. In un quadro sociale che lascia intravedere un autunno caldo, con lo sblocco dei licenziamenti e le incognite sull’andamento della pandemia, dare una via preferenziale al pallone metterebbe a rischio persino la popolarità del Premier Draghi, che finora nessuna critica è riuscita a incrinare.