Affari Europei
"Ecco perché i Pride hanno ancora senso". Intervista a Daniele Viotti
Di Tommaso Cinquemani
@Tommaso5mani
Ventotto Pride in tutta Italia e migliaia di manifestazioni nel mondo. Il movimento Lgbti (Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transgender e Intersex) chiede di essere ascoltato e rivendica nuovi diritti. E mentre nelle strade sfilano i manifestanti, a Roma il ministro della Famiglia ha rilasciato dichiarazioni contro le famiglie gay.
Onorevole Viotti, nel 2018 c'é ancora bisogno dei Pride, di scendere in piazza per lottare contro le discriminazioni?
"Certamente sì. Intanto perché i diritti non sono mai conquistati per sempre e bisogna costantemente difenderli. Questo vale per tutti, non solo per le persone Lgbti. Spesso i nostri diritti sono abrogati de facto, come la legge 194, che sulla carta prevede il diritto ad abortire nella legalità ma di fatto in molte Regioni questo non é possibile".
Ci sono nuovi diritti che chiedete vi vengano riconosciuti?
"I diritti dei nostri figli, quindi il riconoscimento delle famiglie arcobaleno. Il diritto al matrimonio e all'adozione. Poi c'é tutta la partita delle persone transessuali. La transessualità é ancora considerata, a livello di Organizzazione Mondiale della Sanità, una malattia psichiatrica. Una discriminazione da cancellare. E poi chiediamo che venga riconosciuto a livello civile il riconoscimento del cambio di sesso anche se non é avvenuta una transizione chirurgica".
Non cade così l'elemento identificativo dell'appartenenza di genere?
"Se esternamente sono identificabile con un sesso, ma non mi sono sottoposto ad operazioni chirurgiche per problemi ad esempio di salute, perché sulla carta di identità devo avere riportato un genere a cui non mi sento di appartenere e che non mi identifica neppure esteriormente?".
La prtecipazione ai Pride sono in aumento?
"Oggi i Pride sono le uniche vere grandi manifestazioni laiche. I partiti politici non hanno più la forza per portare in piazza i lavoratori e neppure i sindacati lo fanno. Ai nostri Pride invece partecipano migliaia di persone, anche non appartenenti alla comunità Lgbti. Siamo una forza politica enorme".
Vi sentite rappresentati a Roma da questo governo?
"A parte le sparate del ministro Fontana all'inizio del mandato, nessuno, neppure Salvini, mette in dubbio i nostri diritti. Ma neppure Marine Le Pen, da candidata, ha detto che avrebbe abolito la legge sul matrimonio gay e le adozioni. Neppure Trump negli Usa ha messo in discussione i nostri diritti. Siamo ormai una forza politica con cui bisogna fare i conti".
Su Facebook sono circolate delle immagini di un Pride in cui manifestanti vestiti di pelle tenevano al guinzaglio altri uomini. Il tutto alla presenza di bambini. Non sono immagini che fanno male al movimento Lgbti?
"Io difenderò sempre la libertà di partecipare ai Pride nel modo in cui ognuno ritiene opportuno, sempre che questo non sia contro la legge. Lo dobbiamo prima di tutto a noi stessi, per il rispetto della nostra storia. Le prima manifestazioni iniziarono con il lancio di una pietra da parte di una drag queen durante i moti di Stonewall".
Ma come spiegare ad un bambino un uomo che tiene al guinzaglio un altro uomo?
"Io credo che sia più complicato spiegare a un bambino perché ci sono ragazzini che muoiono di fame o che vengono dilaniati dalle bombe o annegano nel Mediterraneo. Piuttosto che spiegare l'amore tra due persone".
L'Europa come puó intervenire per tutelare i diritti della comunità Lgbti?
"Le questioni che riguardano i diritti civili sono di competenza degli Stati e l'Unione europea non può intervenire. Credo tuttavia che ci siano due vie percorribili. Prima di tutto lavorare sui Rapporti sullo stato dei diritti umani in Europa. Sono dichiarazioni che il Parlamento europeo assume e hanno un certo peso a livello internazionale".
Il secondo modo?
"Poi ci sarebbe la direttiva orizzontale contro le discriminazioni: età, sesso, religione e così via. Questa direttiva compie 10 anni, ma é chiusa in un cassetto del Consiglio Ue che non la vuole approvare. Non per quello che viene detto, ma perché per la Germania quella legge costerebbe troppo, ad esempio per adeguare un Paese alle necessità dei portatori di disabilità".