Affari Europei
Ue, scontro bilancio 2021 2027. Governi divisi sulle nuove regole
Si apre un nuovo round di negoziati sul quadro finanziario pluriennale al Consiglio Affari Generali
Ue: sul tavolo il bilancio 2021-2027, governi dei 27 divisi
Gli Stati membri dell'Unione Europea rimangono divisi sulle risorse da destinare al bilancio 2021-2027, mentre si apre oggi un nuovo round di negoziati sul quadro finanziario pluriennale al Consiglio Affari Generali. Tytti Tuppurainen, la ministra per gli Affari europei della Finlandia, che ha la presidenza di turno dell'Ue, ha detto di aver presentato una proposta di compromesso con “delle cifre” e la volontà di mettere fine agli sconti al bilancio per i paesi contributori netti. In ottobre la presidenza finlandese aveva indicato una forchetta tra l'1,03% e l'1,08% del Reddito Nazionale Lordo (RNL) contro l'1,11% proposto dalla Commissione e l'1,3% chiesto dall'Europarlamento. Ma Olanda, Svezia, Danimarca e Austria – il gruppo di paesi battezzato “frugali”, la cui posizione di contributori netti dovrebbe peggiorare a causa della Brexit – hanno confermato la loro volontà di mettere un tetto al bilancio pluriennale dell'Ue al 1% del RNL.
La posizione della Finlandia e dei rigoristi contro quella di Italia ed Est
“Quei paesi che chiedono un bilancio più restrittivo non sono cattivi europei o anti-europei”, ha detto il ministro degli Esteri dell'Austria, Alexander Schallenberg, al suo arrivo al Consiglio Affari Generali: “se abbiamo la Brexit, con una delle più grandi economie che se ne va, non possiamo aver un bilancio che aumenta. Possiamo fare molto e più che in passato con l'1% del RNL”. Altri paesi – tra cui quelli dell'Est e l'Italia – sono favorevoli a un tetto più alto per garantire la Politica Agricola Comune e la Politica di Coesione.
La Francia si propone di fare da mediatrice
La Francia si è detta favorevole a “trovare un equilibrio” tra le due posizioni, ha spiegato il per gli Affari europei, Amélie de Montchalin: “l'1% può essere il contributo nazionale di ciascuno Stato membro” che “può essere completato dalle risorse proprie dell'Ue” come la tassa carbonio alle frontiere, la tassa sulla plastica non riciclata e il mercato ETS (il sistema di scambio di quote di emissione, ndr). “E' una posizione su cui si può trovare un equilibrio”, ha detto de Montchalin.