Stanley Tucci, rasoiata su Calabria “Niente turismo, la ‘ndrangheta controlla”

Stanley Tucci intervistato dalla CNN. Conduce la serie tv “Searching for Italy”: “Mafia, ’ndrangheta e ‘gomorra’ hanno il controllo”

di Antonio Amorosi
Cronache

Sei con il grande attore Stanley Tucci o sei contro? La Calabria è terra di ’ndrangheta ma...

E’ Stanley Tucci, attore di fama mondiale e di lontane origini calabresi, “l’italiano” che sta raccontando il Belpaese agli americani (tra i tantissimi film ha recitato ne L'onore dei Prizzi, Il rapporto Pelican, Era mio padre, Il diavolo veste Prada, Hunger Games, Il caso Spotlight). Candidato all’Oscar nel 2010 e vincitore di due Golden Globe, nel 1998 e 2001, dal 2021 guida gli spettatori USA alla scoperta delle nostre eccellenze gastronomiche attraverso la serie tv “Searching for Italy (Alla ricerca dell'Italia, ndr)”, visibile anche in Europa e Italia. Ogni puntata è dedicata a un’area culinaria regionale. Arrivato il momento della Calabria, anche perché mesi fa la troupe del programma è stata accompagnata in giro nei Comuni di Scilla, Tropea, Serra San Bruno e Marzi, ha rivisto i luoghi dei suoi avi. Il governatore Occhiuto aveva annunciato così l’evento su Facebook: “Le bellezze, le tradizioni e l’immancabile ospitalità dei calabresi, andranno in onda in prima visione su una delle reti televisive più importanti al mondo”. Descrivendo Tucci come calabrese doc.

Ai primi di ottobre l’attore è ospite del programma di Christiane Amanpour sulla CNN e parlando del ritorno nella sua terra ancestrale ha spiegato: “È una regione molto interessante ma non è visitata molto spesso dai turisti. La maggior parte della gente pensa: in Calabria si va d’estate. No! La gente che va in Calabria è perché ha radici in Calabria. È una parte molto povera dell’Italia, molto corrotta”.

Amanpour: “Ci sono molti mafiosi”.

Tucci: “Sai, mafia, ’ndrangheta e gomorra (non camorra, ndr.) sono le tre diverse e più forti organizzazioni criminali, sono molto potenti lì e hanno il controllo. E se tu attraversi in auto la Calabria e parte della Puglia puoi vedere delle infrastrutture non finite”.

Le reazioni dei calabresi non si sono fatte attendere. Molti hanno reagito negativamente proprio sotto la pagina social del governatore, tra chi sostiene che Tucci generalizza o che andrebbe addirittura perseguito dalle istituzioni calabresi per danno d’immagine a chi invece gli dà ragione perché in Calabria si soffre per mancanza di strutture sanitarie adeguate e il denaro pubblico viene sperperato senza un domani. Centinaia di commenti, tanti attacchi alla politica ma davvero pochissimi riferimenti alla criminalità organizzata. Che la Calabria abbia paesaggi mozzafiato, cibo eccezionale, un popolo vitale e caloroso e una storia unica non c’è dubbio, così come esiste una pervasività della ‘ndrangheta. Anche se non si manifesta come nelle parole descrizioni semplificate di Stanley Tucci.

Sicuramente il tema criminalità esiste nel Sud Italia e la politica è talmente inerte da non sentire neanche più il bisogno di accennare al tema. Ma non è che giri per il Sud e ti sparano per strada. Le generalizzazioni non danno un volto reale ai contesti né servono questi stereotipi per comprendere le mafie. Le mafie vere, non le bande di quartiere, non hanno bisogno di luoghi fatiscenti e degrado, ma di fasto e brillantezza. E’ storia che la mafia USA abbia acquistato casinò a Las Vegas per riciclare montagne di denaro ed era tutto perfetto, pulito, senza palazzi fatiscenti non finiti e senza abusi. Ci sono infatti territori del Nord Italia e d’Europa dove l’omertà, il riciclaggio e mafia, ’ndrangheta e camorra sono ben più presenti che in alcuni paesini del Sud.

Stanley Tucci è un grandissimo attore, comprende la lingua italiana ma basta parlargli un pò velocemente che non afferra quanto detto. Non conosce la complessità di questo Paese, la specificità dell’intreccio mefitico grande criminalità/istituzioni che esiste in Italia, come esiste altrove d'altronde ma non la nostra specificità. Non sa di come parte del Paese, a fronte di chi non lo fa denuncia, conviva o è costretta a convivere con le mafie, anche perché il sacrificio di tanti martiri come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino (col senno di oggi non c'è altro modo di descriverli), non è servito a cambiare il tessuto sociale in profondità. Ma gli va dato merito di sollevare, anche se in modo semplificato, un tema rimosso dal dibattito pubblico e che al massimo viene affrontato con un po' di retorica e qualche nastro tagliato.

 

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