Un tour nel Salento dai mille volti, non solo mare ma sapori e feste patronali
Le eccellenze di quella che fu la terra dei Messapi in un itinerario finanziato dall'assessorato alle Industrie turistiche e culturali della Regione Puglia
C’è un Salento noto in tutto il mondo, quello dei due mari e delle spiagge odorose di salsedine, noti a chi cerca il relax e il buon vivere. E c’è un Salento nascosto, che si può visitare tutto l’anno. Quello delle tradizioni, delle feste patronali, dei luoghi che si scoprono a piedi, in bicicletta o a cavallo su antichi tratturi, o veleggiano lungo le coste, toccando fondali dai colori brillanti e dune di sabbia dorata. Un Salento che si rivolge a viaggiatori curiosi di racconti ed esperienze e che vogliono immergersi nei sapori tipici e nelle feste patronali. Un Salento da scoprire poco per volta ai ritmi di un tempo, senza fretta per riempire una vacanza che ritempri anima e corpo. E poi c’è il Salento con le sue eccellenze, il vino e l’olio. E’ il Salento-tour che la giornalista Carmen Mancarella, direttrice della rivista di turismo e cultura Spiagge, ha organizzato (il 57° in quella che fu la terra dei Messapi) tramite un finanziamento dell’assessorato alle Industrie turistiche e culturali, diretto da Loredana Capone, attraverso PugliaPromozione nell’ambito del Programma operativo regionale Fesr-Fse 2014-2020 “Attrattori culturali, naturali e turismo”. Un tour appunto all’insegna della vendemmia, dell’olio, del mare e delle feste patronali.
Terra di vacanza, dunque il Salento, ma anche terra di grandi vini in un connubio tra tradizione e innovazione, come racconta Francesco Zecca, contitolare con i fratelli della Cantina Conti Zecca, famiglia di origine napoletana ma trasferitasi nel Salento nel lontano 1580. “Racchiudiamo in un calice la storia di vitigni autoctoni di qualità, come il Negroamaro, il Primitivo e la Malvasia oltre a varietà alloctone pregiate che ben si adattano al territorio e nelle quattro tenute di famiglia tra Leverano e Salice Salentino”. Vini pregiati che hanno consentito alla Cantina di ottenere con Luna 2017 le Quattro Viti, massimo riconoscimento della Guida Vitae dell’Associazione italiana sommelier. Non meno importante è l’olio extravergine di oliva di Villa Buontempo ricavato dagli oliveti secolari di proprietà di Alcibiade e Rita Carissimo. L’azienda, nata nel lontano 1800 in territorio di Francavilla Fontana, dispone oggi di oltre tredicimila piante tipiche della macchia mediterranea, come il corbezzolo, il gelso e il perastro. Ma, fiore all’occhiello sono gli uliveti delle varietà Frantoio, Leccino e Simona che danno vita a un olio extravergine di pregiata qualità sotto il marchio “Villa Buontempo”, destinato ad una clientela particolarmente esigente.
Le feste patronali nel brand Salento.
Ricordi di passate civiltà sopravvivono per dare vita a momenti di suggestione collettiva, come quelle dedicate al santo patrono dove la processione con il simulacro del santo assume connotazioni insolite per la partecipazione dei confratelli in abito cerimoniale, per le caratteristiche luminarie, il suono della banda ed i fuochi d’artificio. Feste legate principalmente ai riti religiosi e ma anche alla storia delle campagne. Quella storia contadina dalla quale decine di migliaia di salentini discendono in un modo o nell’altro. Come quella che si anima a Melendugno per San Niceta, il guerriero, strenuo difensore dei valori del paese salentino. E’ qui che la gente proveniente da tutto il Salento si riunisce per venerarlo; una festa tra le più importanti e seguite, soprattutto per le magnifiche luminarie che adornano le strade cittadine e perchè Melendugno è l'unico paese in tutta Italia ad avere il protettorato del santo nato a Nord del Danubio dove un tempo erano accampati i Goti.
Non meno imponente è la festa patronale di San Giuseppe da Copertino, quarta città per popolazione nella provincia leccese. La città del santo raffigurato sospeso nell’aria in uno dei suoi ascetici miracolosi “voli” si sta aprendo al turismo grazie ai suoi tesori, come racconta l’assessore Cosimo Lupo. “Oggi Copertino è conosciuta perché la chiesa madre custodisce le ossa, le ceneri e numerosi oggetti personali di fra’ Giuseppe Desa, un francescano dei miracolosi prodigi che la Chiesa elevò agli onori degli altari dopo la sua morte nel 1663. Ma il fascino di questa città è camminare tra i palazzi dei vicoli del centro storico, chiese e il maestoso castello normanno-svevo con grande fossato e quattro bastioni angolari e un portale in stile catalano-durazzesco”.
Sulle strade del Negroamaro e del cibo.
Il nome è quello di un vitigno a frutto nero, come conferma l’etimologia latina niger e greca mauros, racconta Francesco Zecca. Un nettare che non molto tempo addietro si accompagnava alla cucina povera ed umile, ma ricca di sapori, specchio delle dominazioni che si sono avvicendate in questa terra lasciando tracce indelebili nell’arte del mangiare sano, quando in una sola portata si serviva tutto quello che la terra offriva in una grande zuppiera dalla quale tutti attingevano con la propria posata. Ed oggi i piatti sono vari ma ancora fedeli custodi ed interpreti della tradizione culturale del territorio. Come quelli preparati dalla famiglia Tramis di Lilith della Masseria Copertini entrata a far parte di recente dell’Alleanza Slow Food dei cuochi, o della Masseria Stellato di Nardò, immersa nei campi delle coltivazioni biologiche mediterranee dove tutto è a chilometro zero.
E’ un Salento ricco di colori e di voci, impastato di tradizioni e di sapori, un Salento generoso con una sua identità antica quello fatto conoscere dalla Mancarella. “Buon Salento”, dunque, al turista che vi arriva.
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