A rischio la filiera dello Spada. Sernagiotto: Martina si faccia sentire in Ue
Arrivano le quote per la pesca del pesce spada, un provvedimento che rischia di penalizzare i pescatori italiani. Sernagiotto: "Martina si faccia sentire"
Di Tommaso Cinquemani
@Tommaso5mani
Nel Mediterraneo il pesce spada é sotto pressione a causa della pesca eccessiva e allora si é deciso di imporre delle quote per evitare di portare questo pesce all'estinzione. Il problema é che la distribuzione delle quote rischia di svantaggiare i pescatori nostrani che, già in difficoltà, temono di dover chiudere i battenti lasciando le navi in porto. Una sciagura per quei territori del sud Italia che hanno tra le poche risorse disponibili proprio la pesca.
A decidere che il pesce spada deve essere messo 'sotto protezione' é stata l'Iccat, l'organizzazione intergovernativa con sede in Portogallo che si occupa di tutelare alcune specie di pesci nell'Atlantico e in altri mari. L'Iccat ha fissato delle quote che devono essere rispettate a livello di Mediterraneo suddividendole tra Unione europea, Tunisia, Algeria, Egitto e così via. "Ora é l'Unione europea che deve decidere come suddividere le sue quote tra gli Stati membri e l'Italia rischia di essere penalizzata", spiega ad Affaritaliani.it Remo Sernagiotto, eurodeputato di Direzione Italia e membro della Commissione pesca a Strasburgo.
Sernagiotto, qual é il rischio che corrono i nostri pescatori?
"Per mantenere i livelli di produzione attuali i nostri pescatori dovrebbero ricevere il 60% delle quote destinate all'intera Unione europea, qualunque percentuale minore significa un danno economico per il nostro comparto".
Chi decide le quote?
"La Commissione farà una proposta a breve, ma saranno poi i governi a decidere le percentuali. Per questo é essenziale che il ministro Maurizio Martina e il sottosegretario Giuseppe Castiglione si battano duramente a Bruxelles per difendere i nostri pescatori. Sfortunatamente noi, come eurodeputati, non possiamo intervenire".
Se dovessimo ricevere quote inferiori quali sarebbero le conseguenze?
"Il comparto della pesca é già molto sotto pressione a causa della scarsitá di pesce, della concorrenza straniera e delle quote su altre specie, come il tonno. Se ai pescatori dovesse essere impedito di andare in mare molti potrebbero abbandonare le reti, semplicemente perché non arrivano a fine mese".
In Paesi come la Tunisia o l'Algeria le quote vengono rispettate oppure i pescatori fanno quello che vogliono?
"Questo rischio c'é ed é concreto. Sulla carta i controlli ci sono poi noi non sappiamo cosa accade nei porti tunisini o algerini. Un altro rischio é che anche in Europa altri Paesi, magari non mediterranei, vogliano avere delle quote".
Prima o poi però queste quote verranno eliminate, no?
"Ma ci vorranno molti anni. Per adesso l'Iccat ha deciso una ulteriore riduzione del 3% all'anno del pescato per i prossimi 5 anni. Sono percentuali difficili da sopportare".
Se però il pesce spada rischia l'estinzione é giusto tutelarlo, no?
"Sí, ma quello che io propongo é che vengano istituiti dei santuari in cui la pesca é vietata e in cui lo spada si puó riprodurre. Mentre al di fuori di queste aree protette deve essere data la possibilità ai nostri pescatori di effettuare le catture. Gli operatori del settore sono i primi ad essere interessati che il pesce spada prosperi, per questo devono essere ascoltati dalle istituzioni".