Ue, stop a Fiscal Compact e rigore? Anche la Cdu vuole il cambio di rotta - Affaritaliani.it

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Ue, stop a Fiscal Compact e rigore? Anche la Cdu vuole il cambio di rotta

Revisione del Fiscal Compact e basta al "solo rigore". Non è un'idea di Tsipras ma del presidente del Parlamento Ue Schulz e della Cdu di Angela Merkel. L'Europa sembra pronta a cambiare.

In un'intervista a SkyTg24, Martin Schulz ha spiegato che occorre "riflettere sul Fiscal Compact che è stato siglato nel 2012 per un periodo di cinque anni e dunque nel 2017 dovremmo capire se bisognerà incorporarlo nei trattati dell'Unione europea". Secondo Schulz, per incorporarlo "sarebbe necessaria una modifica dei Trattati e io non credo che questo accadrà. Dunque starà ad ogni Stato membro decidere se mantenere o meno il Fiscal compact che al momento non è dunque parte del diritto europeo".

Una posizione molto vicina a quella portata avanti dal premier Matteo Renzi. Tra i due c'è un particolare accordo in merito alla crescita, come ha esplicitato lo stesso Schulz. "Sono assolutamente d'accordo con Renzi. Io già in campagna elettorale continuavo a ripetere che non riusciremo mai a sanare un deficit pubblico o un debito sovrano senza la crescita".

Ma la sorpresa maggiore è che questo possibile, e auspicato, cambio di marcia dell'Ue potrebbe trovare un alleato impensabile. Ci riferiamo alla Cdu di Angela Merkel. Proprio così. Il consigliere della cancelliera, Elmar Brok, ha infatti dichiarato che per uscire dalla crisi “l’Eurozona ha bisogno di crescita” perché “con il solo risparmio” sui bilanci pubblici “non ne usciamo”, serve “un sistema di incentivi per stimolare la crescita negli Stati”.

Una posizione, quella espressa da Brok, che apre a un vero e proprio cambiamento di rotta nella politica economica dell'Ue. Proprio quel cambiamento di rotta sul quale insistono Renzi e il governo italiano (e non solo). Tanto più che Brok ha proseguito nella sua proposta di riforma dell'Ue, arrivando a immaginare di trasformare il Consiglio europeo in “una seconda camera” che riunisca “tutte le formazioni del Consiglio” stesso e dove si possa esercitare “un dibattito pubblico”. Un'idea condivisa totalmente dal governo italiano. Insomma, una nuova Ue meno votata al rigore e più decisa verso la crescita adesso sembra possibile.