Scontro Weber-Renzi. Ma a rischiare é Juncker
Di Tommaso Cinquemani
@Tommaso5mani
Manfred Weber non ha resistito alla tentazione di caricare per l'ennesima volta il presidente del Consiglio italiano Renzi. Come ad ogni Plenaria del Parlamento europeo, il deputato leader dei popolari ha accusato l'Italia di avere già avuto tutta la flessibilità di cui aveva diritto.
“La Commissione europea negli ultimi anni ha dato massima flessibilità. Ma ora anche i commissari socialisti, penso a Moscovici, constatano che non ci sono più ulteriori margini per maggiore flessibilità", ha detto Weber in Aula.
Le parole dell'eurodeputato tedesco si inseriscono in un gioco più grande, che coinvolge oltre al premier italiano, Matteo Renzi, anche la Cancelliera tedesca, Angela Merkel, il leader del gruppo S&D, Gianni Pittella, e il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker.
Come ha ricordato bene la capodelegazione del Partito democratico a Strasburgo, Patrizia Toia, “Weber è il primo nemico della Commissione europea perché ne mette a rischio ogni giorno la tenuta con le sue dichiarazioni oltranziste, contrarie al patto di legislatura alla base della coalizione che ha dato la fiducia a Juncker”.
Giá, perché non bisogna dimenticare (e Renzi lo ha ricordato più volte) che il presidente della Commissione Ue siede al vertice dell'esecutivo europeo grazie ad una grande coalizione, tenuta assieme da un patto post elettorale. Un accordo tra popolari e socialisti che prevedeva l'utilizzo di tutta la flessibilità contemplata dai trattati. Per Renzi di margini ce ne sono ancora, per Weber no.
Ma sbaglia chi pensa che dietro alle esternazioni del popolare tedesco ci sia Angela Merkel. Weber é considerato un falco, fedele sì alla Cancelliera, ma capace anche di colpi di testa. Dopo il faccia a faccia dello scorso venerdì a Berlino la Cancelliera non aveva alcuna intenzione di alzare i toni con l'Italia. Le parole pronunciate in Aula rispondono allora più ad un malumore interno all'area popolare tedesca, che contesta a Berlino una eccessiva apertura sul fronte migranti e una non sufficiente durezza lato austerity.
Ad andarci di mezzo potrebbe essere Jean Claude Juncker. Per i corridoi di Strasburgo il malumore dell'area socialista é alto e in molti vorrebbero impallinare il presidente della Commissione. Lo stesso Gianni Pittella, presidente del gruppo S&D ed espressione della delegazione socialista più corposa, quella italiana, in diverse occasioni ha ribadito che il futuro di Juncker dipenderà dalla sua capacita di dare risposte ai bisogni dell'Europa: crescita economica e agenda sociale in primis.
Le parole di Weber mettono dunque Juncker in una posizione scomoda e alzano i toni in un momento in cui a Berlino preferirebbero maggiore dialogo, anche perché la primavera si avvicina e la Cancelliera teme che con il bel tempo il flusso di migranti cresca nuovamente, rischiando di seppellire Schengen e di mettere a dura prova la tenuta interna della coalizione di governo.