Colonia mette in pericolo Merkel e Ue. Vacilla il prestigio della Cancelliera
I fatti di Colonia potrebbero essere il più grave attacco alla credibilità di Angela Merkel da quando la cancelliera é salita alla guida della Germania. Durante la notte di capodanno nella cittadina tedesca almeno 516 donne hanno denunciato di essere state aggredite da uomini di provenienza africana o mediorientale. Due le denunce di stupro.
All'interno del Paese e in tutta Europa sta così montando un'onda anti-immigrati che rischia di travolgere la cancelliera e il suo governo. La Merkel ha sposato la 'politica delle porte aperte' e fin dalla scorsa estate non ha mancato di accogliere i rifugiati provenienti dalla rotta greca e da quella italiana. Nel 2015 i richiedenti asilo hanno raggiunto quota un milione.
Ora la politica delle porte aperte é sotto il fuoco incrociato, interno al Paese ed esterno. L'opinione pubblica tedesca inizia ad essere insofferente per l'ondata migratoria e soprattutto per il fatto che nessun segnale di rallentamento é visibile. Per le strade delle città, Pediga ha portato in piazza migliaia di persone per protestare contro l'islamizzazione della Germania. Molti amministratori locali sono insofferenti per i ricollocamenti interni e gli alleati bavaresi della cancelliera si sono espressi in maniera critica verso la politica delle porte aperte.
Anche se il New York Times ha suggerito ad Angela Merkel di fare un passo indietro, il prestigio della cancelliera é ancora grande e nessuno in patria si sognerebbe di chiedere la sua testa, anche perché il secondo maggiore partito del Paese, l'Spd, é membro della coalizione di governo. Certo é che l'aura di inviolabilità attorno alla donna più potente del mondo si é incrinata.
Situazione che preoccupa anche Bruxelles. I fatti di Colonia hanno infatti dato nuova linfa vitale ai movimenti eurocettici. Il premier polacco ha dichiarato che gli effetti delle violenze di capodanno si faranno sentire e il premier slovacco ha dichiarato di non voler accettare rifugiati musulmani. Il leader dell'Ukip, Nigel Farage, si é scagliato contro l'Europa e ha chiesto a Londra di uscire subito dall'Ue.
Vacilla dunque il piano che con molta fatica il presidente della commissione Juncker stava cercando di fare mandare giù ai governi europei. Nessuno vuole sentire parlare di redistribuzione dei migranti all'interno dell'Ue, ne tantomeno di politiche di accoglienza. E in questo clima di paura c'é chi punta il dito contro la Grecia e l'Italia, accusate di non identificare i migranti che sbarcano sulle loro coste. Come l'attentatore di Parigi, arrivato in Europa come richiedente asilo e ospitato in un centro di accoglienza in Germania.