Affari Europei

Cameron come la Thatcher: meno potere ai sindacati, limitazioni agli scioperi

Il premier conservatore David Cameron, nel solco di Margaret Thatcher, vuole provare a ridurre il potere di ricatto dei vertici dei sindacati che operano nei servizi pubblici essenziali come trasporti, sanità e istruzione. Una riforma che il primo ministro britannico vuole far approvare prevede infatti misure restrittive per le organizzazioni sindacali. Scioperare diventerà molto più difficile. Secondo il testo di legge, prima di indire uno sciopero la proposta dovrà essere approvata da almeno il 40% degli iscritti. Un incubo per i sindacalisti, un sogno per gli 'utenti'.

Non è certo la prima volta che David Cameron e il mondo del sindacato entrano in rotta di collisione. Già in passato gli scontri erano stati molto forti. Nell'estate del 2012 le maggiori sigle avevano apertamente criticato la politica del primo ministro rieletto a Downing Street lo scorso maggio.

L'attivismo politico di Cameron non si ferma comunque ai sindacati. l primo ministro conservatore annuncerà che dal prossimo anno le aziende con più di 250 dipendenti saranno obbligate a rivelare le differenza di stipendio tra gli uomini e le donne per eliminare in una generazione la piaga delle discriminazioni retributive legate al sesso (pay gender gap). Gap che al momento è al 19,1%: ossia per ogni sterlina guadagnata da un uomo, una donna, che svolge le stesse mansioni e con la stessa anzianità, prende solo 80 penny. Una differenza di trattamento, sottolinea il Guardian, che fa della Gran Bretagna il sesto Paese nell'Ue, "dietro Italia e Polonia", dove il gap è maggiore. I più stupiti saranno gli stessi capi della grande aziende britanniche che da sempre sostengono a spada tratta i conservatori contro i 'rossi' laburisti. Insomma, da una parte Cameron colpisce i sindacati e dall'altra le imprese. Un colpo al cerchio e uno alla botte.