Affari Europei
Romania, presidenza Ue decisiva tra Brexit ed elezioni europee
La Romania assumerà la presidenza di turno dell'Unione europea l'1 gennaio 2019 per la prima volta. E lo fa in un momento decisivo
Romania verso tumultuosa presidenza Ue: da Brexit a voto europeo
La Romania assumerà la presidenza di turno dell'Unione europea l'1 gennaio 2019 per la prima volta da quando nel 2007 è entrata a far parte dell'Ue. Sei mesi densi di eventi, difficili da gestire per l'intero blocco, stretto tra l'aumento delle pressioni dei governi populisti e il difficile divorzio dalla Gran Bretagna. Bucarest dovrà vedersela con eventi cruciali nei sei mesi di presidenza rotante: oltre alla Brexit, ci saranno anche le elezioni europee a maggio, con l'avanzata dei movimenti sovranisti ed euroscettici, e la lotta sul futuro bilancio europeo.
Presidenza Ue ma i rapporti tra Romania e Bruxelles sono tesi
Inoltre, a complicare la già intricata situazione, i contrasti tra la Romania, da sempre Paese filo-Ue, e Bruxelles sulla lotta alla corruzione, tallone d'achille del Paese est-europeo. Il governo socialdemocratico romeno ha da qualche tempo iniziato a usare una retorica che somiglia a quella delle vicine Polonia e Ungheria. I tre Paesi sono tutti ai ferri corti con Bruxelles per le controverse riforme che possono minare, secondo le autorità europee, lo stato di diritto. Il capo del partito socialdemocratico Liviu Dragnea, uomo forte della Romania, ha definito il comportamento dell'Ue poco "corretto" e ha accusato Bruxelles di voler vietare a Bucarest "il diritto ad avere le sue opinioni".
Romania presidente di turno Ue, il nodo dello Stato di diritto
"Il collegio dei commissari sara' a Bucarest il 10 e 11 gennaio prossimi per discutere in concreto" delle sfide da affrontare, ha annunciato Dancila. Ai giornalisti che le chiedevano come sia possibile conciliare le violazioni dello stato di diritto nel Paese e la presidenza Ue, la premier ha risposto che "non c'e' alcuna connessione" tra le due cose, e "lo Stato di diritto in Romania e' rispettato". "Non metterei noi, la Polonia e l'Ungheria sullo stesso livello, le situazioni sono molto diverse, da noi lo stato di diritto c'e', e abbiamo fatto importanti passi" anche "verso l'indipendenza del sistema giudiziario", ha ribattuto.