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"La sclerosi multipla, una compagna con cui correre e da cui non scappare"
La storia della bresciana "Merilù Run", avvocato che da 17 anni convive con la SM e che ha scelto di esorcizzare la malattia correndo
Ed è diventata campionessa italiana paralimpica sui 10 chilometri…
Sì, proprio a marzo di quest’anno. Il podio più bello, perché di fianco a me c’erano due mie compagne di squadra, Marina e Luana.
Dalla sua diagnosi, ricevuta 16 anni fa, ad oggi, come è cambiata la percezione del malato di sclerosi multipla?
Nell’immaginario collettivo la Sm evoca la carrozzina. Era così quando mi hanno riscontrato la malattia e lo è anche ora. La comunicazione è sempre incentrata sulla persona che non cammina, ma nella realtà, grazie a scienza e ricerca, non è così: solo una percentuale bassa di malati di Sm necessita della sedia a rotella. Però ora, con i social, la condivisione di informazioni ed esperienze personali è più semplice e io, attraverso i miei canali, cerco di dare forza a chi è fragile, di mostrare che la vita non finisce con la diagnosi. E che sclerosi multipla non significa – solo e necessariamente – disabilità motoria.
E che cosa significa allora, sclerosi multipla?
Io voglio e cerco di rendere visibili e sintomi invisibili. Tante volte mi sono sentita dire di non “avere niente” solo perché conduco una vita normale. Ma non è così.