Renzi, asse anti Merkel con Hollande. Nuovi equilibri dopo il Consiglio Ue - Affaritaliani.it

Affari Europei

Renzi, asse anti Merkel con Hollande. Nuovi equilibri dopo il Consiglio Ue

Migranti, banche e Russia. Il Consiglio Ue non cancella le divisioni interne. Renzi guida l'assalto alla leadership della Merkel. Inedito asse con Hollande-Tsipras e Portogallo. Respinte le velleità di Cameron. Dossier aperti e rapporti di forza.

DOSSIER APERTI - Rinvii, posticipazioni, attese. Sono le tre parole più gettonate in riferimento ai dossier affrontati durante il Consiglio Ue di Bruxelles di giovedì e venerdì. Un vertice dal quale sono usciti forse più dubbi che certezza. D'altra parte lo stesso Jean Claude Juncker, presidente della Commissione Europea, si è detto scettico sulla capacità dell'Unione di fronteggiare le sfide politiche ed economiche nel 2016. Con una insolita vena pessimista, ha detto ai giornalisti di non farsi "alcuna illusione" sulla chiusura dei 'dossier' attualmente aperti nella Ue, dalla crisi migratoria al negoziato con il Regno Unito per evitare Brexit. Divisioni e spaccature si sono registrate su quesi tutti i temi, tranne che sull'agenda digitale e la lotta al terrorismo. Iniziamo dai migranti. L'Italia chiede l'esecuzione immediata dell'accordo per i ricollocamenti e la Germania insiste sulla capacità di accoglienza per non venire meno ai valori europei. Ma le voci scettiche sono state molte, a partire dalla Gran Bretagna e dai paesi dell'Est, e non a caso si è evitato di parlare di Schengen e quote. I leader dei 28 si sono limitati ad affermare la necessità di accelerare la collaborazione con la Turchia per porre un freno all'ondata migratoria dal Medio Oriente. Nei giorni precedenti si era parlato poi molto del controllo dei confini e dal Consiglio sarebbe dovuto uscire un accordo per quanto riguarda una nuova Agenzia di frontiera e una nuova Guardia costiera europea. Il problema è che i Paesi esposti sul Mediterraneo, vale a dire Italia, Grecia e Spagna sono molto scettici visto che dovrebbero concedere limitazioni alla propria sovranità e permettere alla nuova forza di intervenire anche senza autorizzazione. E così per ora è tutto rinviato ai prossimi incontri del 2016. Ma i temi dove lo scontro si è fatto ancora più aspro sono quelli economici. Italia e Francia insistono sull'istituzione di una Garanzia europea sui depositi bancari da affiancare a quella nazionale. Anche le istituzioni Ue, a partire dalla Commissione Europea e dalla Bce, sono favorevoli ma tutto è bloccato dall'opposizione tedesca. La Germania è infatti contraria perché non vuole la mutualizzazione del debito.

IL NODO RUSSIA - Del tutto divergenti anche i diversi approcci dei diversi Paesi Ue al tema Russia. L'emergenza legata al terrorismo e l'interventismo di Putin in Siria aveva fatto pensare a qualcuno che Mosca sarebbe potuta tornare al centro dello scacchiere politico internazionale. Ma l'atteggiamento di Usa e Ue sul punto ha spazzato via questa illusione. Eppure è cresciuto, in seno all'Ue, uno schieramento che chiede un riavvicinamento o quantomeno una discussione aperta sulla politica da adottare nei confronti del Cremlino. L'Italia è particolarmente irritata per il blocco del gasdotto dalla Russia e il premier Renzi, spinto da Confindustria e dalle imprese, guida il drappello di quei Paesi che vorrebbero riaprire il canale di dialogo. Anche la Francia, seppur più defilata, è dello stesso avviso. Del tutto contrari i Paesi dell'Est, impauriti dalle mire espansionistiche di Putin e rappresentati nelle istituzioni Ue da Tusk, che alla vigilia del vertice aveva escluso persino dall'agenda la discussione sulla Russia. Anche in questo caso, insomma, le differenze sono tante e trovare un compromesso è difficile.

CAMERON (QUASI) ISOLATO - Dal Consiglio Ue esce certamente ridimensionato David Cameron. Le sue velleità di riforma dell'Ue sono state stoppate bruscamente sia da Germania sia da Francia. La Merkel si continua esprimere a favore della permanenza della Gran Bretagna in Europa ma non vuole per questo dare vita a stravolgimenti sulle regole interne ai 28. Molto più intransigente la Francia, con Hollande che si pone come custode dei valori europei. Anche Tusk e Juncker sono stati critici verso Londra, parlando di proposte talvolta "irricevibili". Dal canto suo, Cameron non retrocede di un passo e torna a casa a mani vuote anche perché non intende fare compromessi. Sul negoziato e sulle richieste di autonomia non si torna indietro, anche perché l'inquilino di Downing Street sa che se dovesse fare retromarcia a Londra sarebbe subissato di critiche. Solo l'Italia, oltre alla Danimarca, prova a fare sponda con il primo ministro britannico e si dice a favore degli sforzi di riforma che sta portando avanti. La discussione è stata rimandata a febbraio ma la realtà è che in questo momento la Gran Bretagna è più defilata che mai nello scacchiere europeo e un eventuale nuovo nulla di fatto aumenterebbe pericolosamente le possibilità di Brexit.

LA SFIDA ALLA MERKEL E IL NUOVO SCACCHIERE - Che cosa è cambiato negli equilibri interni all'Ue dopo questo movimentato Consiglio? La novità più rilevante è di sicuro la sfida lanciata ad Angela Merkel dall'Italia e da Matteo Renzi. Il premier ha infatti sollevato la spinosa questione della forte influenza della Germania sulle istituzioni Ue. Il motivo? Nelle scorse settimane ha dovuto ingoiare più di un rospo, a partire dalla procedura di infrazione aperta da Bruxelles contro l'Italia per la mancata raccolta delle impronte dei migranti. Ma non solo. Renzi è infastidito dall'ambiguità della politica di Berlino verso la Russia. Da una parte impone le sanzioni ma dall'altra Merkel tratta con Putin sull'energia. Insomma, Renzi ha deciso di ribellarsi apertamente all'Europa a guida tedesca. Ha colto la palla al balzo attaccando sull'Unione monetaria, sapendo che Hollande gli sarebbe andato dietro. Il dato importante è infatti che la posizione di Renzi è stata sostenuta da vari altri leader intervenuti fra cui Hollande, ma anche Portogallo, Grecia, Bulgaria. Critiche su energia alla Germania sarebbero venute anche dai baltici. Insomma, si è formato un asse anti Merkel che dal tema economico potrebbe anche esapndersi su altri temi e così cambiare decisamente gli attuali rapporti di forza interni all'Ue.