Migranti, Cpr: il governo esclude totalmente le Regioni. Furia dei governatori

In questo modo, l'Esecutivo cala "dall'alto" una decisione, con inevitabili ricadute sui territori, senza minimamente sentire il punto di vista dei Presidenti

di Avv. Filippo Borelli e Prof. Daniele Trabucco
Cronache

Centri di permanenza per il rimpatrio, il governo esclude le Regioni

Il Governo della Repubblica, con il recente decreto/legge 19 settembre 2023, n. 124, pubblicato in pari data in Gazzetta Ufficiale e, quindi, avente forza di legge ha previsto all'art. 21, comma 2, la possibilità di istituire nel territorio nazionale nuovi Centri di permanenza per il rimpatrio (i c.d. CPR).

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È necessario un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro dell'Interno e della Difesa di concerto con il Ministro dell'Economia e delle Finanze: l'atto formalmente amministrativo ma sostanzialmente normativo deve valorizzare, in primo luogo, i beni immobili già esistenti. Dalla lettura del testo emerge la totale assenza delle Regioni sia ordinarie, sia speciali, alle quali il decreto/legge n. 124/2023 preclude qualsiasi possibilità di intervento, anche di natura consultiva, nella individuazione delle aeree destinate alla costruzione dei nuovi Centri per il rimpatrio.

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In questo modo, l'Esecutivo cala "dall'alto" una decisione, con inevitabili ricadute sui territori, senza minimamente sentire il punto di vista dei Presidenti delle Giunte regionali in sede di Conferenza Stato/Regioni/Province autonome di Trento e Bolzano/Bozen.

È vero, da un lato, che la riforma del Titolo V della Costituzione avvenuta nel 2001 è "monca" sotto il profilo del raccordo interistituzionale, ma è anche vero, dall'altro, che da principio metodologico la leale collaborazione è divenuta principio sostanziale "immanente" al sistema dei rapporti e delle relazioni tra Stato e Regioni e che la Corte costituzionale ha assunto a vero e proprio "parametro di costituzionalità" (cfr. sent. n. 217/2020 Corte cost.). Fin qui il problema giuridico è italiano ma la questione migratoria va risolta in sede europea considerato che il territorio italiano è anche frontiera esterna dell’Unione Europea.

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Vale la pena ricordare che l’articolo 67 comma 2 del Trattato Ue impone alle stesse istituzioni europee di sviluppare una “politica comune in materia di asilo, immigrazione e controllo delle frontiere esterne” che sia “fondata sulla solidarietà tra Stati membri ed equa nei confronti dei cittadini dei paesi terzi”: una mera enunciazione di principio, come tante altre di cui è costellata questa Unione Europea, a fronte delle scene che tutti abbiamo visto alle frontiere austriache e francesi. “Nessuno è chiamato a scegliere tra l’essere in Europa o nel Mediterraneo, poiché l’Europa intera è nel Mediterraneo” (Aldo Moro).

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