Politica
Meloni-Rampelli, c'eravamo tanto amati: il cerchio magico l'ha fatto fuori
Rampelli, rimasto fuori da tutto, aveva trovato un'occasione nelle prossime Regionali nel Lazio, ma qualcosa è andato storto
Meloni, non solo le tensioni con Salvini-Berlusconi ora il governo deve fare i conti con un "ex" fedelissimo. Il commento
Da tempo cova in Fratelli d’Italia uno scontro più o meno carsico e riguarda proprio la leader Giorgia Meloni e il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli, un mostro sacro del pantheon conservatore. I due si conoscono da decenni ed anzi proprio Rampelli è stato un suo storico sponsor quando ha iniziato a fare politica nella sezione dell’MSI di Colle Oppio.
Gli antefatti sono noti. Rampelli era rimasto fuori da tutto, dal governo e dal partito. Una occasione di ricomposizione degli screzi c’era stata nelle prossime Regionali nel Lazio in cui Rampelli aveva dato –forse precocemente- la sua disponibilità a candidarsi ed invece il “cerchio magico di Mostacciano” composto da Arianna Meloni e suo marito Francesco Lollobrigida, l’aveva impallinato preferendogli Francesco Rocca, Presidente della Croce Rossa.
Ed è questo l’evento che ha segnato una sorta di “Rubicone nero”: Rampelli ha comunque presentato i suoi candidati, quelli della sua corrente interna chiamata dei “gabbiani”, dal simbolo del noto uccello predatore. Il guaio è però scoppiato dopo che la corrente di Rampelli ha organizzato domenica scorsa una presentazione dei suoi candidati, Fabrizio Ghera e Marika Rotondi, al Teatro Brancaccio di Roma.
Sponsor dell’evento il coordinatore romano di FdI Massimo Milani che ha diramato gli inviti facendo credere –questa l’accusa dei meloniani- che dietro ci fosse il partito nazionale e non solo una sua corrente. Sembra che poi sia arrivato un secondo invito sui Social in cui si affermava che sarebbero stati presenti pezzi 90 del nazionale e cioè, oltre Rampelli, Guido Crosetto (Difesa) e Adolfo Urso (Imprese e made in Italy).
Quando il premier ha sentito quanto è successo ha preso carta e calamaio ed ha vergato una missiva che esautorava il coordinatore romano Milani per sostituirlo con un prefetto esterno, Giovanni Donzelli. La giustificazione che gira tra i rampelliani è: «tanto ci volevano fare fuori da tempo, ma noi andiamo avanti, siamo i più forti e lo dimostreremo con le preferenze...» ed in effetti si stratta di una constatazione vera dato che Rampelli ha un grosso seguito elettorale su Roma e nel Lazio.
La Meloni avrebbe risposto con un indicativo: “quelli si devono dare una calmata”. Il fatto è che a tre settimane dal voto sulle regionali questo tipo di tensioni interne, che qualcuno definisce coreograficamente un “volar di stracci”, sono sempre deleterie anche se, in una certa misura, fisiologiche. Il rischio di farsi un autogoal c’è, non tanto per chi sostiene da sempre Rampelli quanto per gli indecisi che vedendo divisioni e frizioni potrebbero decidere di non votare FdI. Un problema non piccolo per la Meloni che in questo momento ha bisogno di coesione interna perché pare che la luna di miele con gli italiani stia fisiologicamente –anche in questo caso- finendo. Già si sono palesati grossi problemi nella gestione della vicenda delle accise sui carburanti che ha irritato molto gli italiani con lo sciopero dei benzinai ancora in corso.
Ha irritato per via di un video che è diventato virale sul Web in cui il Presidente del Consiglio attaccava i governi precedenti con una clip da un benzinaio. Ha irritato perché poi la vicenda è stata gestita in modo confuso e pasticciato con parziali smentite e contraddizioni che hanno peggiorato la situazione.
Se poi ci fosse una scissione incomincerebbero guai seri per FdI che ha giustamente ambizioni di guidare il centro – destra. Già Giorgia si deve guardare costantemente dagli alleati, Salvini e Berlusconi, ora ci si mette anche un ex fedelissimo come Rampelli. È vero che “molti nemici molto onore”, come diceva qualcuno, però quando sono nel suo stesso partito o coalizione le cose si fanno complicate.