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Finanza

La manovra di bilancio per il 2017 è approdata a Bruxelles ed è ora sotto la lente della Commissione europea. Secondo le regole del semestre europeo, che sanciscono l'esame preventivo dei conti pubblici dei Paesi euro, il giudizio sul bilancio dell'anno prossimo sarà espresso dalla Commissione entro la fine di novembre, e terrà conto anche delle previsioni economiche di autunno dello stesso esecutivo, programmate quest'anno per il 9 novembre.

Nel Documento programmatico di bilancio, ovvero la griglia dei numeri e delle misure in cui si articolerà la manovra, il governo conferma una crescita del Pil all'1% l'anno prossimo a fronte di un deficit che sale al 2,3% rispetto al 2% indicato in precedenza. Operazione che ha consentito anche di ottenere il via libera dell'Ufficio parlamentare del bilancio al quadro programmatico dei conti. La Commissione ha già fatto sapere che servirà tempo per l'analisi e che non sarà espresso alcun commento prima del giudizio ufficiale.

Tuttavia quello che trapela è che i funzionari comunitari si concentreranno sul deficit strutturale, ovvero il saldo del conto economico delle amministrazioni pubbliche che misura l'eccedenza della spesa rispetto alle risorse a disposizione ma corretto per gli effetti del ciclo economico sulle componenti di bilancio e per gli effetti delle misure una tantum.

Secondo gli impegni dovrebbe ridursi di almeno lo 0,6% nel 2017 ma esponenti della Commissione hanno già fatto sapere nei giorni scorsi che una riduzione di almeno lo 0,1% avrebbe consentito 
alla Commissione di essere clemente con l'Italia. Tuttavia dalle tabelle presenti nel documento il saldo di bilancio corretto per il ciclo al netto delle una tantum dovrebbe passare dall'1,2 del 2016 all'1,6%, quindi peggiorare dello 0,4%.

Ma lo stesso governo scrive nero su bianco che il saldo strutturale resterà invariato rispetto all'anno in corso, pari al -1,2 per cento del Pil. Il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, assicura: "Il rapporto con la Commissione europea è molto positivo, siamo in regola". E difende le misure messe in campo, a partire dalla voluntary disclosure e dalla rottamazione delle cartelle di Equitalia, interventi che hanno suscitato un vespaio di polemiche. 

"Non è assolutamente un condono", sostiene Padoan. E lo stesso sottosegretario alla presidenza del Consiglio Tommaso Nannicini, definisce le notizie "secondo cui la nuova voluntary disclosure sarà una sanatoria per evasori e trafficanti del tutto infondate".

“Rappresenta un primo passo per lo sviluppo” ha detto il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia. "La manovra nel metodo è più che condivisibile. Rientra nelle politica dei fattori, non sceglie i settori ma comincia a definire un'idea di politica economica diversa e moderna per il Paese. Ci sembra andare nella direzione auspicata”.

Guardando all'impianto della manovra, l'obiettivo di un deficit al 2,3% sarà raggiunto grazie a misure che valgono lo 0,7 per cento del Pil, ovvero circa 12 miliardi, come il nuovo ciclo di spending review e l'aumento di gettito derivante della 'voluntary disclosurè’ (ovvero la procedura per il rientro volontario dei capitali detenuti all'estero), e le aste per le frequenze.

Le spese eccezionali dovute all'emergenza migranti e all'emergenza terremoto ammontano a circa lo 0,5% del Pil. In particolare, la spesa per migranti, in termini di indebitamento netto e al netto dei contributi Ue, è di 3,8 miliardi per il 2017. Dal riordino della spesa dei ministeri sono attesi quasi 3 miliardi, dalla riforma del sistema di accertamento e riscossione, che prevede la chiusura di Equitalia, e una nuova sanatoria sulle cartelle pendenti (le imposte dovute si pagheranno per intero, ma non è chiaro invece se la sanatoria riguardi, oltre alle sanzioni per il ritardato pagamento, anche gli interessi, come sembrerebbe) dovrebbe garantire altri 4 miliardi.

La voluntary bis con l'emersione del contante dovrebbe portare nelle casse dello Stato altri 2 miliardi e altrettanti l'asta delle frequenze. Il capitolo pensioni vale circa 1,8 miliardi nel 2017 e comprendono l'estensione della quattordicesima alle pensioni fino a 1.000 euro, l'aumento della no tax area, l'anticipo pensionistico, ovvero il prestito ponte per il pensionamento anticipato, e l'Ape 'social' senza penalizzazioni per disoccupati senza ammortizzatori o i lavoratori invalidi.

Circa 1,2 miliardi saranno destinati alle misure per le famiglie (voucher baby sitter e asili), al bonus 18enni e al diritto allo studio. Circa 1 miliardo servirà per finanziare il rinnovo dei contratti pubblici congelati dal 2010, la stabilizzazione del bonus di 80 euro alle forze dell'ordine e le nuove assunzioni.

Il pacchetto competitività e sviluppo vale 2,5 miliardi e prevede, tra l'altro, una serie di misure per stimolare gli investimenti privati in macchinari (superammortamento al 140% e iperammortamento al 250%), il rafforzamento dei crediti d'imposta in ricerca e sviluppo e il rifinanziamento del Fondo centrale di garanzia per le Pmi per 900 milioni.

Paolo Brambilla

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