Vaccino anti-Covid, il capo di Pfizer a Davos sceglie il silenzio

Incalzato a Davos dalle domande impertinenti di alcuni giornalisti, il capo di Pfizer evita il contraddittorio

L'opinione di Alfredo Tocchi
Coronavirus

Davos, presente anche il Ceo di Pfizer Alberto Bourla

Ieri, a Davos, l’attivista politico canadese di Rebel TV Ezra Levant e lo Youtuber australiano Avi Yemini hanno atteso in strada, con cameraman e fonico, il Ceo di Pfizer Alberto Bourla per rivolgergli una raffica di domande ("tutte le domande che i media mainstream si rifiutano di fare"), alle quali Bourla ha risposto unicamente “grazie mille” e “buona giornata”.

Questa la traduzione del dialogo surreale:

"Quando hai saputo che i vaccini non interrompevano la trasmissione?"

"Da quanto tempo lo sapevi senza dirlo pubblicamente?"

"Grazie Mille"

"Ora sappiamo che i vaccini non hanno fermato la trasmissione. Ma perché l’hai tenuto segreto? Hai detto che era efficace al 100%. Poi il 90%, poi l’80%, poi il 70%. Ma ora sappiamo che i vaccini non fermano la trasmissione. Perché hai mantenuto quel segreto?"

"Buona giornata"

"È ora di scusarsi con il mondo per il tuo vaccino covid inefficace? Non ti vergogni di quello che hai fatto?"

"Sei orgoglioso? Hai guadagnato milioni a scapito della vita della gente"

"Come ci si sente a camminare per le strade dei milionari a spese della normale gente australiana, inglese, canadese?"

"Cosa ne pensi del tuo yacht?"

"Cosa ne pensi del tuo jet privato?"

"Sei preoccupato per le responsabilità legali sul prodotto?"

"Sei preoccupato delle miocarditi?

"Cosa dici delle morti improvvise?"

"Cosa hai da dire sui giovani che muoiono ogni giorno di infarto?"

"Perché non risponde a queste domande di base?

"Pensi che dovresti essere accusato penalmente per alcuni dei comportamenti criminali di cui hai ovviamente preso parte?"

"Quanti soldi hai guadagnato personalmente con il vaccino?"

"Quanti booster pensi che ci vorranno per essere abbastanza felice con i tuoi guadagni?"

"Chi hai incontrato qui in segreto?

"Ce lo rivela?"

"A chi hai pagato le commissioni?"

"Nel passato Pfizer ha pagato 2,3 miliardi di dollari in commissioni per marketing ingannevole. Lei è nuovamente coinvolto?"

"Sei sotto inchiesta come lo eri prima per marketing ingannevole?"

"Se ogni altro prodotto nel mondo non funziona, come promesso, riceverai un rimborso. Non dovresti rimborsare i Paesi che hanno speso miliardi per il tuo vaccino inefficace?"

"Sei abituato solo a media ben intenzionati quindi non sai come rispondere alle domande?"

"Dovresti vergognarti".

Se c’è un video che riassume magistralmente gli ultimi tre anni, è questo.

Siamo stati le vittime della più grande e meglio organizzata campagna di mistificazione della Storia. Alcuni di noi hanno posto incessantemente domande, hanno fatto tutto ciò che potevano per risvegliare gli altri. Ma gli altri erano (e sono ancora oggi) ipnotizzati. Mattias Desmet lo ha spiegato chiaramente: il motivo per cui le persone continuano a credere a una narrazione palesemente falsa, è che questa narrazione è il nuovo collante della società, grazie al quale le persone si sentono di nuovo parte del corpo sociale. Vive, utili in quanto unite da uno scopo comune, compatte contro i dissidenti, percepiti come pericolosi traditori della società, in una cieca e demente personificazione del pericolo.

Alberto Bourla – per molti un novello Albert Sabin – ha mentito. A mio avviso non soltanto dovrebbe vergognarsi, ma dovrebbe essere indagato (da giurista garantista, non mi permetto di scrivere condannato). A una precisa domanda da parte dell’Europarlamentare olandese Robert Roos, Janine Small (rappresentante di Pfizer comparsa avanti al Parlamento Europeo in sostituzione del CEO Albert Bourla) ha candidamente ammesso che la casa farmaceutica non ha mai testato se il “vaccino” fosse in grado di arrestare la trasmissione del virus: “Abbiamo fatto tutto a rischio”.

Alla data di introduzione sul mercato del “vaccino” Pfizer, nessuno (a parte Luc Montagnier, contro il quale si scatenò un’ignobile campagna di diffamazione), ci disse che il “vaccino” non avrebbe impedito di contagiarsi e contagiare. Qui sta la bugia: Albert Bourla garantì un’efficacia pari al 91%, cosa confermata dall’American College of Cardiology (ACC) che stimò un’efficacia addirittura superiore, del 95%. La percentuale di efficacia del 95% venne confermata dalla rivista Lancet.

Presto, come abbiamo immediatamente cercato di rendere noto in molti nostri articoli, i dati della UK Health Security Agency, della CDC statunitense, delle agenzie di farmacovigilanza dei Paese scandinavi e della vicina Svizzera hanno attestato sembra ombra di dubbio che l’efficacia dei vaccini scendeva fino ad azzerarsi completamente: “La protezione dall’infezione sintomatica con Omicron scende a circa il 10% 5 mesi dopo l’immunizzazione di base con Comirnaty®” (dati Svizzeri). Ma torniamo al 2021. In un documento ufficiale dell’OMS del 14 luglio 2021 possiamo leggere quanto segue:

“Efficacia del vaccino: tutti i vaccini COVID-19 approvati dall'OMS per l'uso in emergenza sono stati sottoposti a studi clinici randomizzati per testarne la qualità, la sicurezza e l'efficacia. Per essere approvati, i vaccini devono avere un tasso di efficacia elevato, pari o superiore al 50%. Dopo l'approvazione, continuano a essere monitorati per verificarne la sicurezza e l'efficacia.

