Scagni, "ridimensionata la posizione della parte civile". Beffa per i genitori
Caso Scagni, su Affari la denuncia di Fabio Anselmo, avvocato dei genitori di Alice, la ragazza uccisa a Genova dal fratello
Omicidio Alice Scagni, l'avvocato Anselmo ad Affari: "Abbandonati ancora una volta dallo Stato"
“Vogliamo la verità. Il processo dovrebbe essere celebrato per ricercare la responsabilità delle istituzioni che non ci sono state di nessuno aiuto”. Così i genitori di Alice Scagni, la 34enne uccisa dal fratello Alberto con diciassette coltellate lo scorso 1 maggio 2022 sotto casa, a Genova, hanno tentato di dare voce al dolore straziante che da un anno li divora. Un dolore, quello di Antonella Zarri e Graziano Scagni, per un figlio “malato” che non è stato aiutato dallo Stato. E per cui oggi ha preso il via il processo per omicidio volontario aggravato dai futili motivi e dalla crudeltà nei confronti della sorella.
Proprio i genitori e il marito di Alice, costituitisi parti civili, sono stati invitati ad uscire dall’aula, per non inficiare la loro futura testimonianza. Così come le telecamere, non ammesse per esplicita volontà di Alberto, presente e assistito dal nuovo avvocato nominato d’ufficio, Mirko Bettoli. Una decisione, questa, che fa da spalla alla lunga premessa dell’ordinanza emessa dal giudice, con cui è stato ridimensionato, e non di poco, il ruolo delle parti civili nel processo.
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A raccontarlo ad Affaritaliani.it è stato il legale della famiglia Scagni, Fabio Anselmo, che fu anche il legale della famiglia Cucchi nei processi che sono seguiti alla morte di Stefano nel 2009.
Qual è stato l’esito di questa udienza?
Nell’ordinanza il giudice non solo ha tagliato molto la nostra lista di testimoni. Di più, sulla base di una premessa di carattere generale il nostro ruolo è stato molto ristretto, con una vera invasione di campo.
In che senso?
La parte civile è stata descritta come “mero vicario” del Pubblico ministero, che non può interloquire sul capo di imputazione, sulle pene, ma solo intervenire a fini risarcitori. Io non lo condivido, oltre a non essere in linea con la riforma Cartabia, che attribuisce alle vittime e alle parti civili un ruolo che può essere determinante per la prosecuzione dei procedimenti. È un’ordinanza che rispettiamo ma se avessero ritenuto così tutti i giudici della magistratura italiana molti processi che hanno fatto la storia di questo Paese non sarebbero mai esistiti. In questi processi è stato riconosciuto alle vittime del reato e alla parte civile un ruolo fondamentale nella formazione della prova e nel raggiungimento della verità anche nel dibattimento, e non solo nelle indagini.
Si parla di oltre 60 telefonate fatte dai genitori di Alberto al centro di salute mentale, e rimaste inascoltate…
Su questo processo continua sicuramente ad aleggiare l’ombra del mancato intervento dei servizi di emergenza e dei centri di salute mentale, ed è stato aperto un procedimento bis. I genitori si sono rivolti disperatamente al centro di salute mentale, ai numeri di emergenza per oltre 63 volte. Sono riusciti a parlare, e avevano anche avuto un incontro con una dottoressa, che sarà uno dei teste per la pubblica accusa, e che a noi invece è stato negato. Scagni è stato molte ore davanti a casa di Alice, si era appostato sotto casa della sorella, aspettando che scendesse a portare fuori il cane. Nessuno è intervenuto.
Che cosa avrebbero dovuto fare i genitori, secondo i numeri di emergenza, secondo le istituzioni?
È una domanda che ci poniamo noi. Cosa avrebbero dovuto fare? Uccidere loro Scagni? Farsi uccidere loro? Nell’ordinanza c’è un altro passaggio, in cui si chiede alle parti civili, nel caso di imputato non capace, di indirizzare l’azione di responsabilità civile nei confronti di chi aveva la custodia di Alberto. E chi è che aveva la custodia di Scagni? Dovremmo fare causa ai genitori stessi che si sono costituiti parte civile? E ancora: come la custodia di Scagni può avere un obbligo di garanzia tale da ucciderlo o esporre la propria vita a rischio di morte? Sono domande legittime che i genitori si pongono.
Quale è stata la testimonianza primaria, oggi?
Oggi sono stati sentiti gli agenti intervenuti la sera dell’omicidio e l’ispettore di Polizia che effettuò il primo sopralluogo in casa. Il momento più significativo è stato quando l’agente Massimo Fallone ha descritto l’imputato come in fase catatonica, non reattiva. Quindi la perquisizione è stata fatta senza la sua presenza "Stava camminando, si è fermato appena lo abbiamo chiamato. Non ha opposto resistenza, non ha detto nulla. Era in stato confusionale, guardava nel vuoto. Ha parlato solo dei medicinali che doveva prendere". Poi, "nel sopralluogo a casa abbiamo trovato la porta chiusa con lo scotch sopra, come se volesse capire se qualcuno entrasse. C'era un coltello, un fodero, bottiglie vuote, cocci, oggetti rotti". Gli stessi genitori di Alice sono dispiaciuti di non aver potuto assistere alla testimonianza.
Come considerate Alberto? C'è un dibattito sulla sua capacità di intendere e di volere
Secondo il perito nominato dal gip Alberto è semi-infermo di mente, direttamente connessa alla commissione del fatto. Secondo i consulenti del pm è perfettamente sano di mente. La famiglia vuole soltanto la verità.