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USA. La Casa Bianca blocca l’ingresso ai cittadini di sei paesi musulmani.

Daniele Rosa

No all’immigrazione illegale in un anno elettorale.

Mentre il nostro Paese si consuma tra navi umanitarie che arrivano, cariche di migranti, in parte rifugiati e in grande parte economici illegali, gli Stati Uniti in un battibaleno hanno deciso di chiudere i propri confini ad altri sei paesi di fede musulmana per la maggior parte.

 

Proprio quando il Paese è concentrato in massima parte sulla fine prevista per mercoledì del processo ( di fatto la mozione dem sarà respinta) per impeachment del suo Presidente e sulla finale del Superbowl di domani pomeriggio ( mezzanotte in Italia) l’Amministrazione ha annunciato che altri sei paesi non potranno entrare negli States dal 22 febbraio.

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Da questa data i cittadini della Nigeria, il paese più popoloso dell’Africa, quelli del Sudan, dell’Eritrea, della Tanzania, del Myanmar e di una Repubblica Russa, il Kirguistàn in Asia Centrale con il 75% della popolazione di fede musulmana entreranno nella black list.

 

Motivazione della nuova direttiva, che di fatto chiude le porte ad una larga maggioranza di popolazione musulmana, è quella della sicurezza del Paese in un anno di campagna elettorale.

Come spesso è successo alle misure che portano la firma del Presidente dei record ( in economia e in politica estera) le critiche non sono mancate. Sostengono che le misure sono discriminanti perché intenderebbero bloccare l’ingresso dei musulmani.

 

In ogni caso il nuovo elenco si aggiunge al primo di tre anni fa che chiudeva gli ingressi ai cittadini provenienti da sei paesi come Siria, Somalia, Libia, Yemen, Corea del Nord e Venezuela.

 

Una misura che comunque coinvolgerà oltre 130 milioni di persone in un elenco che ora è di 13 paesi.

Ma ‘America first’ è anche questo: sicurezza senza se e senza ma.