Affari Europei
Elezioni in Olanda, Bruxelles teme l'effetto domino
Gli olandesi voteranno il 15 marzo per il rinnovo del Parlamento. Gli euroscettici sono in pole, ma nei Paesi Bassi il rischio é l'ingovernabilità
Il 15 marzo gli olandesi sono chiamati a rinnovare il Parlamento. Il voto dei Paesi bassi però non interessa solo i suoi cittadini, ma le capitali di mezza Europa. L'Olanda é infatti il primo Paese Ue ad affacciarsi al voto in questo 2017 che vedrà elezioni anche in Francia e Germania (e forse pure in Italia). I partiti tradizionali sono in discesa, mentre i sondaggi rilevano un boom per la formazione euroscettica guidata da Geert Wielders. E a Bruxelles temono che il voto olandese dia inizio ad un effetto domino che travolgere l'intera Europa.
I sondaggi danno in vantaggio gli euroscettici
I sondaggi delle ultime settimane mostrano una partita elettorale molto aperta, in un quadro politico estremamente frammentato, favorito dal sistema elettorale proporzionale che consente alle formazioni che ottengono lo 0,67% di voti di ottenere un seggio in Parlamento. Complessivamente, ventotto partiti e liste saranno presenti sulla scheda. Secondo gli ultimi sondaggi, nessuna formazione dovrebbe ottenere piu' del 20% dei voti. Il partito liberale di destra del VVD, guidato dal primo ministro Mark Rutte, sarebbe leggermente in testa. Ma il Partito della Liberta' (PVV) del leader anti-islam e anti-Ue Geert Wilders ha una possibilita' concreta di vincere. Sarebbe la prima volta che, alle elezioni politiche di un Paese fondatore dell'Unione europea, un partito dichiaratamente anti-europeo arriva in testa. In realta', nonostante l'allarme, le prospettive di Wilders di andare al potere all'Aia sono praticamente nulle. L'esito delle elezioni olandesi dovrebbe semmai confermare il trend della frammentazione politica in Europa, che rende sempre piu' difficile la formazione di governi politicamente stabili e coerenti.
In Olanda panorama politico sempre piú frammentato
Negli ultimi anni il panorama politico olandese e' cambiato radicalmente. I tre principali partiti di governo - i liberali di destra del VVD, i laburisti della CvdA e i cristiano-democratici della CDA - sono passati dall'avere piu' del 80% dei voti negli anni Ottanta a circa il 40% delle intenzioni di voto, secondo i sondaggi di oggi. Anche se nelle ultime settimane i liberali del VVD sembrano aver superato il PVV di Wilders, il partito del premier Rutte e' destinato a perdere quasi 10 punti rispetto al 2012, quando ottenne il 26,6% dei voti. L'altro partito nel governo di grande coalizione, i laburisti della PvdA, sembrano destinati a subire un tracollo passando dal 24,8% del 2012 a meno del 10%.
Tra i ventotto partiti sulla scheda, ci sono quello per il benessere degli animali (il PvdD), 50Plus che difende i pensionati e il movimento degli astensionisti (Niet Stemmers) che promette di rappresentare chi non vota alle elezioni evitando di votare in parlamento. Il voto del 15 marzo potrebbe riservare molte sorprese, compresa la progressione nelle urne di partiti esplicitamente pro-europei come i liberali di sinistra dei D66 o i Verdi. Guidati dal trentunenne Jesse Klaver, gli ecologisti potrebbero quadruplicare la loro presenza alla Camera bassa, dove nel 2012 avevano ottenuto appena 4 deputati. L'estrema sinistra anti-europea del Partito Socialista sembra invece perdere consensi. I sondaggi segnalano anche un recupero dei cristiano-democratici della CDA. Il numero magico per il prossimo governo e' 76 deputati, la meta' dei 150 della Camera.
Rutte mira ad un governo di grande coalizione
Secondo le previsioni, Rutte e Wilders dovrebbero ottenere circa 25 seggi, un terzo di quelli necessari a formare una maggioranza. Il leader dell'estrema destra del PVV non sembra interessato a andare al governo. La decisione di appoggiare dall'esterno un precedente esecutivo Rutte tra il 2010 e il 2012 aveva fatto precipitare le sorti elettorali di Wilders. Per rimanere premier, invece, Rutte ha detto di voler lavorare con i liberali di sinistra dei D66 e i cristiano-democratici della CDA, oltre che con i laburisti della PvdA che sperano di mantenere Jeroen Dijsselbleom al posto di ministro delle Finanze e presidente dell'Eurogruppo. Rutte ha perfino indicato la possibilita' di una coalizione con i Verdi, malgrado divergenze di opinioni in particolare nel settore fiscale. In alternativa, potrebbe ricorrere all'Unione Cristiana, piccolo partito ultraconservatore di origine protestante.
Paesi bassi a rischio ingovernabilitá
Alcuni temono tempi lunghi per la formazione del prossimo esecutivo. Nel 2010, ci vollero 127 giorni per formare il primo governo Rutte. Nel 2012 ne bastarono 54, ma solo grazie alla sorpresa del successo nelle urne dei liberali del VVD e dei laburisti del PvdA che negli ultimi giorni di campagna elettorale riuscirono a neutralizzare la minaccia Wilders.