Affari Europei

Alitalia, l'Ue stanzia 1,4 mln per i licenziati. Viotti: manca un piano di rilancio

Di Tommaso Cinquemani
@Tommaso5mani

Onorevole Viotti, oggi il Parlamento europeo ha dato il via libera all'utilizzo del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione per aiutare i lavoratori di Alitalia, di che cosa si tratta?
“Abbiamo approvato a larghissima maggioranza lo stanziamento di poco più di un 1,4 milioni di euro per contribuire ad aiutare 184 dipendenti del gruppo Alitalia lasciati a casa e che hanno problemi a ricollocarsi”.

Non crede che sia un provvedimento discriminatorio? Qualcuno potrebbe obiettare che Alitalia ha già avuto tanti aiuti pubblici e che ogni giorno centinaia di aziende chiudono senza che i lavoratori ricevano aiuto.
“Sostenere i lavoratori che hanno perso il lavoro è una competenza degli Stati nazionali e in Italia l'Inps provvede ad erogare la cassa integrazione e gli altri ammortizzatori sociali. Il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione ha esclusivamente il compito di intervenire su aziende molto grandi, che hanno un impatto rilevante sul tessuto economico nazionale”.

Anche tante piccole imprese lo hanno, no?
“Sì, ma è impensabile che l'Europa riesca ad intervenire per ogni piccola azienda, servirebbe una macchina burocratica enorme e di difficile gestione. E poi il Fondo ha risorse limitate, appena 150 milioni di euro, che servono ad integrare gli aiuti nazionali solo in casi ben precisi, come è stato fatto per i lavoratori della Whirlpool o di Air France”.

Lunedì proprio i lavoratori di Air France hanno malmenato i manager della compagnia di bandiera francese per il piano di licenziamenti approvato dal management. Anche Lufthansa inizia a dare i primi segnali di cedimento. Le compagnie aeree europee sono destinate a scomparire?
“Io spero di no, ma il problema è che devono rispondere ad una concorrenza delle compagnie del Golfo che hanno dalla loro parte un costo del carburante molto basso. E in un settore in cui i rifornimenti sono una delle principali voci di costo è un bel vantaggio”.

Non c'entra la concorrenza delle low cost?
“No, per due motivi. Primo, perché le low cost fanno viaggiare chi prima non lo faceva. Hanno allargato la platea, ma per molti, come per chi viaggia per lavoro, nulla è cambiato. Inoltre le compagnie tradizionali fanno i veri profitti sulle tratte intercontinentali, che le low cost non coprono”.

Ci può spiegare meglio?
“Se si prende un volo tra Milano e Pechino, la compagnia vende a poco il volo fino all'hub, che può essere Londra, Parigi o Francoforte, e guadagna sulla tratta intercontinentale. E' questo il modello di tutte le grandi compagnie”.

Compresa Alitalia?
“Sfortunatamente no. Sono i numeri a parlare. Alitalia ha 120 aerei nella sua flotta e ultimamente ha comprato solo due vettori intercontinentali. Air France, da sola, ha ben 120 aerei intercontinentali, mentre Lufthansa ne ha 128. La competizione è impari, senza contare gli sprechi”.

Di che genere?
“E' impossibile pensare di poter continuare ad avere tre voli al giorno tra Roma e Perugia, non è economicamente sostenibile”.

La fusione tra Alitalia ed Etihad non ha portato denaro fresco nelle casse della nostra compagnia?
“Ha portato sì denaro fresco, ma non nella misura necessaria a rilanciare la compagnia. Ancora non ci sono stati gli investimenti che tutti speravano. Ricordiamo che un aereo intercontinentale costa moltissimo, cifre che si aggirano intorno ai 250 milioni di euro. Investimenti che però sono necessari per fare utili”.