Sport

Totti, Del Piero, ma pure Muti e De Bortoli: l'Italia degli intoccabili

Le bandiere d'Italia non mollano l'osso. Mai. In ogni modo, con ogni mezzo. Lecito o meno. Scatenando - se e quando è il caso - il popolo (tifosi, supporter, amici o alleati del caso) che sta dietro di loro. Lanciando siluri e difendendo con le unghie e con i denti quel che si è trasformato nel loro orticello personale. Quante ne abbiamo viste in questi decenni della storia d'Italia? Sport, politica o cultura: è sempre la solita solfa

Li potremmo chiamare immortali o immobili, nel senso che nessuno li smuove. 

Forse intoccabili, pena essere accusati del delitto di 'lesa maestà'. 

Francesco Totti - nel bene o nel male - è l'ultimo caso. Icona, mito e capitano della Roma. Gloria eterna dei colori giallorossi. Il tifo è tutto con lui. Ma alle ragioni di Luciano Spalletti chi ci pensa? Il tecnico tornato a gennaio per salvare la stagione compromessa: lui che deve far quadrare i conti in campo perchè non diventino in rosso fuori dal rettangolo verde. Urge condurre a ogni costo la barca romanista verso la qualificazione ai playoff di Champions League. Premessa fondamentale per mettere poi (forse) le mani sui 40-50 milioni che la massima competizione europea per club concede a chi entra nel tabellone principale.

La bandiera che si mette di traverso non è una novità. Nel calcio è cosa nota e affonda nella notte dei tempi. Non sempre il divorzio è semplice con chi si è incarnato nei colori di una società. Chi non ricorda il triste e sofferto addio di Alessandro Del Piero? Pinturicchio arrivato in scadenza mise la Juventus spalle al muro annunciando che avrebbe firmato il contratto in bianco. Detto-fatto. Ma poi Andrea Agnelli successivamente contro-annunciò che sarebbe stato l'ultimo anno di Alex in bianconero. E così fu. Il 30 giugno 2012 è stato il suo ultimo giorno di contratto con la Juventus.

Anche l'ultimo saluto del grande Paolo Maldini al Milan fu traumatico. Ma lì soprattutto per i fischi di parte della Curva nei suoi confronti, durante il giro di campo alla fine del match casalingo contro la Roma (mentre la stragrande maggioranza del pubblico rossonero gli tributava il giusto commiato). Il capitano storico del Diavolo dal 31 maggio 2009 (trasferta a Firenze e ultima di campionato) non ha mai più avuto a che fare con il suo amato Milan. Tanti supporter lo avrebbero voluto come dirigente. Si è raccontato in passato anche del sogno di Barbara Berlusconi in tal senso. Ma con Adriano Galliani al centro di comando delle operazioni così non è mai stato.

Diversa la storia di Javier Zanetti. Lui il salto dal campo alla scrivania (vicepresidente dell'Inter) lo ha fatto. Gli è rimasta solo l'amarezza di quell'ultimo derby contro il Milan in cui Walter Mazzarri non lo mandò in campo neppure per pochi minuti. Tra la rabbia di molti tifosi.

All'estero non va diversamente. Raul lasciò il Real Madrid nel 2010 perchè non aveva garantito un posto da titolare ed emigrò in Budesliga. Iker Casillas, altra bandiera merengue, ha subito le panchine di Mourinho e i fischi dei tifosi prima di decidere che era il momento di trasferirsi al Porto. E Gerrard? Quanti avrebbero scommesso sulla sua conclusione di carriera con la maglia del Liverpool? Invece Stevie-G ha capito che non era aria e accettato le ricche offerte dei Los Angeles Galaxy in MSL. Storia simile a Xavi: addio al Barcellona, lui che è stato canterano e protagonista dei trionfi blaugrana, per passare al Al Saad.

Un salto nel passato. Gianni Rivera ha divorziato dal Milan con l'avvento dell'era Berlusconi e mai più ha avuto un ruolo nella società rossonera. Sofferto fu l'addio di Roberto Bettega alla Juventus da calciatore.

Non solo calcio. Bandiere o uomini simbolo se ne sono visti anche in altri settori. Prendiamo la Scala che per anni è stato il regno incontrastato di Riccardo Muti. Quasi vent'anni al comando. Dal 1986 al 2005 è stato direttore musicale del Teatro di Milano. Fino alle traumatiche dimissioni del 2 aprile 2005. "È una scelta obbligata malgrado le attestazioni di stima espresse nei miei confronti dal Consiglio di amministrazione, l'ostilità manifestata in modo così plateale da persone con le quali ho lavorato per quasi vent'anni rende davvero impossibile proseguire un rapporto di collaborazione che dovrebbe essere fondato sull'armonia e sulla fiducia. Fare musica insieme non è soltanto un lavoro di gruppo; richiede, nella condivisione, stima, passione e intesa; sentimenti che ho creduto essere la costante di questi venti anni di lavoro al Teatro alla Scala", scrisse al momento dell'addio. Da lì dieci anni di incomprensioni e litigi. Lo scorso autunno il sovrintendente Pereira e il direttore Chailly hanno ricucito lo strappo. A maggio ci sarà la mostra per i 75 anni del maestro. Poi si vedrà...

Il Totti del giornalismo? Ferruccio De Bortoli. Andata e ritorno per due volte alla direzione del Corriere della Sera: dal 1997 al 2003 e dal 2009 al 2015. E ora il terzo rientro nelle vesti di commentatore. Ma qui il discorso è più ampio e la sensazione di questi ultimi anni è che i grandi giornali rischiano di trasformarsi nei giardinetti di vecchi direttori. Sempre il quotidiano by Rcs ha tra le sue penne Paolo Mieli (d'altra parte Luciano Fontana, attuale direttore, è sempre stato vicino a lui). Guardando sull'altro fronte, Calabresi si trova invece Ezio Mauro e Scalfari.

Per non parlare della Rai, dove si scorge un intero corridio di ex direttori pagati per far poco o nulla. Il vecchio che avanza.

In politica ci sono vari esempi. Giusto per ricordare una bandiera che che si allungò per oltre due decenni viene alla mente il nome di Corrado Clini.  Dal 1991 al 2011 è stato direttore generale del ministero dell'Ambiente. Dal 16 novembre 2011 al 28 aprile 2013 ha ricoperto l'incarico di Ministro dell'Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare del Governo Monti. Tornato alla guida della Direzione generale sviluppo sostenibile, clima, energia del ministero, Clini ha organizzato per il ministero le iniziative sull'ecologia e la sostenibilità nell'ambito della Giornata mondiale della gioventù della Chiesa cattolica che si è svolta alla fine del luglio 2013 a Rio de Janeiro. Si è dimesso dall'incarico nel maggio 2014 quando ha appreso di essere oggetto di un'indagine giudiziaria. Nell'ambito di questa indagine, il 26 maggio 2014 venne arrestato dalla Guardia di finanza con l'accusa di peculato. Da lì una lunga odissea giudiziati. Il 12 marzo 2015 è iniziato il processo con giudizio abbreviato: l'ipotesi di reato è che egli abbia ricevuto una tangente da oltre un milione di euro, imputazione da cui Clini si è dichiarato estraneo.