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Affari Europei
Referendum, Panzeri: “Riforma pasticciata. Renzi? Ascolti di più il Paese"

Di Tommaso Cinquemani
@Tommaso5mani

Anche al Parlamento europeo il Partito democratico si divide tra i favorevoli alla riforma costituzionale (la maggioranza) e i contrari (la minoranza). Affaritaliani.it ha intervistato Antonio Panzeri, eurodeputato del Pd, e sostenitore delle ragioni del No. Nell'intervista a Patrizia Toia, capo-delegazione del Pd a Strasburgo, le ragioni del Sí.

Onorevole Panzeri, perché voterà No al referendum del 4 dicembre?
“Perché stiamo passando da un bicameralismo perfetto ad uno confusissimo. Viene creata un'Aula di rango inferiore, il Senato, che dovrebbe essere espressione dei territori, ma che poi viene privata delle competenze su molte materie che interessano le Regioni, assegnate invece alla Camera. C'é una confusione enorme su chi debba fare cosa”.

Quali altre criticità riscontra?
“Ad esempio il fatto che al Senato sia affidata la competenza sull'Europa. Si tratta di un portafogli che racchiude un insieme enorme e vario di competenze: dall'industria, ai diritti, al commercio. Devo ancora comprendere come farà un consigliere regionale o un sindaco ad occuparsi sia del territorio che di questioni così importanti. Ma si pone anche un problema di governabilità”.

In che senso?
“Senato e Camera saranno eletti in due momenti diversi e potrebbero avere due maggioranze differenti. Ed é vero che Palazzo Madama non vota la fiducia al governo, ma puó bloccare i provvedimenti in cui ha competenza e rallentare i lavori della Camera chiedendo di esprimere un parere, anche se non vincolante, su ogni proposta di legge”.

I sostenitori del Sí affermano che questa é una riforma del Parlamento e non calata dall'alto dal governo, é così?
“Noi abbiamo sempre detto che non si facevano riforme a maggioranza e invece questa lo é. Votandola a maggioranza abbiamo creato il precedente per cui ad ogni alternanza di governo ci potranno essere riforme che cancelleranno quello che aveva fatto l'esecutivo precedente”.

Il 4 dicembre si vota sulla riforma costituzionale o sul governo?
“Si vota sulla riforma. La discussione che c'é nel Pd fa parte di una normale e sana dialettica partitica. C'é stato il congresso ma non é pensabile che si rimanga tutti in silenzio fino al prossimo”.

Così però il partito e il Paese vivono un congresso costante, no?
“Non mi sembra che sia così. Ci sono state tante discussioni sul Jobs Act e sulla riforma della scuola, ma ci sono stati anche grandi assensi. Abbiamo votato tante volte la fiducia a questo governo senza discussioni”.

Se vincono i No cosa accade nel partito?
“All'inizio Renzi ha personalizzato questo voto, poi si é accorto di aver sbagliato e ha fatto un passo indietro. Ma io non credo che se vinceranno i no cambierà qualcosa. Il governo puó andare avanti benissimo perseguendo la propria politica economica e sociale. La cosa che puó avvenire é un raddrizzamento di alcune politiche che fino a qui sono state fatte”.

Come dire, Renzi dovrebbe ascoltare di più l'ala sinistra del partito?
“Renzi dovrebbe ascoltare di più il Paese, che non fa mai male. Se il governo vuole lottare contro l'evasione e poi fa un condono per chi ha soldi all'estero... c'é una incoerenza percepita dai cittadini”.

Se vince il Sí il Pd si spacca?
“No, avremo solo una riforma costituzionale mal fatta e un presidente del Consiglio che si sentirà più forte e probabilmente ascolterà ancora meno il Paese e il partito”.

Niente scissione dunque?
“La scissione silenziosa già c'é. Migliaia di elettori se ne sono andati e il partito dovrebbe interrogarsi sulle cause”.

Per i sostenitori del Sí questa é una opportunità unica per cambiare il Paese e dare un segnale positivo all'Europa. Non é d'accordo?
“Se l'opportunità é di modificare in peggio la Costituzione allora meglio perderla. Ma non dimentichiamoci che negli ultimi sessant'anni abbiamo modificato la Carta ben 36 volte, quindi di opportunità di modifiche ce ne saranno ancora”.

Tags:
referendum no europa





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