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Affari Europei
Catalogna, Rajoy apre alla modifica della Costituzione

Catalogna: Rajoy 'apre' alla modifica della Costituzione

Mariano Rajoy per la prima volta si dimostra aperto - a certe condizioni - ad una riforma della Costituzione del 1978 per quando riguarda il modello delle autonomie (sono 17 le comunità autonome in cui è suddivisa la Spagna) a patto, chiarisce, che ci siano "proposte chiare". L'apertura arriva in un'intervista al direttore di Repubblica Mario Calabresi. Alla domanda se ritenga che la commissione per la riforma della Costituzione possa portare ad un modello più avanzato di (maggiore) autonomia delle regioni, il premier iberico ha ricordato di non essersi opposto "mai" ad una revisione della Carta: "Non mi sono mai opposto apertamente ad una riforma della Costituzione del 1978 (quella che la Spagna si diede dopo la morte del dittatore Francisco Franco nel 1975, ndr). Infatti è stata già riformata due volte con il sostegno del mio partito (Il Partido Popular) ma nessuno (finora) ha avanzato proposte chiare su cosa dovrebbe essere cambiato".

Rajoy pronto a concessioni alla Catalogna

Rajoy ha aggiunto parlando con Calabresi: "Si è parlato di riformare la Costituzione ma finora nessuno ha chiaramente indicato quale dovrebbe essere l'oggetto di questa riforma, per cui al momento abbiamo avuto solo parole vuote, prive di significato, ma io voglio parlarne. Ascolteremo le proposte che saranno fatte dalla commissione". Alla domanda se considera di fare concessioni ulteriori alla Catalogna (la Generalitat che il primo ottobre con il referendum illegale sulla secessione di Madrid ha innescato una crisi senza precedenti, ndr), il premier iberico ha ricordato che "la Spagna è uno dei Paesi con il più alto livello di decentramento politico e amministrativo in Europa" e benche' Rajoy dice di essere "sempre pronto al dialogo" si rifiuta di "rompere la sovranità nazionale . La Spagna sarà ciò che (tutti) gli spagnoli decideranno (che sia), non solo una parte (riferimento al referendum votato solo dai catalani e alla dichiarazione unilaterale di indipendenza, ndr). Sarebbe come se in Italia si tenesse un referendum dove solo i siciliani o i lombardi potessero votare e non tutti i cittadini".

Rajoy: "Sono tutti dalla parte della Spagna, nessuno con la Catalogna"

Se si verificasse un simile evento "la sovranità nazionale finirebbe in pazzi così come il principio di eguaglianza tra i cittadini", ha spiegato. Per Rajoy al momento la situazione in Catalogna - dove si voterà il 21 dicembre - "è migliorata" dopo aver attraversato "un momento molto difficile da stato d'emergenza" con un processo che il 27 ottobre ha portato alla dichiarazione unilaterale di indipendenza. Dopo aver applicato l'art. 155 della Costituzione "c'è una maggiore tranquilltà da quando il governo della Catalogna e nelle mani del governo spagnolo". Sull'esito delle elezioni del 21 dicembre Rajoy ha assicurato che "in realtà c'è una sola" via d'uscita alla crisi attuale, "il rispetto della Costituzione". "Gli indipendentisti hanno deciso di partecipare a questo voto che si terrà nella cornice dell'attuale costituzione e io spero che nel prossimo 'Parlament' (catalano) le forze filo-costituzionali saranno la maggioranza rispetto ai secessionisti. Ma chiunque sarà eletto, la prima cosa che si dovrà fare sarà rispettare la legge". Rajoy resta convinto che "il processo indipendenstista si sia basato su falsi presupporti. Hanno detto che l'economia (catalana) non avrebbe sofferto ed invece molte, circa 2.000, sono le aziende che hanno lasciato la Catalogna; gli indipendentisti si aspettavano il sostegno dell'Ue ma invece non l'hanno ricevuto da alcun Paese, né in Europa né nel mondo". Il premier chiude confermando la sua fiducia che dopo le elezioni "inizierà una fase di normalità" che supererà l'emergenza anche se ammette che una frattura sociale esiste in Catalogna ma, sostiene, "lavorando insieme si potranno guarire quelle ferite e faremo di tutto affinché qualcosa di simile non si ripeta in futuro".

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