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Inter-Atalanta 2-0, Inzaghi si conferma la "Bestia nera" di Gasperini

I due tecnici non si amano, da anni, dentro una sfida che ormai sembra avere un padrone con 7 vittorie consecutive

di Andrea Soglio

Gasperini-Inzaghi, il duello tra chi non si è mai amato

La vittoria nella semifinale di Supercoppa dell'Inter sull'Atalanta per 2-0 è solo l'ultimo episodio di una "guerra" più che tra due squadre (al momento le più forti d'Italia) tra due allenatori: Simone Inzaghi e Gianpiero Gasperini. 

La storia

I due non si amano, anzi... I battibecchi nel dopo-gara risalgono al 2017 e poi al 2019. In quel caso Inzaghi sedeva sulla panchina della Lazio e soprattutto in una finale di Coppa Italia ne scaturì una violenta lite legata a presunti errori arbitrali a favore dei biancocelesti. Da allora è tutto un susseguirsi di punzecchiature, soprattutto su chi negli scontri diretti abbia giocato meglio, come successo ieri sera a Riad. Il solitamente pacato Inzaghi appena arrivato davanti ai microfoni ieri ha esordito con un eloquente "non c'è stata partita" che dice tutto, mentre Gasperini ha sottolineato l'errore sull'assegnazione del calcio d'angolo da cui è scaturito l'1-0 di Dumfries.

I precedenti

Al netto delle polemiche personali ci sono i numeri da analizzare ed i precedenti sono eloquenti. Quello di ieri sera è stato il settimo successo consecutivo dell'Inter sull'Atalanta con un bilancio complessivo di 19 reti segnate dai nerazzurri di Milano contro le 5 dei bergamaschi. Per trovare poi una vittoria degli orobici bisogna tornare all'11 novembre 2018, un 4-1 pesante ma molto lontano.

Se invece stringiamo la sfida alla guerra Inzaghi-Gasperini da quando l'allenatore ex Lazio si è spostato a Milano siamo a 7 successi per lui e due pareggi con il Gasp senza una vittoria negli scontri diretti per l'atalantino.

La tattica (e non solo)

È quindi evidente come Inzaghi sia riuscito a trovare le contromosse giuste per contrastare il gioco dell'Atalanta, forse come nessun altra squadra non solo in Italia ma anche in Europa. Il pressing a tutto campo, anzi, "l'uomo-contro-uomo" esasperato della Dea non ha mai funzionato. Inzaghi infatti ha scompigliato le carte portando i centrocampisti a gestire il gioco dal basso e spostando spesso i difensori in avanti constringendo così gli attaccanti orobici a correre all'indietro, cosa che non sono troppo abituati a fare e creando così spazi e ripartenze spesso letali.

Ieri il Gasp ha provato poi a scompigliare le carte: fuori l'unica punta (Lookman) oltre a De Ketelaere ed Ederson per avere un centrocampista in più per non dare punti di riferimento ai difensori interisti puntando ad un risultato in equilibrio ad inizio ripresa dove avrebbe inserito le sue "stelle". Un piano fallito anche nel primo tempo dove solo l'imprecisione di Lautaro Martinez e le parate di Carnesecchi hanno lasciato inviolata la porta atalantina.

C'è poi a quanto pare una questione mentale. L'Atalanta spregiudicata, aggressiva, volenterosa e spettacolare che si vede in Italia ed in Europa quando incrocia l'Inter sembra cambiare atteggiamento, postura. Come se la squadra soffrisse anche a livello mentale la sfida con gli altri nerazzurri.

Di sicuro però Gasperini ha modo e tempo per rifarsi soprattutto in questo campionato dove Inter e Atalanta (asieme al Napoli) si contenderanno lo scudetto fino alla fine. Qualcosa però dovrà cambiare, in campo e nella testa.

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