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Mondiali scherma, Olga Kharlan e i 4 paradossi di una partita di sciabola
La sciabolatrice ucraina Olga Kharlan è emersa come atleta che si è coraggiosamente per le sue convinzioni patriottiche, ma occhio ai "paradossi"
Campionati mondiali di scherma, i paradossi della sciabolatrice Kharlan
Dalle recenti vicende ai campionati mondiali di scherma di Milano la sciabolatrice ucraina Olga Kharlan è emersa come atleta che si è coraggiosamente battuta non solo in pedana, ma anche per le sue convinzioni patriottiche. Tra gli altri, sembra che anche il nostro Presidente del Consiglio sia entusiasta di Olga e mediti di farle dare la cittadinanza onoraria di Bologna, la città presso la quale Olga ha trovato rifugio e si allena da un anno; per farne, parrebbe, uno strano pendent con Zaki. Olga è anche autrice, con le sue dichiarazioni, dei seguenti quattro paradossi.
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1- Il paradosso del significato
Il significato ideale del saluto con la sciabola, la tangenza delle lame, e la stretta di mano è lo stesso: la natura assolutamente pacifica dell’incontro, e la solidarietà disciplinare. Perché dunque una lotta accanita si è svolta per evitare la stretta di mano? Ecco la risposta della Kharlan (dal Corriere di Sabato 29/07/23):Prima della gara con la russa, anzi, con l’atleta neutrale, ho chiamato i miei e ho detto che sarei salita in pedana: erano in un rifugio anti-aereo. Come posso tirare senza ragionare su ciò che stanno vivendo? Non posso stringere la mano a chi rappresenta un invasore che fa certe cose ai miei cari e al mio Paese, una perorazione che si presta a diversi rilievi, ma che chiaramente suggerisce che Olga aborrisce la stretta di mano con una qualunque avversaria russa. Perché Olga, che non chiama mai la sua avversaria con il suo nome, Anna Smirnova, si corregge e passa da “la russa” a “l’atleta neutrale”? Perché il governo ucraino aveva richiesto, e ottenuto, che gli eventuali atleti russi che avessero voluto partecipare ai campionati mondiali di scherma potessero essere ammessi solo a titolo personale, non come membri di una squadra nazionale. Una specie di sanzione alla Russia anche nel campo sportivo. Dunque Anna Smirnova per il modo in cui i campionati erano stati istituiti non “rappresentava” la Russia neppure nel senso che facesse parte della squadra russa, perché ai campionati di Milano non vi è alcuna squadra russa.