Commercio, le condizioni Ue alla Cina per non chiudere agli investimenti
Tra Ue e Cina accordo totale sul clima. Ma sul commercio Bruxelles chiede reciprocità: altrimenti socchiuderà la porta a Pechino
UE E CINA UNITE SUL CLIMA MA (FORSE) DIVISE SUL COMMERCIO
Non c'è solo il clima. Oggi e domani a Bruxelles si tiene il diciannovesimo vertice bilaterale Ue-Cina, con l'obiettivo di portare avanti il "partenariato strategico" tra Bruxelles e Pechino. Secondo quanto spiega ill Consiglio dell'Ue, tra i temi in agenda ci saranno il commercio, il cambiamento climatico e l'immigrazione. Il vertice è anche un'opportunità per discutere di politica estera e delle sfide in materia di sicurezza. L'Unione europea è rappresentata dai presidenti di Consiglio e Commissione, Donald Tusk e Jean-Claude Juncker, mentre la Cina è rappresentata dal primo ministro Li Keqiang. A margine del vertice si tiene il dodicesimo vertice commerciale Ue-Cina per discutere delle relazioni economiche, un argomento particolarmente delicato.
MERKEL E LI KEQUIANG: "PIU' PARTNERSHIP TRA UE E CINA"
"Germania e Cina credono nel libero commercio e dovrebbero espandere la loro partnership". Così Angela Merkel parlando a Berlino in una conferenza stampa congiunta con il premier cinese Li Kequiang. "È arrivato il tempo di un accordo di libero scambio fra Cina ed Europa", ha confermato il premier cinese, aggiungendo i due Paesi "sono pronti a contribuire alla stabilità del mondo". Mercoledì il premier cinese Li Kequiang ha chiesto un impegno comune per promuovere la liberalizzazione degli scambi e facilitare gli investimenti. "Di fronte a incertezze globali, sentimenti antiglobalizzazione e crescente protezionismo nel mondo, la Cina e la Germania dovrebbero continuare a promuovere la liberalizzazione degli scambi e facilitare gli investimenti e salvaguardare le regole dell'Organizzazione mondiale del commercio", ha detto Li durante i colloqui con Angela Merkel.
DIVERGENZE SUL FRONTE ECONOMICO
Ma se sul clima Ue e Cina sembrano aver raggiunto un'intesa senza precedenti, su quello del commercio le cose vanno diversamente. L'asse franco-tedesco nutre dei dubbi sulla Cina e l'ipotesi di alcune restrizioni o forme di protezionismo non sono ancora da escludere. Fonti interne alla diplomazia Ue affermano che i funzionari commerciali a Bruxelles stanno già lavorando a una "iniziativa unilaterale" per esaminare le offerte estere sulle società high-tech.
LE DIFFICOLTA' DELLE IMPRESE UE IN CINA
Secondo la proposta, i funzionari di diversi dipartimenti dell'Ue esamineranno se un investitore riceve il sostegno statale per la sua offerta o se è caduto in pratiche sleali. L'analisi potrebbe anche considerare le preoccupazioni di sicurezza nazionali. Anche perché nel frattempo gli investimenti europei in Cina sono molto difficoltosi. "È troppo difficile per le imprese europee investire in Cina", ha affermato il commissario europeo per il commercio Cecilia Malmström. "Gli investimenti stanno scendendo, è un peccato, perché esistono leggi discriminatorie, mancanza di trasparenza, un sacco di sovvenzioni alle proprie società statali, la corruzione, lo stato di diritto non funziona".
TROPPO ALTE LE BARRIERE DI ACCESSO IN CINA
Le imprese europee operanti in Cina infatti lamentano barriere di accesso al mercato, in un momento in cui le aziende locali stanno diventando sempre più innovative. E' il risultato dell'ultimo Business Confidence Survey condotto dalla Camera di Commercio dell'Unione Europea in Cina (Euccc) in collaborazione con l'azienda di consulenza Roland Berger. "La campagna anti-corruzione del presidente Xi Jinping ha avuto un notevole impatto", sottolinea in una nota la Euccc, ma "le aziende europee rimangono deluse dalla continua mancanza di progressi dell'agenda complessiva delle riforme": solo il 15% delle aziende interpellate per il sondaggio ritiene che le barriere di regolamentazione diminuiranno nei prossimi cinque anni, mentre un altro 40% le vede in crescita. L'aumento di competitività delle aziende locali viene visto più come un'opportunità che come una sfida dalle imprese europee, secondo il sondaggio, che vede il 55% delle aziende europee interpellate con ricavi in crescita nell'anno fiscale 2016 rispetto allo stesso periodo del 2015.
L'Europa, insomma, chiede più reciprocità. Altrimenti è pronta a socchiudere la porta.