Affari Europei

Stato di diritto, a rischio i fondi Ue per i Paesi che non lo rispettano

Secondo un progetto di legge approvato giovedì dall'Aula di Strasburgo, i governi che interferiscono con i tribunali o non contrastano frodi e corruzione rischieranno la sospensione dei fondi europei. Un chiaro messaggio inviato dall'Europarlamento a quei Paesi, come l'Ungheria di Viktor Orban, che negli ultimi anni hanno varato provvedimenti contrati proprio allo Stato di Diritto.

Assistita da un gruppo di esperti indipendenti, la Commissione europea avrà il compito di stabilire le "carenze generalizzate per quanto riguarda lo Stato di diritto" e decidere le misure da attuare, che potrebbero includere la sospensione dei pagamenti del bilancio UE o la riduzione dei prefinanziamenti.

La decisione sarà attuata solo in seguito all'approvazione del Parlamento e del Consiglio. Una volta che lo Stato membro avrà rimediato alle carenze individuate dalla Commissione europea, il Parlamento e i ministri dell'UE potranno sbloccare i fondi.

La Commissione potrà stabilire che lo Stato di diritto è minacciato qualora siano compromessi uno o più dei seguenti elementi:

  • il corretto funzionamento delle autorità dello Stato membro preposte ad eseguire il bilancio dell'Unione,
  • la corretta operatività delle autorità preposte al controllo finanziario,
  • adeguate indagini nella repressione delle frodi - incluse le frodi fiscali - corruzione o altre violazioni che riguardano l’esecuzione del bilancio dell'Unione,
  • il controllo giurisdizionale da parte di organi giurisdizionali indipendenti,
  • il recupero di fondi indebitamente versati,
  • la prevenzione e la repressione dell'evasione fiscale e della concorrenza fiscale,
  • la collaborazione con l'Ufficio europeo per la lotta antifrode e, se lo Stato membro interessato vi aderisce, con la Procura europea.

Per assistere la Commissione, un gruppo di esperti specializzati in diritto costituzionale e questioni finanziarie, composto da un esperto nominato dal parlamento nazionale di ciascuno Stato membro e da cinque nominati dal Parlamento europeo, valuterà annualmente la situazione in tutti gli Stati membri e preparerà una sintesi pubblica delle sue conclusioni.

Protezione dei beneficiari finali

A seconda della portata delle carenze e della procedura di gestione di bilancio, la Commissione può decidere su una o più misure, tra cui: la sospensione degli impegni, l'interruzione dei termini di pagamento, la riduzione dei prefinanziamenti e la sospensione dei pagamenti.

A meno che la decisione non disponga diversamente, il governo dovrebbe comunque attuare il rispettivo programma o fondo dell'UE ed effettuare i pagamenti ai beneficiari finali, come i ricercatori o le organizzazioni della società civile. La Commissione dovrebbe inoltre occuparsi di assistere i beneficiari e fare in modo che essi ricevano gli importi dovuti.

La Commissione presenterebbe poi una proposta di storno al Parlamento e ai ministri dell'UE per trasferire nella riserva di bilancio un importo corrispondente al valore delle misure proposte. La decisione prende effetto dopo quattro settimane, a meno che il Parlamento, deliberando a maggioranza dei voti espressi, o il Consiglio, deliberando a maggioranza qualificata (in modo che nessuno Stato membro possa bloccare una decisione), la modifichino o la respingano. Una volta che la Commissione avrà stabilito che i disavanzi sono stati eliminati, l'importo sarà sbloccato con la stessa procedura.