Ma qual è la differenza tra efficacia e protezione?

L'efficacia di un vaccino viene misurata in uno studio clinico controllato e si basa sul numero di persone vaccinate che hanno sviluppato il "risultato di interesse" (di solito la malattia) rispetto al numero di persone che hanno ricevuto il placebo (vaccino fittizio) che hanno sviluppato lo stesso risultato. Una volta completato lo studio, si confrontano i numeri di malati in ciascun gruppo, per calcolare il rischio relativo di ammalarsi a seconda che i soggetti abbiano ricevuto o meno il vaccino. Da ciò si ottiene l'efficacia, una misura di quanto il vaccino abbia ridotto il rischio di ammalarsi. Se un vaccino ha un'elevata efficacia, si ammalano molte meno persone nel gruppo che ha ricevuto il vaccino rispetto a quelle che hanno ricevuto il placebo.

Immaginiamo, ad esempio, un vaccino con un'efficacia dimostrata dell'80%. Ciò significa che, tra le persone che hanno partecipato allo studio clinico, quelle che hanno ricevuto il vaccino avevano un rischio inferiore dell'80% di sviluppare la malattia rispetto al gruppo che ha ricevuto il placebo. Questo dato viene calcolato confrontando il numero di casi di malattia nel gruppo vaccinato rispetto al gruppo placebo. Un'efficacia dell'80% non significa che il 20% del gruppo vaccinato si ammalerà”.

Soffermiamoci sulla frase: “Dopo l'approvazione, continuano a essere monitorati per verificarne la sicurezza e l'efficacia”. Oggi tutti sono al corrente che l’efficacia del vaccino – intesa secondo la definizione data dall’OMS, è compresa tra lo 0,8 e l’1,3% (come dichiarato dal Professor Richard Fleming il 4 gennaio scorso). La scienza procede per esperimenti, ma alla fine i risultati sono incontrovertibili. In ambito scientifico (anzi, a mio parere in ogni ambito) occorre applicare rigorosamente l’etica del linguaggio, non etichettare le cose con un nome fuorviante.

La definizione di vaccino data dall’Enciclopedia Treccani è questa: “Preparazione rivolta a indurre la produzione di anticorpi protettivi da parte dell’organismo, conferendo una resistenza specifica nei confronti di una determinata malattia infettiva (virale, batterica, protozoaria). In origine, il termine designava il vaiolo dei bovini (o vaiolo vaccino) e il pus ricavato dalle pustole del vaiolo bovino (pus vaccinico), impiegato per praticare l’immunizzazione attiva contro il vaiolo umano”.

Leggiamo un estratto del Decreto che ha introdotto l’obbligo vaccinale per gli over 50: “Considerato l'evolversi della situazione epidemiologica; Considerato che l'attuale contesto di rischio impone la prosecuzione delle iniziative di carattere straordinario e urgente intraprese al fine di fronteggiare adeguatamente possibili situazioni di pregiudizio per la collettività; ritenuta la straordinaria necessità e urgenza di integrare il quadro delle vigenti misure di contenimento alla diffusione del predetto adottando adeguate e immediate misure di prevenzione e contrasto all'aggravamento dell'emergenza epidemiologica; ritenuta la straordinaria necessità ed urgenza di rafforzare il quadro delle vigenti misure di  contenimento della diffusione del virus, estendendo, tra l'altro, l'obbligo vaccinale ai soggetti ultra cinquantenni e a settori particolarmente esposti, quali quello universitario e dell'istruzione superiore.”

Se la vaccinazione non esponesse al rischio di reazioni avverse, non mi indignerei. Ma le reazioni avverse sono purtroppo frequenti. Ovviamente, le reazioni segnalate sono unicamente quelle a breve termine. La possibilità che si manifestino ulteriori reazioni a medio e lungo termine è stata confermata dalle stesse case farmaceutiche produttrici dei vaccini. Tutto questo deve finire. Abbiamo il diritto di conoscere la verità. Abbiamo il diritto di leggere gli sms scambiati tra Albert Bourla e Ursula von der Leyen. Abbiamo il diritto di sapere se i virologi ci hanno mentito in buona fede, per ignoranza, o in mala fede, perché condizionati da conflitti d’interesse.

Se fossi un Giudice, indagherei. Ma, in Italia, non si muove foglia che la politica non voglia. I Giudici sono uno strumento della politica, le rare eccezioni non fanno carriera. Invito tutti a reclamare a gran voce, in ogni occasione che si presenti, la verità. Vale per i vaccini come per ogni altra menzogna che ci è stata raccontata in questi anni terribili. “Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” Giovanni (8,32). Vivendo nella menzogna siamo schiavi, costretti a conoscere la verità grazie a ignobili spie che la divulgano per interessi di cortile. Mi sento offeso, il rapporto di fiducia nelle istituzioni è completamente venuto meno. Come posso fidarmi di bugiardi? Come posso tollerare che Albert Bourla mandi una sua collaboratrice al Parlamento Europeo, si rifiuti di divulgare gli sms scambiati con Ursula von der Leyen e cammini tranquillamente per Davos, infischiandosene delle legittime domande che gli vengono rivolte? “Quando dici una bugia, rubi il diritto di qualcuno alla verità” (Khaled Hosseini).

 

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