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Super Lega? "La pubblicità non la sosterrà, rimarrà un torneo di Serie B"
Davide Ciliberti, spin doctor del gruppo Purple & Noise, stronca il progetto: "Mi dispiace per Andrea Agnelli, ma il calcio non è un circus come la Formula1"
Super Lega, i pubblicitari la stroncano. La pubblicità non li finanzierà oltre la novità: “Sarà sempre e comunque percepita come un torneo di ‘serie B’”
“L’affaire Super Lega è, come la larga maggioranza di addetti e non addetti al settore ha di fatto già compreso, un tentativo di scippo speculativo ad opera di un’élite di potenti del calcio, che forse – riflette Davide Ciliberti, spin doctor del gruppo di comunicazione Purple & Noise – evidentemente pensano di accaparrarsi gli enormi budget che ruotano intorno al calcio internazionale. Un’operazione che però poggia su una visione molto miope da parte di presidenti di club e finanza, con la probabile complicità di qualche mega-network mediatico – spiega il pubblicitario – infatti siano sponsor o diritti televisivi i tantissimi miliardi che scorrono nel pianeta-calcio hanno di base un’unica fonte: la pubblicità”.
“Ciò è palese – spiega Davide Ciliberti di Purple & Noise - per quel che riguarda gli sponsor e i budget di investitori commerciali, ma è intuitivo anche per ciò che riguarda i diritti tv, che le emittenti sono disposte a sborsare contando, attraverso quelle partite, di raccogliere budget, appunto, pubblicitari”.
Un torneo di ‘serie B’ che, passata la novità dei primi due anni, raccoglierà budget di 'serie B’.
“Di fatto questo progetto parte già zoppo – commenta l’esperto – perché manca di appeal, passione e coinvolgimento universale del pubblico-consumatore, ovvero l’audience. Sarebbe un po’ come la Super Coppa, che oggi è certamente grande show ma in generale è considerata meno ‘dignitosa’ della finale di Champions o altro trofeo Uefa. E aggiungo vale, nell’immaginario collettivo, persino meno della finale di Coppa Italia”
“Mi spiace per Agnelli & Co. ma il calcio non è un circus come la Formula 1, che comunque è omnicomprensivo. Ha le sue radici e vive anche di tradizione, squadre minori e soprattutto tante bandiere. E comunque - conclude Ciliberti - una ‘roba che puzza di fighetto’ sarà snobbata dai più. E questo ovviamente non piace a noi pubblicitari che continueremo a investire i budget dei nostri clienti sul calcio mondiale e popolare’".