Bologna, una città che va a 30 km/h. Rivolta anche nelle fila del Pd

Il consigliere regionale del Pd Giuseppe Paruolo spernacchia con eleganza il sindaco Dem di Bologna

di Antonio Amorosi
Cronache

Divieti, limitazioni e sanzioni: la logica della città più progressista d’Italia, Bologna. Ma il piano su cui si basa non ha fondamento. Multe da gennaio per la felicità di chi è costretto ad attraversare la città

 

"Bologna esempio virtuoso, Milano prenda appunti”, ha scritto qualche Solone perché da qualche giorno per ridurre l’inquinamento e i morti sulla strada la capitale del tortellino è diventata “Città 30”. Dal 1° luglio 2023 in tutte le strade urbane il limite di velocità è 30 km orari, con l'eccezione di alcune vie di scorrimento. Le sanzioni dovrebbero arriva da gennaio prossimo. Non sarebbe stato più logico far rispettare i 50 km orari, prima di passare ai 30? Difficile capirlo. 


Giuseppe Paruolo (PD)

Bologna non ha un metropolitana e mezzi pubblici sufficienti che coprano l’intera area, la città è spesso piena di lavori stradali, soprattutto d’estate, con ingorghi e limitazioni.

Da giorni fioccano le proteste, manifestatesi in varie forme, quasi nessuno rispetta il limite, neanche gli autisti dei mezzi pubblici, ed è lapalissiano, dicono in tanti, che gli ingorghi che si creano a quella velocità alimenteranno lo smog. In più i pirati della strada ci saranno sempre. Anche il noto cantante di sinistra, Francesco Guccini, ha avuto un sussulto: “La città a 30 chilometri all’ora? Non ho la patente, ma ho fatto la prova con mia moglie Raffaella. Non si riesce: ci deve essere un piano diverso, bisogna privilegiare i mezzi pubblici”.

Di meglio ha fatto un consigliere regionale dell’Emilia Romagna, Giuseppe Paruolo, anima moderata del Pd, che ha redatto un’analisi del “Piano Particolareggiato per l’implementazione della Città 30” sul quale si basa il sindaco Lepore e il Comune. Paruolo inizia così: “A lui, al contrario di me, piace la retorica della città-vetrina, che abitualmente declina nella dizione di ‘città più progressista d’Italia’. Oggi pare aver trovato nella ‘Bologna a 30 all’ora’ il suo provvedimento-bandiera, annunciato con ampia retorica in questi giorni”.

Paruolo è un informatico proveniente dal centro di calcolo del Cineca e nell’inciso successivo è ancora più tagliente: “E’ un po’ triste ascoltare grandi discorsi sulla disponibilità di supercalcolatori come quelli effettivamente presenti a Bologna al Tecnopolo e poi verificare che nei casi in cui avrebbe davvero molto senso utilizzarli, come questo, si preferisce invece basarsi su calcoli semplici e assai meno affidabili”.

In pratica lo studio di Lepore non ha nulla di scientifico e si basa su dati e variabili aleatori.


Lepore tra Bonaccini e Schlein

 

In soldoni gli errori marchiani sono diversi. Il modello non prevede l'interazione tra i veicoli. Invece gli studi sui modelli di calcolo del traffico devono tener conto proprio dell'interazione tra i veicoli. Le code si formano sotto una certa soglia perché a quel punto gli automobilisti si fermano e così parte l’ingorgo. Il modello preso in considerazione dal Comune invece può essere valido solo se non c'è traffico cioè se a muoversi è un unico veicolo in una strada vuota, cosa improbabile. Nella realtà invece ci sono sempre più veicoli, se escludiamo alcune ore notturne.

Altro errore. Se i parametri utilizzati nello studio sono tantissimi per forza di cose i numeri tornano perché i coefficienti e i parametri utilizzati sono talmente tanti che in assenza di una prova reale con quei valori non si ha possibilità di confutazione. “Il numero di parametri e coefficienti inseriti nel calcolo”, scrive Paurolo, “è talmente ampio e aleatorio da rendere poco probante il fatto che a un certo punto ci si riesca a ricondurre a valori paragonabili a quelli derivati dal PUMS (Piano strategico che orienta la mobilità in senso sostenibile, ndr), peraltro relativi a tempi e stagionalità diverse”.

Altro punto è che lo studio si basa su ipotesi che sono completamente centrate sugli abitanti di Bologna. “Alcuni dei valori dati a tali parametri”, scrive Paruolo, “appaiono essere puramente ipotetici, mentre altri vengono in qualche modo desunti da dati o studi precedenti, ma anche in questo caso alcune scelte appaiono discutibili; per fare solo un esempio, assumere come base gli spostamenti interni alla città di una lunghezza media di 3 km sembra una scelta molto 'bolognacentrica', perché in realtà la città viene attraversata da flussi di traffico che solo in parte sono interni alla città stessa”. Bologna è un crocevia, luogo di attraversamento di un migliaia di persone che non abitano nella città.

Nello studio c’è poi una sezione relativa alle velocità realmente rilevate. C’è chi va piano, chi procede ad un velocità media e chi va forte. Lo studio ipotizza che chi va più forte rallenterà in percentuale di più di chi va mediamente. Anche da qui il suggello dell’ipotesi dei 30 km all’ora. Ma niente prova che questo accada davvero. “Nessuna motivazione, nessuno studio portato a dare ragione di queste scelte che risultano poi decisive per l’esito dei calcoli. C’è da dire che gli autori dello studio sono consapevoli di aver messo giù dei numeri non indiscutibili, visto che subito dopo scrivono esplicitamente che il meccanismo è costruito per ‘portare a risultati ‘plausibili’ ma che inevitabilmente mantiene un qualche grado di arbitrarietà’. Le virgolette su ‘plausibili’ sono nel testo. Insomma, la sensazione è quella di essere di fronte ad una stima da prendere molto con le molle”. Conclude il consigliere del Pd: “Se fossi il sindaco Lepore eviterei di usare questa ‘stima’ come rassicurazione per i cittadini”.

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