Affari Europei
Immigrati, Parsi: “L'Ue può solo organizzare l'accoglienza. Ne arriveranno a milioni”
Di Tommaso Cinquemani
@Tommaso5mani
Professor Parsi, ritiene che l'Unione europea sia in grado di gestire l'emergenza migranti?
“Spero che lo sia, perché è un problema che riguarda l'Europa nel suo complesso. Ma fino ad oggi le decisioni prese a Bruxelles non erano altro che la formalizzazione di quelle prese a Berlino da Angela Merkel. Lo abbiamo visto con la Grecia e con l'euro. L'Unione europea, come i singoli Stati, può fare ben poco per questa emergenza se non registrare e integrare chi arriva. L'Europa si deve aspettare un flusso massiccio di immigrati per i prossimi anni, se non decenni”.
Molti politici chiedono all'Onu di intervenire nei Paesi di origine dei migranti con operazioni di peace-keeping o peace-enforcing. La soluzione al problema, per quanto difficoltosa possa essere, non è riportare la pace nei Paesi d'origine?
“Intervenire sul serbatoio è importante quanto intervenire sul rubinetto, se mi passa la metafora. Certamente bisogna cercare di riportare la pace in paesi come la Siria, ma credo che né l'Onu né l'Ue siano in grado di farlo, e soprattutto non credo che si fermerebbero gli sbarchi”.
Intende dire che i migranti continuerebbero a sognare l'Europa?
“Ipotizziamo che domani la Siria sia pacificata. Certamente i milioni di profughi non tornerebbero tutti in patria. Per fare cosa poi, vivere in un Paese in macerie? Per questo dico che dobbiamo aspettarci flussi per molti anni”.
Ma lei crede sia possibile che un intervento Onu o di singoli Stati cambi qualcosa?
“E' difficile esportare la pace. Credo che la cosa migliore che si possa fare sia migliorare le condizioni economiche dei Paesi per disincentivare le persone a venire in Europa.”.
Se però in Siria finisse la guerra i milioni di profughi in Europa potrebbero essere rimpatriati, passerebbero da rifugiati a migranti economici.
“E come li riportiamo a casa? Non riusciamo neppure a rimpatriare gli attuali migranti economici, figuriamoci milioni di siriani. È un puro formalismo burocratico”.
Su cui però ora in Europa si sta discutendo molto. Il piano della Commissione europea prevede il ricollocamento in Ue di circa 100mila richiedenti asilo. Mentre la Germania ha accettato di accogliere solo persone di nazionalità siriana.
“E questo la dice lunga su come la questione viene gestita. Ricollocare solo i richiedenti asilo significa lasciare sulle spalle degli Stati di primo approdo, quindi Italia, Grecia ed Ungheria, la metà dei migranti. Persone che teoricamente possono essere rimpatriate, ma che nessuno sa come fare”.
E' d'accordo sul fatto che ci dovrebbero essere delle quote obbligatorie per la redistribuzione tra gli Stati?
“Sì, ma devono essere parametrate sulla grandezza dello Stato, sul suo sviluppo economico e sulle responsabilità politiche. La crisi libica è stata causata, in parte, dall'interventismo di Francia e Gran Bretagna. È paradossale che adesso Parigi e Londra, che ormai non vuole neppure più gli europei, chiedano a Stati come l'Estonia o la Repubblica Ceca di farsene carico”.