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Rio 2016, spirito olimpico e fair play: Abbey e Nikki simbolo dei Giochi
Olimpiadi di Rio 2016, dopo diverse occasioni nelle quali il vero spirito olimpico è venuto a mancare, le atlete Abbey e Nikki riaccendono la fiamma del cuore
Lo spirito olimpico torna ad infiammare i cuori nei 5000 metri femminili con il gesto altruistico della atleta americana Abbey D’Agostino che aiuta l’avversaria neozelandese Nikki Hamblin a riprendersi da una brutta caduta. E intanto il judoka egiziano viene espulso.
“L'importante non è vincere ma partecipare. La cosa essenziale non è la vittoria ma la certezza di essersi battuti bene.” Così diceva Pierre de Coubertin, fondatore dei moderni Giochi olimpici, ed è a questa filosofia che ogni atleta dovrebbe ispirarsi, ma purtroppo non è sempre così.
Olimpiadi Rio, solidarietà in pista: l’atleta aiuta l’avversaria a rialzarsi
Un gesto di altruismo e solidarietà per diventare l'immagine in pochi istanti delle Olimpiadi di Rio de Janeiro. A regalarlo non poteva che essere l'atletica leggera, storicamente le Regina dei Giochi. Protagoniste sulla pista azzurra dello stadio intitolato all'ex presidente della Fifa, Joao Havelange, morto quest'oggi all'eta' di 100 anni, l'americana Abbey D'Agostino e la neozelandese Nikki Hamblin.
Tutto accade nella seconda serie del turno preliminare dei 5000 metri. Nella parte finale della gara il gruppo rallenta di brusco, le due si scontrano fortuitamente, cadono a terra. Prima cade la Hamblin, poi la D'Agostino che nella caduta appoggia male il piede con conseguente torsione del ginocchio destro. Il dolore e' forte, la 24enne di Topsfield nel Massachusetts si rialza, torna indietro e va ad aiutare l'avversaria a rialzarsi incitandola a proseguire.
Si aspettano, riprendono a correre ma zoppicano. La statunitense non ce la fa, ricade altre due volte, l'infortunio e' grave.
Abbey viene aiutata dalla 28enne inglese di nascita ma neozelandese d'adozione che la sorregge e quasi assieme riescono a tagliare il traguardo. Si abbracciano, Nikki l'aiuta Abbey a sedersi sulla sedia a rotella. Arrivano ultime lontane dalle prime ma saranno comunque in finale. La giuria ha deciso di riammetterle.
I conflitti politici sporcano le Olimpiadi Rio 2016: ma il comitato olimpico interviene ed è espulsione del judoka egiziano
Tutto questo è accaduto a poca distanza dalla comunicazione ufficiale di espulsione dai giochi da parte del comitato olimpico egiziano del judoka che venerdì scorso si è rifiutato di stringere la mano al rivale israeliano.
L’accaduto. Il comitato olimpico egiziano "ha fatto tornare a casa" il judoka egiziano Islam El Shehaby che venerdi' scorsosi rifiuto sia di inchinarsi che stringere la mano che gli aveva porto il rivale israeliano Or Sasson, che lo aveva appena sconfitto.
"La commissione disciplinare del Cio ha considerato il suo comportamento contrario alle regole del fair play e contrario allo spirito di amicizia insito nei valori olimpici" ha reso noto un portavoce al termine di un summit con i vertici dello sport egiziano. La commmissione disciplinare ha anche inflitto 'una grave censura per comportamento inappropriato'" a El Shehaby.
Lo sfregio era stato particolarmente grave nel judo - disciplina giapponese dove l'onore viene prima di tutto - in cui e' tradizione - non obbligo - che gli atleti si stringano la mano al termine del match. El Shehaby invece aveva abbandonato il tatami lasciando l'atleta israeliano con la mano tesa nel vuoto. Richiamato dal giudice per l'inchino - questo si' obbligatorio - il judoka egiziano e' tornato indietro, ha rispettato il vincolo ma e' subito schizzato via.
Il 32enne campione egiziano si e' trovato al centro di una campagna di forti pressioni sui social media in Egitto affinche' rinunciasse proprio al confronto. Al termine dello sgradevole incidente non aveva voluto rispondere alle domande dei giornalisti.