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Nazionale, Tavecchio non è il "Mugabe di via Allegri"

Pietro Mancini

Mandare a casa il presidente Fgic sarebbe il classico caso del capro espiatorio

Dopo l'unfit c.t. Ventura, a casa anche don Carlo Tavecchio? Sarebbe il classico capro espiatorio. Da settembre in poi, non è stato il Presidente della Figc a gestire, male, l'Italia, dopo la batosta al "Bernabeu", a sbagliare le formazioni, non vincere contro le modeste Macedonia e Svezia. Nell'era Abete, la Nazionale fu esclusa, nella prima fase, ai Mondiali del 2010 e del 2014. Tavecchio scelse e strapagò un top coach, Antonio Conte, che sconfisse la Spagna e perse, ai rigori, agli Europei, con la Germania.

Schierando, in attacco, non Riva e Baggio, ma Pellè e Zaza, ignorati da Ventura, Thiago Motta a centrocampo e tornante l'umile soldatino, Giaccherini, mai convocato dal c.t. e attuale panchinaro nel bel Napoli di Sarri. Ancelotti  Meno bravo del coach del Chelsea, reduce dai flop, in passato, con la Juventus di Giraudo e Moggi, e, di recente, con i ricchi tedesconi del Bayern, "Tortellino" costerebbe come Conte (quattro milioni, netti, annui !)...

Critiche, dunque, a Tavecchio, ma obiettive, senza dipingerlo come il "Mugabe di via Allegri". Il massacro mediatico del successore di Abete contrasta con i silenzi di larghi settori dei media sportivi sul Presidente, a vita, don Franco Carraro, 78 anni, andreottiano, poi Sindaco craxiano di Roma, oggi riservato senatore forzista: cioè il dirigente che, defunto Fidel Castro, ha occupato, più a lungo, il maggior numero di poltrone, politiche e sportive, nel mondo...