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Juventus, Agnelli: "Il nostro nome troppe volte infangato"
Agnelli: "Il deferimento che mi è stato notificato poco fa è inaccettabile. Io non ho nulla da temere"
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"Il deferimento che mi è stato notificato poco fa è inaccettabile. Io non ho nulla da temere". Andrea Agnelli sbotta durante una conferenza stampa convocata ad hoc a Vinovo per rispondere al deferimento della Procura federale sulla presunta collaborazione tra i vertici bianconeri e tifosi legati agli ambienti mafiosi. Il presidente della Juventus ribadisce di non aver "mai incontrato boss mafiosi" e assicura di voler difendere "il buon nome della Juventus che per troppe volte è già stato infangato e sottoposto a curiosi procedimenti sperimentali da parte della giustizia sportiva". Insomma, nessuna intenzione di dimettersi. Anzi: "Mi dispiace deludervi, ma questo gruppo dirigente, formato dal sottoscritto, dal vicepresidente Pavel Nedved, dall'amministratore delegato Giuseppe Marotta e dal direttore sportivo Fabio Paratici, ha intenzione di continuare a far crescere la Juventus ancora per parecchio tempo".
AGNELLI: "NULLA DA NSCONDERE, TUTTO CIÓ E' INACCETTABILE" - Il deferimento, spiega Andrea Agnelli, "riguarda il sottoscritto, il dottor Francesco Calvo, all'epoca nostro dirigente, il signor Alessandro D'Angelo e il signor Stefano Merulla". E ancora: "La Juve, i suoi dipendenti e il sottoscritto non hanno nulla da nascondere e da temere . Nei mesi scorsi i nostri dipendenti, che godono della mia massima fiducia, hanno collaborato con la procura della Repubblica di Torino in veste di testimoni, nel quadro di un'indagine riguardante alcuni personaggi legati al mondo della criminalità organizzata. Questa veste di testimoni è stata sottoposta a un controllo invasivo e meticoloso, anche con l'uso di intercettazioni ambientali e telefoniche, e non è mai montata. Erano testimoni e sono rimasti testimoni fino alla chiusura delle indagini penali. Oggi la procura federale, anziché limitarsi a contestare eventuali irregolarità nella vendita dei biglietti emette un deferimento nel quale il mio nome, quello dei nostri dipendenti, rivestirebbe un ruolo di collaborazione con la criminalità organizzata. Tutto ciò è inaccettabile, ed è frutto di una lettura parziale e preconcetta nei confronti della Juventus e non rispondente a logiche di giustizia".
"DIFENDERO' IL BUON NOME DELLA JUVENTUS" - Il presidente della Juventus annuncia battaglia legale: "Mi difenderò, difenderò i nostri collaboratori e soprattutto difenderò il buon nome della Juventus che per troppe volte è già stato infangato e sottoposto a curiosi procedimenti sperimentali da parte della giustizia sportiva. Tale difesa avverrà nelle sedi opportune, ma vi invito, signori, vi invito fin da oggi ad approfondire con grande attenzione le tematiche di un'inchiesta curiosamente scomparire dalla scena mediatica gli accusati di reati mafiosi per essere sostituiti da testimoni che hanno l'unica colpa di lavorare in una società molto famosa e sulla bocca di tutti. Per evidenti motivi non rispondo nel merito del provvedimento davanti a voi, perché penso che sia doveroso farlo davanti alla giustizia sportiva".
"RIBADISCO DI NON AVER MAI INCONTRATO BOSS MAFIOSI" - Agnelli invita i media "a essere testimoni e non strumenti per conclusioni pregiudiziali, che sarebbero a mio avviso sbagliate e in pieno contrasto con quelle tratte dalla giustizia penale. Come ho scritto alcuni giorni fa, non ho incontrato boss mafiosi. A cadenze regolari ho incontrato tutte le categorie di tifosi, siano essi club doc, siano essi Juventus Member o siano essi gruppi ultras. Un'attività fatta alla luce del sole che penso rientri a pieno titolo nei doveri di un presidente di una società calcistica. Se alcuni di questi personaggi hanno oggi assunto una veste diversa agli occhi della giustizia penale, questo è un aspetto che all'epoca dei fatti non era noto, né a me, né a nessuno dei dipendenti della Juventus".
"IL NOSTRO CLUB COLLABORA CON LO STATO" - Infine, il numero uno della società bianconera ribadisce la sua massima collaborazione nell'inchiesta relativa ai rapporti tra presunti boss della 'Ndrangheta e la curva bianconera: "La Juventus, così come ogni altra società calcistica, collabora con lo Stato ed è stata negli anni scorsi indicata come esempio virtuoso, ma non può certamente sostituirsi alle forze dell'ordine. Penso che fosse doveroso da parte mia presentarmi davanti a voi oggi, così come ho dato la mia disponibilità a presentarmi davanti alla Commissione Antimafia, perché poteste quantomeno sapere direttamente da me quale sia il mio pensiero senza alcuna mediazione".