Caso Orlandi, tutto conduce al Vaticano. Giochi erotici o vendetta del boss

L'inchiesta è stata riaperta e restano vive queste due piste. L'ipotesi del rapimento per ottenere la liberazione di Ali Agca non trova conferme

Cronache

Caso Orlandi, le uniche due drammatiche piste che ancora reggono

Il Vaticano ha deciso di riaprire le indagini sulla scomparsa di Emanuela Orlandi. La decisione di Papa Francesco è arrivata all'improvviso, in seguito alla morte di Ratzinger e alle polemiche sugli attacchi di padre Georg. Il caso della 15enne scomparsa resta un intrigo mai risolto. Ecco i fatti fin qui noti. Il 22 giugno 1983 - si legge su Repubblica - Emanuela non rientra più a casa, dopo una lezione all’Accademia di musica. Nel 2012 e nel 2019, dopo alcune segnalazioni, furono ispezionate la tomba di Renato De Pedis della Banda della Magliana e due tombe nel cimitero Teutonico, senza esito. Nel settembre del 2019 la famiglia Orlandi presenta un esposto allegando delle chat whatsapp tra due persone “vicinissime a papa Francesco” sul rapimento di Emanuela.

Alla fine, - prosegue Repubblica - a contendersi il campo restano due sole ipotesi: Emanuela è rimasta vittima di un gioco erotico, ovvero è stata rapita dalla Banda della Magliana, ma senza il concorso di turchi, Servizi deviati e via dicendo. Entrambe le “piste”, come è sempre accaduto in questa storia che sembra non avere fine, conducono direttamente al Vaticano. Da un lato, il gioco erotico avrebbe coinvolto alti o medi prelati; dall’altro, Renatino De Pedis avrebbe rapito Emanuela per rientrare delle ingenti somme malaccortamente affidate allo spregiudicato finanziere in tonaca Paul Marcinkus. Che, peraltro, il Vaticano fosse l’epicentro della vicenda è noto sin dalle prime battute. Così come resta un punto fermo la scarsa, per non dire nulla, collaborazione delle autorità di Oltretevere.

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