Stadio della Roma: il senso di Pallotta per gli affari (suoi)
Pallotta, Raggi, Baldissoni e Parnasi si vedono per "il bene della città"
Questo pomeriggio c’è stato un incontro in Campidoglio per fare il punto sullo Stadio della Roma da costruire a Tordivalle, quadrante sud della Capitale.
Raggi, Bergamo e il dg della Roma Baldissoni insieme a Luca Parnasi di professione imprenditore mentre l'assessore competente (e dissidente) Berdini è stato escluso.
Anche in questo frangente la Raggi non si è smentita: dopo aver detto per tutta la campagna elettorale che lo Stadio non si sarebbe fatto alla fine ha piroettato su sé stessa, sport del resto molto diffuso tra i Cinque Stelle, e voilà ha cambiato idea!
La Raggi dice che in cambio di una riduzione di cubature lo Stadio “se po’ fa”.
Fantastico.
Peccato che le cubature tagliande siano principalmente quelle pubbliche e quindi si tratta di una fregatura per la cittadinanza e di un aiuto a Pallotta senza contare che il terreno della zona è subsidente (la vicina Nuova Fiera di Roma sta affondano) a causa del Tevere in generale e poi un affluente dovrà subire una “messa sicurezza” per non vedere alla fine una partita di pallanuoto più che di calcio.
Non si capisce perché invece l’area di Tor Vergata non sia utilizzata: è pubblica e così non faremo fare gli affari ai soliti noti, come Parnasi che possiede invece i terreni di Tor di Valle.
Inoltre, e questo non viene mai detto, lo Stadio NON sarà di proprietà della Roma ma di Pallotta che quando se ne andrà “se lo porterà via”.
Alla luce anche dei “zero tituli” (lo dico da romanista, a scanso di equivoci) che la Roma ha ottenuto nella gestione dell’americano e con gli affari fatti da Pallotta vendendo gioielli come Lamela e Pjanic (quest’ultimo proprio alla sua rivale per lo scudetto, la Juventus) possiamo dire che Palotta ha un ottimo senso degli affari ma non è affatto detto che i suoi interessi siano quelli della città.
Curioso poi che la Raggi non abbia fatto le Olimpiadi a Roma “per non arricchire i privati” che ora entrano invece alla grande.
Ah,…l’era della post -verità!