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Botta a Landini e messaggio a Meloni: Sbarra e la politica dei due forni

Di Giuseppe Vatinno

Il capo della Cisl non vuole lasciare terreno alla Cgil, la premier si trova in mezzo ai fuochi dei due sindacati

Ormai i sindacati non rappresentano più nessuno e tanto meno chi lavora. Basti pensare come si è trasformato il mercato del lavoro moderno: precarietà, instabilità, potere contrattuale nullo, sfruttamento, assenza di orizzonti definiti. E i sindacati che fanno? Pasteggiano sulle spoglie di chi lavora. Li usano, cinicamente, come mezzi di scambio per i loro interessi e le loro trattative con la politica.

Basti pensare l“ascensore” che esiste tra sindacato e politica. Il caso di Susanna Camusso è emblematico: segretaria generale della Cgil dal 2010 al 2019 si è costruita le basi per una ulteriore carriera politica visto che è stata eletta ora senatrice nelle liste - indovinate un po'? - del Pd. E non è certamente la sola. Basti pensare, per par condicio, a Franco Marini che c’è mancato poco che non diventasse Presidente della Repubblica.

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Tutto si tiene, tutto torna. Ora è chiaro che l’alleanza Schlein - Landini è ancora più strutturale di quelle passate, perché, sempre a chiacchiere che sono il carburante di queste cose, ci sarebbe una vicinanza politica maggiore. Ed è altrettanto chiaro che la Cisl non ci sta a lasciare il campo agli eterni antagonisti e così Sbarra, appena la pressione sul suo piede da parte di Landini è aumentata, ha sparato ad alzo zero e palle incrociate. Il significato del suo messaggio è duplice. Alla Cgil dice: “Attenti, ci siamo anche noi e chi mangia da solo si strozza” e al governo dice: “Noi siamo la medicina per la corrispondenza di amorosi sensi tra Landini e la Schlein”. Politica dei due forni, ha sempre funzionato, soprattutto da quelle parti, ma la cuoca questa volta è Giorgia Meloni.