Duro colpo alla 'Ndrangheta: confiscati beni per 13 milioni di euro

L'operazione è avvenuta tra Emilia Romagna, Umbria e Calabria e riguarda gli averi di 10 persone del clan di Nicolino Grande Aracri

Cronache

Colpo alla 'Ndrangheta, la confisca dei beni era stata predisposta nel 2020

Duro colpo alla 'Ndrangheta: sono stati confiscati beni per circa 13 milioni di euro e conti bancari in Lituania e Romania a Reggio Emilia, Modena, Parma, Perugia, Crotone e Cutro (Crotone) a 10 persone, quattro dei quali in carcere perché ritenuti affiliati alla 'Ndrangheta, in particolare al clan di Nicolino Grande Aracri.   

Il provvedimento nei confronti di una famiglia di Cutro radicata a Reggio Emilia era stato chiesto dal direttore della Dia, la Direzione investigativa antimafia, dopo le indagini sulle infiltrazioni della criminalità organizzata di origine calabrese nei settori imprenditoriali dell’Emilia Romagna.     

Passano così all’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbcs) 23 immobili, di cui quattro a Reggio Emilia, sei a Bibbiano (Reggio Emilia), tre a Vezzano sul Crostolo (Reggio Emilia), nove a Montecchio Emilia (Reggio Emilio) e uno a Cutro (Crotone), quattro terreni per un totale di quasi cinque ettari, dei quali uno a Perugia, uno a Reggio Emilia e due a Crotone, oltre a tredici mezzi tra auto, scooter e autocarri.

Sono state confiscate, inoltre, otto società con sedi in Italia e all’estero, in particolare tre a Parma, una a Reggio Emilia, una a Modena e tre in Romania, attive nel settore delle costruzioni, una ditta individuale con sede a Montecchio Emilia, oltre a 45 tra conti correnti, libretti, polizze, cassette di sicurezza, carte di debito/credito tra Italia, Lituania e Romania, dei quali dieci intestati a società e 39 conti intestati a persone fisiche riconducibili, per la maggior parte, ai dieci destinatari della misura. Gli altri beni già sequestrati sono stati venduti e il ricavato è andato a favore dello Stato.   

Nel 2014 il tribunale di Reggio Emilia aveva disposto d'urgenza un sequestro patrimoniale e affidato i beni a un amministratore giudiziario, su richiesta degli investigatori  del centro operativo della Dia di Firenze che avevano rilevato il tentativo di un familiare degli indagati di convertire titoli del valore di centinaia di migliaia di euro.   

Nel 2018 le indagini condotte dal Nucleo investigativo dei carabinieri di Modena hanno consentito alla Dda di Bologna di ottenere un'estensione di quella misura di sequestrato. Nel 2020 si è arrivati alla confisca, diventata definitiva oggi dopo un giudizio definitivo della Corte di Cassazione. 

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