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Nimes, ecco la "Roma francese" tra patrimonio culturale, natura e acqua

Eduardo Cagnazzi

Un weekend ai ritmi di una volta nella città a metà strada tra la Provenza e la Linguadoca. Fanton: "Una visita per ricaricare le batterie dopo la pandemia"

Una cosa è certa. Quest’anno, più che mai, abbiamo bisogno di riconnetterci con la normalità. Magari trascorrendo un weekend all’insegna della cultura e del verde nella vicina Francia. E dove trascorrere un soggiorno per una vacanza ai tempi di una volta? C’è una città a metà strada tra Provenza e Linguadoca (a 30 km dal mare, a 20 da Arles, a 40 dalla caena delle Cevenne), nel Sud della Francia, incastonata tra la costa del Mediterraneo e la catena montuosa delle Cevenne che non è tra le più visitate da chi sceglie di trascorrere un weekend al di là delle Alpi ma è ricca di storia, cultura e verde. Ed è un vero peccato perché la bellezza del suo patrimonio storico è così maestosa che ricorda un pò quella di Roma. Non a caso con i suoi monumenti in perfetto stato di conservazione, Nimes si è guadagnata l’appellativo la “Roma francese”. Questo perché in un passato lontano, Nîmes fu un importante avamposto dell’Impero Romano, il cui dominio è ancora oggi testimoniato dai monumenti ben conservati all’interno del perimetro della città: l’Arena, un anfiteatro su due livelli datato 70 d.C. costruito per ospitare le lotte dei gladiatori e oggi utilizzato per i concerti, il tempio romano Maison Carrée con la sua pietra bianca calcarea, l’acquedotto Pont du Gard che fa parte del patrimonio Unesco. Nei primi secoli dell’Impero, spiega nel corso del webinar di Atout France Irene Fanton, responsabile Ufficio Promozione di Nimes, “l’importanza di Nîmes era seconda solo a Roma. In una sorta di sfida all’ultimo monumento”. Più tardi invece il suo nome è associato al Denim, il tessuto che fin dal Medioevo le industrie locali hanno esportato in tutto il mondo dando più tardi vita ai jeans. Dire Nimes, però, significa anche prendere una boccata d’aria fresca e godere il verde della macchia mediterranea. Dove? Al Bois des Espeisses o il Clos Gaillard, o, commenta Fanton, “meglio ancora ai Jardins de la Fontaine, che sono perfetti per ricaricare le batterie esauste per la pandemia”.

Ma cosa fare oltre che visitare le testimonianze di quel periodo? Dopo la visita obbligata ai monumenti dell’epoca romana, il modo migliore per scoprire la città è un giro per la vecchia Nîmes, cominciando dalla “Place aux Herbes“, la Piazza delle Erbe, con la facciata della Cattedrale, i tavolini all’aperto che invitano a una sosta, gli studenti che entrano ed escono dalla vicina Accademia di Belle Arti o dal Conservatorio. Tutto il centro antico di Nîmes è così: botteghe di rigattieri, negozi di antiquariato e prodotti tipici, mentre qua e là lo sguardo cade su un capitello romano nascosto in una facciata rinascimentale, belle case medievali, palazzi neoclassici. Negli ultimi anni Nîmes ha preso però una direzione precisa: rivalutare i suoi gioielli antichi, riqualificare i quartieri, guardare all’arte contemporanea e all’architettura come motore di sviluppo turistico. In questo progetto rientra il Carré D’Art, un museo che ospita circa 400 opere di arte contemporanea dagli anni Sessanta ad oggi. L’arte antica si può invece visitarla al Museo della Romanità eretto sul lato orientale dell’Arena romana che, progettato dalla matita dell’architetto brasiliano Elisabeth De Portzambarc, accoglie una delle collezioni archeologiche più importanti d’Europa.   

E se non ha edifici di culto di rilievo, a Nimes meritano una visita tre chiese: la Chiesa di Saint Paul, la Chiesa di Notre-Dame-et-Saint-Castor e quella di Sainte-Eugénie. Nîmes non ha edifici di culto di rilievo, ma meritano una visita tre chiese: la Chiesa di Saint Paul, la Chiesa di Notre-Dame-et-Saint-Castor e quella di Sainte-Eugénie.

A pochi chilometri da Nîmes c’è un’opera architettonica a dir poco straordinaria, il Pont du Gard, costruito da romani per portare l’acqua all’interno della città. In realtà si tratta di un’opera che i consoli romani vollero soprattutto per dare un segno del loro potere in Gallia. Nîmes, infatti, aveva acqua a sufficienza per gli usi della popolazione ma l’opera servì per alimentare, oltre al prestigio dei romani, anche fontane, terme e giardini. E a proposito di acque come non rinfrescarsi per la calura nei mesi estivi nel Gardon? Magari per immergersi in un momento di relax o degustando la Tapenade, l’antipasto di capperi e acciughe spalmate su una fetta di pane integrale. Anche questo fa parte delle tradizioni di Nimes.